CHI RAPPRESENTANO ?

Chi siete? che volete? dove andate? un fiorino!

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. (Art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana)

Trattasi dell’articolo 53 della Costituzione Italiana. Lo cito per chi volesse – e potesse – intentare un processo a tutti i poltronari di ogni ordine e grado che spremendo e schiacciando i cittadini imbelli, stanno portando la Patria nel burrone. L’Italia è un paese dove i servizi sono l’eccezione, non la regola. Noi siamo costretti a pagare tutto ciò che gli altri Stati forniscono in cambio delle imposte: e talvolta, non potendo ad esempio smaltirci tanto per dire, la spazzatura da soli, paghiamo uguale e ci teniamo la spazzatura. Gli Italiani sono paciocconi e consapevoli di questa distorsione perpetua. Pertanto finora si erano tutti arrangiati con il nero, senza piantare troppe storie. E poiché sono saggi, erano riusciti anche a costituirsi un piccolo risparmio e tanti piccoli risparmi rendevano ricca la nazione, mentre le tasse servivano ad ingrassare eletti, burocrazia e tutto quanto di inutile e dannoso c’era nella macchina statale. Un equilibrio strampalato è pur sempre un equilibrio: si può dire che ci fosse un tacito accordo tra la gente e le istituzioni: tu mi lasci vivere e io chiudo un occhio, anche due, su tutte le gravissime inadempienze di chi ci g0verna. All’improvviso il cielo si è fatto buio. I gabellieri tecnici (ma soprattutto politici: loro, quelli del palazzo, con un solo “bu” possono fare precipitare un governo) sono diventati inquisitori e sanzionatori del ceto medio. La proprietà è diventata un furto anche se devi pagartela con un mutuo salato, e magari ci devi pagare pure l’assicurazione, se devi inventarti un secondo lavoro la notte per evitare che il Cerbero Direttore alzi il telefono e ti minacci. La perversa Equitalia se ne strafotte al doppio che lo Stato sia insolvente: non paghi, ti pignoro la fabbrica, sei un padrone.

Alla scrivente capitò, prima di rifugiarsi all’estero, di dover pagare una cifra blu di tasse di successione per beni che lo Stato stesso aveva posto sotto sequestro e che mai furono in suo possesso, né prima, né durante, né dopo. Intanto tasse, tassine e tassoni d’ogni specie crescono come prataioli dopo la pioggia: attenzione alle gitarelle in battello nelle piccole isole, saranno tassate anche queste. E non siamo su “scherzi a parte”. Attendiamo che facciano pagare l’occupazione di suolo pubblico ai poveracci che aspettano pazientemente un autobus che non arriva mai. In questo allegro contesto che potrebbe essere lungo quanto la Treccani, i partiti frignano e si sbattono che proprio non possono fare a meno del finanziamento pubblico. Capite bene: non strade, non una sanità decente, non un ‘università meritocratica e funzionante, per loro è essenziale che con le nostre tasse noi continuiamo a pagare anche le loro poltrone. Ed infatti l’unica rappresentazione visibile di questo estorsione di Stato sono proprio i palazzi del potere ed i loro abitanti. La loro funzione e ragione sociale? Sopravvivere facendo affondare tutti gli altri. E poi? Il poi non abita le loro teste confuse dal lusso e dall’assenza di ragionamento, convinti come sono di conservare fino all’ultimo privilegio finché morte non ci separi. Sono fulgidamente inutili. Non hanno mai cambiato una ruota, mai vuotato tutti i salvadanai di casa per fare una misera spesa, non sono mai restati con una finestra in bocca per mancanza di quattrini per il dentista. Naturalmente non bastano per alzare la domanda interna di beni e servizi, ed è cosi che l’Italia se ne sta andando a ramengo anche se la Lagarde ci loda. Lei è francese, queste cose non le capisce.

Continuando di questo passo, la “capacità contributiva” si esaurirà. Il ceto medio è allo stremo: non può più sopportare sulle spalle il peso di una classe politico-burocratica improduttiva, sciocca ed insaziabile. I deprecati sondaggi stavolta dicono il vero. Nessun cittadino si sente più rappresentato. E’ un silenzio esplosivo, carico di sdegno, che si leva da ogni focolare. Non c’è tassazione senza rappresentazione. Se la rappresentazione è questa – e lo è – il pronostico è infausto. E non dicano che è stata l’Europa. Togliere la speranza è pericoloso. Si ravvedano e subito. Raddrizzino la baracca senza discutere, si prendano la loro immeritata pensione e spariscano. Abolizione del finanziamento pubblico, riforma della giustizia, smantellamento dello stato elefante.Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 18 Aprile 2012


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