PALUDE ITALIANA – di Angela Piscitelli


Discesi dalla nordica Francia armati di costumini e papera di plastica a ciambella ci distinguiamo in treno per il sublime profumo “Naftalina 2011” che si sprigiona inebriando il circondario da antichi cappotti riesumati in tutta fretta. Siamo anche un po’ a pois visto che le tarme non perdonano. Sarà stata la jettatura di Emilio Fede, ed il suo perfido climatologo sempre in collegamento, quello che siamo costretti ad ascoltare prima di trastullarci con le notizie politiche. Non c’è godimento senza sofferenza: “donna” (ma pure uomo, ormai) partorirai con dolore, e con dolore vedrai comparire sullo schermo la foto d’epoca del Cav quando sorrideva. Sempre la stessa, insieme con la passeggiatina a via del Corso con ovazione e acquisto di collanine. Ma “ovazione” non deriverà dal fatto che prima o poi ti buttano le uova? Milanese dev’essere un risotto visto che tinge di zafferano i nostri volti interdetti di fronte alle sue esternazioni. Clorodont, che è una specie di Voldemort dice che “con quella bocca puo’ dire cio’ che vuole”. Anzi, che tutti possono dire cio’ che vogliono. Qui ci vuole Harry Potter. Pero’ attenzione a non scambiarlo con Bocchino, che già da tempo immemorabile per confonderci le idee gli ha rubato gli occhiali. Seguitando nel binario 9 e tre quarti scopriamo che alla regione lombardia la rassegna stampa la fa una sensitiva. E forse il principio è anche giusto perchè fa risparmiare il costo dei giornali. Invece di esaminare gli articoli, la maghessa cade in trance e glieli detta direttamente lo spirito guida, che guida anche se non ha la patente. Tutto cio’ per favorire, forse una trota. Forse la trota è una specie protetta, forse no, ma nel caso lo sia, non è competenza del WWf? Che c’entra la procura?

Manco a dire “colpi di sole”. L’estate non c’è. Da lontano questo vorticoso ambaradan sembra una festa paesana vista da mezza distanza. Si sorride. Ma poi, varcando la frontiera si capisce che è tutto vero. Non c’è trucco non c’è inganno. Le cose cambiano come la particella di Bohr. Se l’inchiesta è contro il Pdl, Bersani mette lo slow: “via il Cav”. Se invece gli toccano il Tedesco e i suoi Penati diventa rock e comincia a sbraitare contro la macchina del fango.

Finirà certamente a cantare: “menomale che milanese c’è”. Tutti, ma proprio tutti, stanno facendo un immane e collettivo sforzo per trasformare lo stivale nella repubblica dei piemme. Napolitano sta egregiamente studiando da monarca. È andato in guerra un po’ meno di Sarko, ma ha preso le botte uguale. Alza il telefono e fa nominare un ministro e tra un po’ ci spiegherà a reti unificate nei minimi dettagli la ricetta della panzanella. Quella che si mangia. La ricetta delle panzane è nota a tutti, da mani pulite ad oggi. E tutti la seguono scrupolosamente da sinistra a destra. Per non parlare dei giornali “amici”! Per essere più realisti del re, gragnuole di botte al centro destra che non sa cio che vuole. Ma loro, che vogliono? Tremonti è Barbablù o il salvatore della Patria? Alfano è una promessa o una minaccia? Tutti contro la casta, la casta, la casta. Ogni casta si castena contro tutte le altre caste. Sembra un convento di monache in astinenza tutte in concorrenza per quando arriva l’idraulico salvatore. Fra un po’ la casta saremo pure noi, tartassati e sparuti italiani ancora sani di mente. Noi, che sognavamo le riforme, noi che volevamo la rinascita del mezzogiorno con la cultura e la bellezza, noi che crediamo di sapere che in fondo è semplice. Il cambiamento, basta volerlo, e si fa. Ma non lo vuole nessuno. Nè gli attori, nè i prefetti, nè gli scrivani, nè i sapientoni. Basta affacciarsi appena in un paesino qualunque e si vede che, come venti anni fa, si continua ad assassinare il territorio, a lucrare vergognosamente sugli anziani senza che nessuno controlli, a lasciare che si abbandonino i cani a spiaccicarsi sulle strade, a vendere le patenti, a trasformare i diritti in favori, a coltivare l’ignoranza come fiore prezioso, e a tirare a campare, dicendo male di tutti tranne che di se stessi.

Forse il Cav, il cambiamento lo voleva davvero. Ma in Italia l’immobilismo è legge. E’ nella Costituzione, nella prassi e dentro di noi, la nostra castarella personale, rimpannucciata e miserabile con il suo incoercibile moralismo d’accatto conto terzi.

Lino Banfi è andato a trovarlo: ha detto che era più nero di Obama. In fondo l’aveva capito da un pezzo anche lui: tra tutte queste caste, molto meglio le donnine allegre. Tutto il resto è palude.

Angela Piscitelli, 27 luglio 2011
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Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 27 Luglio 2011


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