MANCO I CANI – di Leonardo Cammarano


Senza offesa per i cani, devo dire che il Governo italiano, Camera, Senato etc., mi ricorda un canile. Per molti anni ho avuto cani, conosco la psicologia dei cani come le mie tasche. Ai cani non piace dormire per terra, sul duro pavimento. Lungo la mia lunga vita ho acquistato tonnellate di coperte e di tappetini per farci dormire sopra i miei cani. Pena perduta, spesa continua ma inutile. Il cane, entusiasta, ogni volta, dopo la prima dormita, fa a pezzi, sbrana, e finalmente si magna tappeti e coperte; e siamo sempre daccapo.

Bene, i cani mi ricordano gli Onorevoli Deputati e Senatori; le coperte e i tappetini ricordano invece il fatto che esiste, grazie a Dio, un tale che provvede ai medesimi, e che si chiama Berlusconi. Gli Onorevoli Deputati e Senatori non pensano che, se continuano a “mangiarsi la coperta”, la pacchia potrebbe finire da un momento all’altro: se – quod Deus avertat – cadesse Berlusconi, addio tappetino; restarebbero “col sedere per terra”, a grattarsi nella fredda polvere.

L’On. Maroni costituisce una strana eccezione. Ha proprio l’aspetto, e i preziosi meriti, di un cane da presa: quando azzanna per il fondo dei pantaloni il mafioso di turno, ebbene il malcapitato è finito. Eppure, quanto al resto, non ha la suddetta psicologia dell’Onorevole-cane. Il soffice tappeto lui non se lo magna manco morto, e l’ha detto e ribadito proprio ier l’altro: “Il Governo Berlusconi deve durare e durerà fino alla fine della legislatura”.

Cio’ posto, sorge il problema: se è cosi’, perché si è comportato come si è comportato, perché ha fatto la “marronata” (con due erre) di orientare la Lega in modo di mandare in galera l’Onorevole Papa, che sembra essere tra i pochi Onorevoli non-cani? Non ha forse rasentato il fosso, non ha rischiato l’aborrita “perdita del tappetino”? No, e cio’ mostra che è un funambolo che gioca al millimetro. Ma mostra anche, purtroppo, un’altra “virtu’ canina”, un morbo che in Italia contagia le menti di tutti gli Onorevoli.

Il morbo è il seguente: gli Onorevoli Deputati e Senatori italiani ritengono che loro compito precipuo sia quello di occuparsi esclusivamente del proprio particulare. Di questo, infatti, della propria carriera, si è occupato Maroni, con i suoi funabolismi. Il tutto, pero’, mostrandosi formalmente corretto. Ma questa esibizione di correttezza personale fa ridere. La integrità personale è soltanto il prerequisito richiesto a qualsivoglia Onorevole, ma anche a chiunque altro: affideremmo noi la riparazione delle nostre scarpe ad uno scarparo che fosse soltanto un onest’uomo? Ed è questa, a ben vedere, una nuova connotazione dell’ottimo detto: Ne sutor ultra crepidam!: “fa’ solo quel che sai fare, ma fallo bene!”

Abbiamo vissuto settimane, giorni, ore, di calda passione politica. Gentiluomini di limpida moralità privata e pubblica, vengono mandati in galera. Più precisamente, un ministro, stanco di combattere la mafia, si ricorda che per andare avanti sul serio – la carriera è la carriera – bisogna dare gomitate anche agli amici, e ad esempio mandare in galera un onest’uomo. Vergogna. E il sindaco di Milano, intanto, si ricorda del fatto che un bidone scaraventato sulla testa d’un carabiniere è quel che ci vuole per difendere la patria. Vergogna. Ed è questo il mondo alla rovescia che ci ospita!

Il panorama complessivo, insomma, è ormai disgustoso, ed è sempre lo stesso, anche se a prima vista sembra variegato. Ogni volta, prima di rendersi conto della realtà di fatto, con molta ingenuità ci si illude che qualcosa di nuovo, ovvero di più limpido, stia per spuntare all’orizzonte. Di cose come queste, e simili a queste, si discute spesso, anzi quasi sempre. Se ne discute, ad esempio, in una delle trasmissioni radiofoniche più vivaci del momento, “La zanzara” di Radio24. Alcuni giorni fa, in occasione dell’ingiusta anzi demenziale incarcerazione dell’On.Papa, e della assoluzione furbescamente telecomandata del Sen.Tedesco, si è avuta una puntata del programma veramente interessante: utile per capire lo stile (e pertanto gli stati d’animo, perché quando si parla di “stile” di questo si tratta, e non di arzigogoli meramente decorativi) dei nostri politici.

