ECCE GLADIUS

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.
(William Shakespeare)

Non chiedete cosa possa fare la patria per voi: chiedete cosa potete fare voi per la patria.
(John Fitzgerald Kennedy)

Ieri, dopo un’infinità di schermaglie burocratiche d’italico metodo, ho ricevuto nella cassetta della posta il plico elettorale. Per gli Italiani all’estero è così: si vota per corrispondenza. L’ho guardato. C’era proprio scritto Consolato d’Italia. E per la prima volta nella mia ormai lunga carriera di votante il cuore mi è saltato in petto: “ecce gladius”.

Non so voi, ma io in quest’anno lungo lunghissimo costellato di reprimenda, bacchettate sulle mani, piccole e grandi tragedie, bugie istituzionali, violazioni di ogni diritto, colpevolismi professorali, retorica saccente, silenzi stampa ed urli stampa a seconda degli eventi, presidenti-re, senatori che salgono, ingiustizie, “è l’Europa che ce lo chiede”, furti senza scasso, lacrime di coccodrillo, trombature del nuovo, apologia delle canaglie, esproprio della democrazia, da allegra intemperante casalinga mi sono fatta Leonida con i forchettoni alle Termopili.

Adesso il momento è arrivato. In questi fogliettini colorati, dalla apparenza innocente, in questi bussolotti elettorali, c’è la nostra dinamite. Starà a noi piazzarne una quantità stratosferica sotto i troni di Monti e Napolitano; starà a noi, brandendo la nostra matita, far saltare gli occhiali teutonici di Shulz, schiaffeggiare i piemme di Busto Arsizio e tutti gli altri nemici della Patria, spalancare le porte delle carceri e fare uscire tutti gli innocenti ficcandoci dentro i colpevoli.

Abbiamo ancora una settimana per organizzare l’offensiva, che dev’essere sorniona, senza chiacchiere, ordinata e devastante. All’alba del 24 andremo a riprenderci la nostra democrazia.

Oggnuno di noi ha un credo politico: ce lo abbiamo fin dalla giovinezza, un cuore rosso o un cuore blu. Siamo cresciuti a Guareschi prima che le acque si facessero torbide, prima che “gli Italiani brava gente” si trasformassero, per volere di altri, a rabbiosi umani pronti a scannarsi. Massa, non più popolo.

Il mio è un cuore blu, lo sapete; ma rispetto e amo quelli col cuore rosso che sono rimasti autentici e che come me, provano un moto di vera rabbia di fronte all’ingiustizia ed alle vessazioni. Se non si ritorna alle origini, non si salva l’Italia; se non si ritorna alle origini nulla può essere ricostruito perché un popolo spodestato del suo carattere e della sua sovranità non può difendersi e non può attaccare quando occorre.

Popolo degli indecisi: gettar l’arma che vi è stata concessa infine è in realtà passarla nelle mani altrui. Lo so, siete disgustati, demotivati, delusi, pensate che nulla possa cambiare -, e invece sì! Può cambiare, ma dobbiamo essere uniti. Dobbiamo votare Pdl o Pd, tutti! Dobbiamo votare senza pensare agli errori degli uomini, alle scelte sbagliate, alle promesse elettorali. Per un giorno, solo per un giorno, siete voi che potete cambiare le regole del gioco, voi ad indicare se volete l’Italia o no. Il bipolarismo ci salverà, perché una maggioranza ed un’opposizione con responsabilità certe non possono sfuggire al giudizio del popolo. Perché in ogni democrazia che si rispetti ognuno di noi deve saper individuare e punire chi non ha fatto e sapere perché.

Io voterò Silvio Berlusconi. Lo voterò sapendo che non è perfetto, che ha perso del tempo, che si è fatto spesso infinocchiare, ma adesso ha imparato. Sa che c’è un momento in ogni destino, in cui la vita di un uomo, per diventare la vita di un grande uomo, ha bisogno di uno scatto d’orgoglio ed offrire se stessa, senza mediazioni, per trasmigrare dal tempo alla storia. Ed il momento è questo, e non ce ne saranno altri. Lui è maturato, adesso tocca a noi. Il bipolarismo non è di destra e non è di sinistra: è il piccone con il quale insieme possiamo abbattere il muro della tecnoburocrazia; è il vaccino contro i colpi di stato con il loden, che ammazzano pian piano, senza mai sporcarsi i guanti e non si curano degli uomini e delle donne che soffrono. È la premessa di una sana alternanza dove si può, quando occorre costruire qualcosa per tutti.

Allora, coraggio. Imbracciamo la scheda senza pregiudizi. Stupiamo i gerarchi con il solo effetto speciale che può cambiare la scena. Cadano gli idoli sotto l’offensiva di un bipolarismo inequivocabile.

No, Professor Monti, noi non vogliamo finire come la Grecia e nemmeno vogliamo che la Grecia finisca. Noi voteremo a destra o a sinistra e così ci riprenderemo l’Italia e ci prenderemo pure l’Europa che avete rdotto a una poltiglia senza carattere e senza bellezza. Lei si accomodi in Germania o dove le pare, si faccia assumere da Obama come consulente o vada a gestire i conti di casa del signor Rehn. Il cagnolino, beninteso, ce lo riprendiamo noi.

Forza, Italiani!

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 17 Febbraio 2013


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