QUESTIONI DI STILE

Come tutti coloro che mancano di senso pratico, tendo a dare importanza alle questioni di forma. Do’ peso al soggetto del quadro, ma anche al modo in cui è dipinto. E queste non sono faccende di lana caprina, se si pensa che la cosiddetta «civiltà mediatica», nella quale tutti talora controvoglia sguazziamo, tiene molto a questa sfumature. La «forma» non è necessariamente, come di solito si crede, qualcosa di positivo; le più volte, anzi, è qualcosa di nettamente negativo: chiacchiere, stile rococo’, pura perdita di tempo, «spaccamento» in quattro di capelli, etc.etc.
Là per là, viene da obiettare : « Come, sfumature!? Ma se la nostra è una civiltà pacchiana se altre mai! Ma come, se il concetto stesso di sfumatura allude a qualcosa di raffinato!?» L’errore è proprio qui: esistono «sfumature» pacchiane, si’. L’ossimoro è solo apparente. Avete mai visto, al «bar aziendale», come si comporta il consumatore di mezza tacca? Mentre l’avventore normale, neppure chic, chiede un whisky, se lo beve e se ne va, il mezza-tacca invece comincia col darsi delle arie: anzitutto «la marca». Poi, deve essere non «blendend», bensi’ «malt», e torbato! E ancora, ghiaccio: whisky secco, o on the rocks? Con un po’ d’acqua, anche. Poca, non molta! Angostura? Scorzetta d’arancio? O proprio un cocktail vero e proprio? Alla fine, il barista sente l’impeto di prendere l’elegante pacchiano a bottigliate sul muso!
La spiegazione di tutto cio’ è spiccia: noi viviamo in un mondo di nobiltà nessuna, ma di mobilità verticale spinta; tutti vogliono imitare le classi che Vilfredo Pareto chiamava elette. Insomma, viviamo in una parodia di bel mondo e, come si sa, l’imitazione esagera. Anche tutto questo è forma. E poi, peggio: oggi per dire forma si dice «stile» (!). «Personalità». Addirittura!
Si aggiunga, infine, che le «forme» hanno necessariamente anche un tono. Una stessa «forma», negativa o positiva che sia, cambia senso a seconda del tono col quale viene manifestata. Certo, vi sono dichiarazioni talmente nette, che il tono finisce col giocare poco… Quando Churchill promette agli Inglesi «lagrime e sangue», c’è ovviamente poco da modulare. Tutte le forme e tutti i toni qui portavano allo stesso risultato drammatico.

Queste oziose considerazioni mi ha suggerito la sconfitta elettorale del PdL. Naturalmente, ripeto, i fatti sono d’importanza primaria: fisco, disoccupazione, mancata razionalizzazione amministrativa e soppressione degli enti inutili e dei miliardi di spesa superflua, etc. Il rosario è ormai lungo e arcinoto.
Ma ho l’impressione che poi arriva anche la forma. Il pubblico è stanco, oltre che di promesse non mantenute, anche dell’eccesso di barocchismo. Un registro sempre un po’ troppo giulivo, troppe esagerazioni ottimistiche, egotismi festosi etc.etc… Ci siamo capiti. Quello stesso tono «giocondo» che spingeva ad accordare al Cav. tutte le simpatie quando le cose andavano per il verso giusto, ora che vanno storte, comincia o comincerebbe ad avere uno stucchevole sapore di déjà vu, se non addirittura di presa in giro.
Io sono convinto che questi imponderabilia siano cosa rilevante. Certo, chiedere a Berlusconi sobrietà sarebbe come chiedere pere ad un melo, ma est modus in rebus. E poi, ripeto anche qui, è questione di tono.
Detta in chiaro: Berlusconi, io penso, è un uomo straordinario, che al governo del nostro Paese costituisce una occasione unica, che l’Italia non deve perdere. Tra l’altro, egli possiede in forma mostruosa una qualità che chi tratta con noi Italiani non puo’ non avere: una santa, santissima pazienza. Ma ora deve fare sul serio. Le sue esagerazioni “di forma” hanno fatto dimenticare al colto pubblico degli elettori e degli aficionados che gli antagonisti sono molto, ma molto peggiori di lui. Bersani, Di Pietro, il logorroico Vendola e compagnia, dicono molte più bugie di lui, cambiano di avviso molto più spesso e in modo scopertamente strumentale (vedi ad es. la privatizzazione degli acquedotti), e non hanno neppure un decimo della forza con la quale lui, dopo tutto, tiene ferma la barra del timone. «Le spalle forti», come lui stesso dice, ce le ha davvero.

