IN MORTE DELLA MIA TERRA

La Campania muore. Intorno, passanti distratti, nessuno che si fermi a soccorrerla, agonizza da sola mentre il sole riprende poco a poco il cammino verso la primavera. In compenso, ecco a voi un nuovo reato: “la combustione illecita dei rifiuti”. Mancava, pare, e dunque ora c’è. Magnum Gaudium.

Naturalmente i combustori se ne faranno un baffo, come di tutte le tonnellate di leggi che già esistono. Introdurre reati è delegare la politica ad un teorico onnipotere giudiziario, roba da brividi. La politica invece è pianificazione, progetto, visione del mondo. La terra dei fuochi ha bisogno di idee, non di leggi. Ha bisogno che il territorio le sia restituito e che i cittadini vengano accompagnati a realizzare, comune per comune, campo per campo, la ricostruzione di quella Campania che fu felice e che ora è disperata. E se avvenisse questo, sarebbero loro a difendere da tutti gli incendi la terra promessa per i loro figli, perchè avrebbero pane e futuro.

Invece nulla di questo avviene. Schiacciare un pulsante è come fare spallucce. Quanti di lorsignori sono mai stati a Santa Maria Capua Vetere? Quanti hanno potuto assistere allo spettacolo di straziante bellezza del tramonto sul Monte di Procida? Quanti hanno sentito l’urgenza di calpestare quel suolo violato, ove prese dimora contro il frastuono nefasto della politica, Scipione l’Africano? Se tutti hanno potuto far tutto del mio, del vostro suolo natio, è la vostra ignavia e la vostra colpevole ignoranza che l’hanno permesso; e se tanti disperati hanno abdicato alla loro coscienza per fame, è grazie alla vostra sguaiata disattenzione. Cosa aspettate? Andate tutti – se non altro, per decenza – a guardare la campagna, i monumenti in rovina, i volti dei bambini e delle madri, dolenti come le Vergini a lutto sotto le campane di vetro dei nostri nonni, sporcate i vostri lindi colletti bianchi e tailleurs nel liquame mortifero che infesta le nostre colture.

Era quello il nostro tesoro, che qualcuno dice manchi dai libri contabili. Laggiù, in Magna Grecia, la fiaccola della saggezza è spenta per sempre. Solo la terra di tanto in tanto ribolle di sdegno ad avvertire che altrove, in un’altra vita, in un’altra storia, in un altro tempo, riscatto sarà. La Campania non è una voce di bilancio, non è “il problema del Mezzogiorno”, non una statistica. A Velia nacque la filosofia, qualcuno se ne ricorda? Demagogia e cattiva retorica hanno disciolto le cose in una invereconda chiacchiera senza senso. Si moltiplicano i divieti, si procede ad una colpevolizzazione di massa in nome dei diritti degli ultimi. E dove sono i primi? Siamo tutti ultimi, schiacciati da un vaniloquio assassino. Non sarà certo qualche avviso di garanzia o qualche fermo a ripulire i campi e le acque, non sarà un capo d’imputazione a restituire il respiro ai bambini. L’Italia e gli Italiani non sono nell’agenda dei potenti. La Campania è solo la punta dell’iceberg, ma il ghiaccio è ovunque.

Dobbiamo davvero vivere e morire di ricordi? Oppure abbiamo ancora coraggio dialzare la testa e sfidarli, noi tutti insieme?

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 7 Febbraio 2014


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