RUIT HORA

Ruit hora. Il tempo imperversa e fugge. Una delle caratterisiche del tempo è di volar via a strattoni, dopo lunghi periodi di apparente stasi. Oggi, è appunto il momento d’uno strattone. Ieri sembra già l’anno scorso; le pedine del gioco politico, e le relative chiacchiere e controchiacchiere, sembrano ciarpame scomparso per sempre.

Ma non cantiamo vittoria. Talora i morti ritornano. Tanto per cominciare, al posto delle sedicenti teorie politiche restano i loro rispettivi e peculiari ʺmetodi per diventare mascalzoni perfettiʺ. Comunque, gli attori della pièce, i soggetti del dramma collettivo, si dividono in due categorie: i responsabili dello sfascio, che tendono alla conservazione; le vittime del medesimo, noi, che disperatamente invochiamo il mutamento. Questa semplice distinzione è chiarificante. Conservazione: comunismo, conciliarismo, mentalità socialistoide ʺau caviarʺ (serbatoio di ʺfessi utiliʺ), fedeltà alla trappola togliattiana (la Costituzione prediletta da…Benigni), demonizzazione dell’avversario, ʺcentrismiʺ varî… Tra le due osti avverse, pochi personaggi parassitarî che si concedono lunghi riposi, perché ormai ʺpensareʺ è superfluo. Si pensi al ʺpensareʺ d’un Fini.

Questo immobile pantano dispone di una sua tecnica e di un suo guardiano. La tecnica si chiama ʺmuro di gommaʺ; il guardiano, ʺmagistraturaʺ. Donde un equilibrio perverso, ch’è la vera malattia d’Italia. Ne è risultato uno Stato che contiene nelle proprie viscere uno Stato più forte di lui (quello Tribunalizio), e che quindi è simile alla donna ʺincinta di Satanaʺ di cui un tempo si favoleggiava tra i campi.

Ora peró la gravità della crisi va spogliando di tutti i suoi fronzoli fessi la politica intesa come raccolta di voti (con l’incredibile eccezione, stiamo appunto ammirandola, del parolaio Bersani) .

Ovunque la crisi, il ʺsi salvi chi puóʺ, comincia a funzionare a ʺreti unificateʺ. ʺPoche chiacchiereʺ. In un certo senso, è il trionfo (in comica parodia) del… liberalismo che, come dovrebbe esser noto, non è un partito, è uno stato d’animo… laconico. Ma coraggio, la storia non è schizzinosa. Fa come fanno gli ortaggi: si ciba anche di concime. Forse, come vuole la teoria di Guglielmo Ferrero, la paura ancora una volta fonderà una società: sarà per caso la società nuova?

La situazione intanto si semplifica. I discorsi più semplici sono i discorsi intelligenti, indipendentemente dalle convinzioni politiche. Pardon, ho sbagliato: l’intelligenza stessa è una convinzione politica. Spunta l’ora dei Cacciari, dei Ferrara, degli Sgarbi, e guarda un po’… Ma no; silenzo, qui scatta la legge della mors osculi (=morte da bacio).

Sulla cima di questa piramide piuttosto graveolente, siede con aria grave ʺre Giorgioʺ. In ceri discorsetti celebrativi tenuti a Napoli alcuni giorni fa, il nostro Re disse cose buone: in sostanza, mando’ a farsi fottere se stesso. Leggere per credere. Anche queste, peró, chiacchiere: se non ci si decide una buona volta ad attaccare il suddetto complesso ʺmuro di gomma-magistraturaʺ, il resto, accenni di mea culpa inclusi, non è che chiacchiera inutile. A proposito di chiacchiere, Bersani ha tirato fuori il suo programma politico: ʺmoralità e lavoroʺ. Bravo! Una volta, questa musica si chiamava ʺoppio dei popoliʺ. Se Marx ancora esiste da qualche parte, si sta facendo il segno della croce con la mano sinistra: ʺGesù, Gesù!ʺ Che diavolo significa ʺmoralitàʺ? Mettere sotto il tappeto, come fosse spazzatura, un paio di centinaia di migliaia di voti? Promettere che da oggi in poi non il singolo capopolo, ma lo stesso stessissimo popolo sarà la fonte dei provvedimenti di legge? E come si farà? Vado dalla mia portiera e le chiedo di farmi per cortesia una legge? Chiacchiere insensate e cretine, come vedete: uso TAV. Anzi, non tanto cretine, perché fanno effetto, a Fabio Fazio per esempio. Dicono a Napoli che è inutile chiedere all’acquaiolo se la sua acqua è fresca. Bersani insomma ci ha detto proprio questo: la mia acqua è fresca. Anche i suoi ottani senza piombo erano buoni?