Quando, agli esordi della Seconda Guerra Mondiale, Winston Churchill promise agli Inglesi, senza mandargliela a dire, «lacrime e sangue», il risultato di tale durezza fu efficace. Ovviamente, si puo’ ribattere facilmente che noi Italiani non siamo Inglesi, ovvero che siamo un bel po’ mosci. Ma è da vedere. Anzitutto, per nostra fortuna, oggi (ancora) non ci sono guerre mondiali in vista. Ed è vero che da noi i toni elettoralistici tendono a falsare eccessivamente la verità delle cose. Ma spesso, quando è stato necessario, anche noi Italiani ci siamo dimostrati sufficientemente resistenti. Io, se fossi Berlusconi, la prova di parlar chiaro, molto chiaro, la farei. Tanto: il peggio già si affaccia sulla linea d’orizzonte e, come suol dirsi, peggio del peggio non puo’ andare.

Tutti piangono miseria, e purtroppo per una certa parte di Italiani si tratta della pura, triste verità. Ma la documentazione dei massi media, le tabelle comparative, la TV e tutto il resto, mostrano che denaro in giro ce n’è, e molto. Ad esempio, oggi si parla di «crociere» con la stessa facilità con la quale, ai miei tempi, si parlava di scampagnate con il cestino di peperoni fritti, pane e frittata. Sù in paese (e aggiungo che il Molise è una regione tra le meno ricche) oggi nessuno si sognerebbe di andare in un ristorante che proponga meno di tre portate. Tutti piangono miseria, è vero, ma lo fanno grattandosi innanzi ad un televisore grande quanto un lenzuolo da letto matrimoniale. Tra artigiani prevale ormai l’uso dei due bagni al giorno, acqua sapone e lozione tonica. Che cosa faranno per sporcarsi tanto? O si tratta di «lavaggi ossessivi», quei lavaggi che continuano a praticarsi quelli che si sentono in colpa? Ho amici che a meno di trent’anni sono già calvi come zucche: perché si fanno uno shampoo al giorno. Tosatura chimica!
Stiamo diventando tutti a questo modo. Piangiamo a calde lacrime innanzi al televisore, poi ancora lamenti sotto la doccia alla lavanda, e infine ancora lagrime cavalcando fuori-serie di quelle che avanzano a 250 km orari. In ufficio, già un po’ prima di ieri, ho avuto, lo giuro, un collega misero come me che vaneggiava d’un suo nuovo appartamento di casa con 5 (dico: cinque) sale da bagno.

Adesso, inoltre, lacrimiamo perché la Fiat e la Chrysler vanno piuttosto bene. Dovrebbero andare meglio, che diamine.
« Se fossi Berlusconi », se mi trovassi sull’orlo del fallimento politico come si trova lui, ebbene glie ne canterei quattro, a noi Italiani. Questione di forma e di tono. Forma: «Sappiate una buona volta come stanno le cose, e poi andatevene dove volete, ma ditemelo prima, cosi’ non ci vado io». Tono: piuttosto severo. Non proprio «lagrime e sangue», ma qualche accenno di calci nel sedere.

Leonardo Cammarano, 4 giugno 2011
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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 5 Giugno 2011


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