MEDITERRANEO, ITALIA E MERIDIONE

E’ in atto, nel Mediterraneo e intorno a esso, un sommovimento che segnala gli squilibri mondiali che, nel conflitto tra realtà vecchie e nuove, sono alla ricerca di equilibri e gerarchie mondiali inedite, fino all’altro ieri inimmaginabili, già ieri, però, percepibili.

La cosa sorprende fior fior di osservatori, non chi da tempo segnala come nel Mediterraneo si stia compiendo la resa dei conti del pianeta, rispetto al conflitto in esso apertosi, quello nel Pacifico appare importante, ma localizzato, non globale.

Come se dotato di una immensa forza gravitazionale, il Mediterraneo attrae l’intero mondo, lo chiama a convegno, oggi aspro e bellicoso nelle forme che sta assumendo. Non solo l’ovvio e inevitabile interesse delle Americhe, ma il continente asiatico, la Cina in testa, il mondo arabo musulmano che, forte di immense accumulazioni finanziarie, cerca una sorta di rivincita, la Turchia ottomana che si ritrova in mano il ruolo di regista e di arbitro, addirittura l’Africa submediterranea che, con l’evidente cointeressenza della Cina lì presente con interessi strategici, trova nella vicenda libica il modo di dire la sua, forse la parola finale. La vecchia Europa, estenuata, riprende vecchie diatribe, senza la verve del passato.

C’è un’evidente crisi dei vecchi padroni, USA in testa, altro che crisi araba! Gli arabi stanno solo regolando vecchi conti interni, ma per esuberanza, per tornare a vecchie ambizioni sulla scena internazionale. Il conflitto scoppiato in maniera aperta, tra i regimi militari, non dittatoriali!, e l’Islam musulmano, aperto dal tentativo di simulazione della modernità occidentale del partito panarabo, ha lavorato sordamente e a fondo per sessanta anni, come una talpa ha scavato tunnel e sotterranei, oggi affiora con un Islam assai più attrezzato sul piano culturale e politico contro eserciti che rimangono forti, con un seguito ancora importante, costretti, però, a venire a patti che cambieranno ulteriormente la natura di entrambi. Turchia docet!

Usare la formula del dittatore per una situazione del genere indica solo il venir meno del linguaggio in Occidente, l’evidente imbarazzo di chi vuole costringere, in categorie formatesi nel proprio mondo, quello altrui. Si tratta, invece, di regimi militari di popolo, non di dittature europee, e di una opposizione religiosa, sorda e nascosta ieri, esplicita oggi.

Ciò ci dice il gioco politico consumatosi in Egitto, l’accordo musulmani-militari ha dato il risultato elettorale strabocchevole, nel Referendum sulla Costituzione, che ha ridicolizzato la consistenza delle forze cosiddette democratiche e laiche. Europa e Stati Uniti si azzuffano sulla Libia, mentre l’essenziale è accaduto in Egitto, e si avvia ad accadere in Algeria, Siria e Tunisia. L’intendenza seguirà! I vagheggii di Obama tali sono rimasti. Le applicazioni meccaniche di categorie ridotte a stereotipi triti e ritriti hanno il tempo che trovano, il modello Erdogan sembra più funzionale.

L’Italia in tutto ciò? Bisognerebbe, in primo luogo, chiedersi cosa sia, a primo acchito sicuramente “vascel in gran tempesta”. Troverà il nocchiero?

Un duo, quello anglo-francese, memore di antiche glorie, andate e sepolte, ha tentato il colpaccio, colpendo nel luogo ove sono concentrati nostri interessi importanti, ove alberga la cabina di regia della nostra politica mediterranea, cuore di quella internazionale. Politica condotta e sviluppata con una certa abilità da Berlusconi.

E’ ridicolo assimilare il conflitto libico con quelli algerini, tunisini, egiziani, siriani, iracheni e giordani, si generalizza e banalizza. Esso è, piuttosto, un conflitto intereuropeo, del quale l’USA è alla coda! Colpisce al cuore l’Italia, ne mette in discussione seria la tenuta unitaria, per via degli interessi economici colpiti e dell’immigrazione incontrollabile che scatena.

L’Italia può avere, nel Mediterraneo la sua occasione o la sua rovina. Per l’occasione le manca al momento la classe politica adeguata, le manca, ancor più, un Meridione all’altezza della situazione per intelligenza e potenza necessarie per navigare in questo mare che fu nostro. Le manca, perciò, l’abbraccio tra italiani del Sud, del Centro e del Nord, perché venga riscritta la sua Unità, fallita quella risorgimentale.

Un presupposto necessario per rifare l’Italia è rimandare al mittente la dilettantesca prepotenza anglo-francese che trascina nel rischio il nostro paese e l’Europa, come la stessa Germania percepisce senza capirne granché, altrimenti la smetterebbe con questo stupido “patto di stabilità”. Molte cose abbiamo da sbrigare, piuttosto che ridurci alle cronache giudiziarie!

Giuseppe Corona
Zona di frontiera, 31 Marzo 2011


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