Diremo dunque: ʺsiamo frittiʺ? Tutt’altro, la tromba d’aria politica che sta per travolgerci tutti è salutare (Nietzsche: la salvezza viene dopo, non prima della tromba d’aria). Facciamo comunque i debiti scongiuri. Monti sarà forse ricordato per questo grande merito: aver sottolineato l’assenza di idee con una superassenza delle medesime. Dolorosa ma salutare omeopatia a rovescio.

Insomma, il punto decisivo è uno solo: sconfiggere la conservazione; debellarne i custodi, che sono i bellimbusti della magistratura. E’ là lo Stato Maggiore della conservazione. Là: altrimenti salvezza niente. Sono loro quelli da fottere. No revolution – without coition, direbbe McLuhan. Invece, assordante silenzio: qui per convenienza; là, per tattica. Chi crede di prendere per il naso, il Bersani? Cambiamento!? Con le leggi ʺfatte direttamente dal popoloʺ? Le nozze coi fichi secchi?

Ho riletto di recente, con rinnovato piacere, un autore che alle sinistre è sempre piaciuto assai: il ʺprovvidenzialistaʺ Joseph de Maistre. Certo anche il Signor Giorgio, ch’è uomo arcicolto (oltre che ʺacquaiolo capoʺ, per cosi’ dire), ricorderà una pagina molto interessante delle Considerations sur la France, scritte poco fa (1797):

ʺQuel che più stupisce della rivoluzione Francese [ma, si badi, de Maistre avverte che questo lo dice a proposito di tutte le rivoluzioni] è la presenza d’una forza trascinante, che sbaraglia tutti gli ostacoli. E’ un turbine che spazza via, come paglia leggera, tutto quel che le forze degli uomini cercano di opporgli… Gli stessi scellerati che sembrerebbero guidare la rivoluzione, vi prendono parte solo come umili strumenti; e, se pretendono dominarla, cadono miseramente. Quelli che hanno proclamato la Repubblica, l’hanno fatto senza volerlo e senza sapere che cosa facessero: sono stati guidati dagli avventimenti. Insomma: più si esaminano i personaggi apparentemente più attivi della Rivoluzione, più si nota in essi qualcosa di passivo e di meccanico. Non si ripeterebbe mai abbastanza quanto segue: non sono gli uomini che guidano la Rivoluzione, è la Rivoluzione che si serve degli uominiʺ.

Parole troppo divertenti. O forse no. Significano che il nostro diletto Mastro Giorgio è seduto su di una sedia. Bene, direte, voi, e con cio’? Che c’è di male? Dico: seduto su una sedia sotto la quale c’è una bomba ad orologeria. A noi semi-novantenni l’osservazione di de Maistre risulta chiara. Si puó tentar di pilotare gli eventi di cui si è consapevoli; ma la consapevolezza scema col moltiplicarsi dei soggetti coinvolti. A un certo punto entra in gioco il ʺpilota automaticoʺ, che non occorre aver letto Gustave Le Bon per intendere che cosa sia: è l’irruzione sulla scena della coscienza collettiva, che è certo ʺcrepuscolareʺ ma che, quando ha fame e fifa, il da farsi lo capisce, o crede di capirlo, tre volte subito. Allora si perde la presa sul timone che guida la baracca. Il piano della realtà politica si inclina alla maniera della plancia del Titanic, ed ecco tutti a tirare dall’altra parte… Ma hai voglia di tirare…, si scivola giù. E forza con l’orchestrina di bordo (direttore, il Maestro Casini)! Intanto, del problema dei problemi non parla nessuno. Ma no, forse c’è qualcuno che ne parlerà tra poco, dopo l’esito delle votazioni. Dopo: quando la mors osculi sarà ormai fuori gioco. E, come al solito, sarà tardi. Ragion per cui, occhio a De Maistre.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 5 Dicembre 2012


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