Il valente conduttore del programma interroga sui tristi temi Papa e Tedesco alcuni giornalisti, politici, e osservatori vari. La domanda è sempre quella: “che ne dite della nostra magistratura, che mette a punto simile gesta con tanto disinvolta maestrίa?” Le risposte, come è ovvio, risultano anch’esse piuttosto variegate, ma è una fugace impressione, perché incredibilmente, alla fine, ogni volta prevale il seguente monotono schema: “Io la penso cosi’, o cosà, ma in buona sostanza che me ne frega, a me? Dal mio punto di vista personale, non potrebbe fregarmene di meno; ho la coscienza a posto, io!”.

Di risposta in risposta (tutte più o meno incentrate sull’ elegante motivo: “che me ne fotte a me?”), il conduttore si va rendendo conto dell’indecenza della cosa, e cerca di risvegliare tra gli astanti qualche straccio, se non di “coscienza civile”, almeno di decenza. Invano. Ancora e sempre: “Io direi, o giudicherei, come segue; ma, parliamoci chiaro, dico la mia e quest’è quanto. Sono a posto, io! E, per il resto…: che me ne frega, a me?”

Il sintomo è grave: perché, ripeto, significa che i nostri politici, tutti nessuno escluso, credono che il loro compito esclusivo sia quello di mostrarsi inattaccabili dal punto di vista personale. Non ce n’è uno, a quel che sembra, che sospetti che fare buona politica non significa soltanto (mostrare di) comportarsi in modo ineccepibile nella vita privata. Probabilmente questo modo distorto di vedere i problemi politici è stato indotto dai lunghi, vergognosi anni di calunnie contro Berlusconi: nelle quali calunnie, appunto, si confondeva tra comportamento personale privato, ed efficacia della conduzione della cosa pubblica.

Lasciando da parte la famosa opinione di Bernard de Mandeville (“i vizi privati sono le virtu’ pubbliche”), opinione forse un po’… esagerata, occorre tener fermo al punto: la ineccepibilità della vita privata è solo un prerequisito talora essenziale, ma non mai sufficiente, per condurre una efficace politica. E cio’ è tanto vero che, in presenza di una classe politica cosi’ inefficiente e indecente, cosi’ nulla, quale è la nostra, a volte viene il sospetto che un po’ di Mandeville… Ma questo, come non detto, perché in Italia, qualora occorressero mascalzoni -, bene…, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta!

Cosi’, a forza di dichiarare senza arrossire “la penso cosi’, ma quanto al resto, che ci posso fare io?”, aggiungendo a rinforzo: “E poi, dal mio punto di vista personale, che me ne frega?”, nel programma cui mi riferico si è giunti ad un finale prevedibile, e comico. Il moderatore, dopo l’ultima monotona risposta dell’ultimo personaggio interrogato, ci ha pensato su un momento e poi ha concluso: “Sapete, se le cose stanno cosi’, vi faccio sapere che non me ne frega un bel niente neppure a me”, o qualcosa del genere. Ed ha avuto tutta la nostra comprensione.

Il programma era interattivo, come si dice; ma non ho fatto in tempo a farmi vivo a mia volta. Peccato. Avrei voluto gracchiare, con la schiuma alla bocca: “Signori, calma: perché anche a me, ripensandoci, di voi tutti non potrebbe fottermene di meno!”

Spero che, alle prossime elezioni, riusciremo tutti a reprimere questa sacrosanta reazione. Se in passato per votare occorreva “turarsi il naso”, ora occorrerà turarsi anche gli occhi e le orecchie. Dovremo riuscire a “non fottercene” di cose delle quali si puo’ solo “fottersene”. Perché, davvero, ora è solo Berlusconi quel che ci resta. Pur di tenerlo a galla, ci turiamo tutto.

Leonardo Cammarano, 28 luglio 2011
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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 28 Luglio 2011


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