UN CUORE SERVILE

Allegri, c’è un intervento a gambetta tesa dell’ex Presidente sulla questione di un nostro intervento in Libia. Sí, allegri, perché è roba da ridere (piangere, casomai, dopo). Ma come gli viene in testa? Prima, governi non eletti dal popolo; ora, prospettive di guerra senza neppure un parere del Ministro apposito? Naturalmente e invece, il Napolitano finge democratiche perplessità, ma queste iniziali simulazioni non ingannano nessuno: con il suo indebito aprir bocca, egli incigna una ennesima prepotenza. E sempre di quelle suggerite dalla Merkel (il suo nuovo Stalin), probabilmente con semi-vidimazione di quell’altra cima di preveggenza che è Obama.

Comincia in maniera soft, prospettando la possibilità, per l’Italia, di assumere il comando delle operazioni con particolare riguardo alla ʺstabilizzazione delle istituzioniʺ. Sarebbe comicità pura, se non fosse impudenza: infila il naso in faccende che non lo riguardano più, e non teme il ridicolo prospettando un compito di ʺstabilizzazione delle istituzioniʺ, ch’è proprio quel che noi Italiani notoriamente sappiamo fare tanto bene: abbiamo ridotto la nostra terra ad un cumulo di illegalità, di truffe, di precarietà, di rovine prodotte, appunto, da mancanza di senso dell’ordine e di rispetto delle istituzioni. È proprio questa entropia legalizzata la specialità della nostra Italia. Distruggere il costruttivo; e abbandonate l’annessa speranza, ʺvoi che entrateʺ.

Ma come! proprio per merito suo, di lui Napolitano, di ʺstabilitàʺ si vede solo quella della morte. ʺL’ordine regna a Varsaviaʺ. Non un autobus o tram che avanzi sicuro, personale non ce n’è, e se c’è non è rispettato. Chiedere il biglietto ad un passeggero, da Roma in giù, pare sia addirittura pericoloso. Omicidi e rapine sono ormai caratteristiche del nostro costume come le buche stradali; la giustizia serve per costruire palazzi in mattonellato di marmo di pessimo gusto; del resto si usa andare in galera per tornare a casa dopo un paio di giorni. Farmacisti e tabaccai vengono svaligiati, in genere, tre volte al mese ciascuno. Gli immigrati fanno quel che vogliono, a gara coi turisti, che si tuffano nelle fontane d’arte, orinano e peggio nelle nostre piazze. Vendola e altre facce toste come la sua commettono all’estero reati da noi proibiti (a chiacchiere), e poi tornano allegri a riderci sul naso ed a insegnarci il senso della legalità. I vucumprà ci tormentano, i passanti si prendono a calci tra di loro, e spesso a pugni noi. Le operatrici sessuali ci mostrano con lieto rictus i ferri del mestiere… Ordine, autorità, decenza: abbiamo tutto quel che occorre per insegnare a popoli ormai quasi più civili di noi come si fa a costruire una vita ed un ambiente civili. Di stabile qui c’è solo la precarietà e la disperante miseria. E per vero, anche l’ottimismo sbruffone di Renzi.

Gli Italiani di merito sono ridotti al silenzio (ʺvivi nascostamenteʺ, consiglia Epicuro); talora si suicidano; il resto della popolazione si occupa di saccheggiare o demolire quel che resta: quel famoso 60° del patrimonio d’arte mondiale che marcisce tra topi, escrementi, torsoli di cavolfiore, calcinacci e bucce d’arancia. Ogni città che fu d’arte ora è una centrale di palazzinari, con banche (ancora marmo) e uffici appositi, ristoranti e rumorosi caffè gremiti di profittatori e affaristi.

Delle memorie culturali del passato (edifici, monumenti, oggetti, venerabili ricordi) si ridacchia per far capire che sí, si sa, è doloroso, ma come si fa, sapete, i bei tempi del passato passano! Si ridacchia tra colate di cemento ed edifici d’arte trasformati in dormitorî o in latrine.

ʺStabilizzazione delle istituzioniʺ!? Al nuovo ʺItaliano medioʺ basta un frammento di potere, grande o piccolo che sia, per far quel che vuole. ʺComandare è meglio che… etc.”, dice un elegante proverbio nostrano. E i componenti dello stato maggiore governativo – quasi sempre ignoranti, incapaci, ma sempre non eletti, piantati là a mo’ di cavoli secondo il parere della Merkel immagino – si grattano e fingono di governare. Democrazia alla Napolitano. Che rovina!

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 13 Marzo 2016


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