IL CAV. E L’ANNUNZIATA

Avete visto il match Berlusconi-Annunziata? A parte il fatto che il Cav. ha stravinto ancora una volta -, non vi siete accorti di nulla? Io, sí; e credo di aver per voi una buona novella.

Eccola: l’Annunziata forse sta cambiando casacca. ʺAtz!ʺ, o ʺAzt!”, come recita un’esclamazione delle parti nostre (l’Annunziata è di Sarno) probabilmente importata da emigranti rientrati dall’America Centrale. Questi schiarimenti di mente càpitano alle persone sveglie che non hanno subíto in modo irreversibile la lobotomia marxista. (Posso permettermi una libertà ʺformaleʺ? L’Annunziata cambi non solo casacca, ma anche sarto, il tailleur ʺcassa da mortoʺ, nero, non le si addice).

Sartoria a parte, il fatto è che Berlusconi stravince ovunque, e a sinistra stanno, come anche si dice dalle parti nostre, ʺcon le braghe in manoʺ. Vi sono molti sintomi favorevoli a noi ʺreazionariʺ (oggidí i reazionari sono quelli che sognano una vera rivoluzione. O tempora, o mores! Il vocabolario sta subendo un sotto-sopra).

Un altro sintomo molto favorevole, anche se meno festoso, l’ha escreato lo Zarzuela. M’è piaciuto, il nostro Presidente, quando ha sentenziato, col sospiro: ʺsí, bisogna riconoscere che il comunismo ha fallitoʺ. Come ha fatto a capirlo? Snobismo à rebours?

Non credo, lui è alieno da atteggiamenti gauche-chic. Non è come Anton Dohrn, il grande borusso dell’Aquarium partenopeo, in giro per Chiaia con un pitale in mano (sarebbe piaciuto allo Schulz); né come il matematico Caccioppoli, parentela Bakunin, che a Cellamare chiosava Lenin suonando sbronzo il pianoforte; e neppure come la stalinista Hester (con la ʺHʺ) la quale, tornando da Cuba, mi disse comprensiva: ʺdi tanto in tanto una pena di morte, ‘mbè, è rivoluzione!”; e nemmanco come Clelia, altra amica mia goscistissima che mi apostrofó come segue: ʺStronzo, credi ancora ai buoni sentimenti, tu!?”

Niente di ciò; il presidente è piuttosto del tipo ʺprudenza, neh! pappa in pace e taciʺ. Penso che abbia detto ció che ha detto perché sente anche lui che le cose stanno cambiando. Ecco perché noi (dico Berlusconi, voi e modestamente me) non saremo mai alla moda. Darsi arie intellettuali (ʺcultura decaduta a culturaʺ, dice Wiesengrund Adorno) significa anche e principalmente sopravvalutare l’importanza degli altri. E’ una indebita ʺrisemantizzazioneʺ da teatrino di meza cazetta (=apparire, anziché essere), indegna di rivoluzionarî come noi. Noi invece vogliamo giustizia e basta. Come dire:

– Passallà la nouvelle cuisine e il sushi, tira fuori una buona pasta e fagioli!

Ferrara, come sempre amichevole, ha detto che non è tutto vero, né tutto falso, che il Cav. si sia messo in politica per badare ai proprî interessi. E ci mancherebbe altro!, è quello che penso anch’io. Anzi. E proprio per questo che il Cav. io lo preferisco a Teresa di Calcutta. Ma che, siamo matti? Giustizia, dove sei? Bertolt Brecht poteva portarsi il conto corrente e i suoi ʺtre soldarelliʺ in Svizzera (altro che Dreigroschenoper!) per poter fare più agiatamente il rivoluzionario vecchio stile; e Berlusconi doveva fare il rivoluzionario stilnovo buttando all’aria le proprie svanziche!? E poi i ʺ5Omila moltiplicati per 3ʺ, i lavoratori delle ex-sue aziende, dovevano andarsene sotto il ponte dei sospiri solo per la bella faccia della Stazione di Servizio Bersani? E il Macchietta detto Scalfari non doveva mollare i suoi soldini, raggranellati a spese dell’onore, per fare giornali più a sinistra? E l’intellighenzia sovietica doveva rinunciare alle ville sul Mar Nero per far piacere ai Centri Sociali di Calata Trinità Maggiore allo Spirito Santo!? Ma va, valà!

La realtà pare esser quella che suggeriscono persone intelligenti che fanno parte della cerchia dei miei amici: Berlusconi nel suo anno di macerazione e buen retiro è diventato uno statesman. Che tiene tanto al prezioso programma di rivoluzionare la reazionaria Italia dei post-comunisti, da mettere recisamente da parte gli usuali modi di pensare ʺio-tuʺ (Carl Schmitt) dei politicanti. Offre anche ai dirimpettai di collaborare all’opera. L’ha detto chiaro, altro che ʺsarete il 49%” di cui vaneggia il Bersani. Il 49% andrebbe benone, ma con un programma da condividere, non con il populismo ebete del ʺda oggi in poi decide il popoloʺ, come quest’ultimo ha fatto con tanto senno per la TAV. E pensare che, per promulgare consimile smarronata, il Bersani ha radunato i tenutarî delle Stazioni di Servizio di mezza Europa! Altrimenti detto: mentre Bersani vuol prenderci per il naso, Berlusconi invece dice i punti, le virgole e i puntevvirgola delle cose da fare. (Ricordate la raccomandazione di Samuel Beckett? Non concetti [che poi sarebbero gli arzigogolamenti dell’Intelletto], ma idea [che è hegelianamente il sintetico prodotto della Ragione]). Le cose da fare, dicevo: che sono molte, ma sono quelle che ci vogliono: in primis, severa semplificazione della grammatica e della sintassi statuali; Costituzione emendata; magistrati esortati a farsi una cura contro la manía di grandezza e quello strano morbo psichico che chiamano il do ut des (A Napoli lo si designa come segue: Ccà sta ‘a man’e ccà sta ‘o ssapone).

La Annunziata, verso la fine dell’intervista, questo deve averlo capito: allorquando, al Cav. limpidamente enumerante le sue e nostre buone ragioni, la canèa degli oppositori abbaiava ottusità, continuando a ripetere accuse stravecchie perché già smentite e rintuzzate. Queste sono cose che non si possono sottovalutare.

Sono sintomi consolanti, questi revirements, tanto che forse, per scaramanzia, non dovrei accennarne sotto le votazioni. Ma ormai l’ho fatto. Ho potuto anche constatare quanto sia stolto il brutto morbo della passione politica irriflessa. Prima, l’Annunziata mi pareva soltanto la copia d’una buddista cocciuta… Ora scopro che è anche una bella persona a modo, e che ha un suo garbo e una sua grazia. Unico punto dove non mollo, è il tailleur stile ʺcassa da morto all’ertaʺ. Ma mi raccomando, non torni sui suoi passi, come purtroppo non è improbabile accada, sennó la rivedremo buddista. Butti via il tailleur, e anche l’ideologia reazionaria che le intorbida la mente. Conosce ʺIl dente d’oroʺ di Lauro o il ʺNegriʺ di Pontecagnano? Penso che esistano ancora. Quali manicaretti trasformati in genius loci! Se… etc., venga a festeggiare con noi.

Non faccia come lo Zarzuela, che balbetta seminovità per fifa (si prepara forse ad un temuto eventuale ribaltamento?), ma che resta, ormai connettivizzato, quel che è e che fu.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 11 Febbraio 2013


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