NOZZE CON I FICHI SECCHI

Matrimoni per amore, matrimoni per forza, ne ho visti d’ogni tipo, di gente d’ogni sorta
(F. De André)

Per carità di Patria finora ci tacemmo. Educatamente applaudimmo alle larghe intese, pazientemente attendemmo che in questa primavera impazzita sbocciasse qualche fiorellino (buonanotte, fiorellino). Intendiamoci: non è che ci aspettassimo mirabilie. Immaginavamo solo che vista la riconferma sub condicione del gagliardo-vegliardo Re Giorgio, qualcuno, se non altro per buona creanza, qualche conditio la rispettasse. Invece cosa vediamo? Un premier cortese al guinzaglio dei pittbull dell’estremismo, smorfie in tivì che somigliano a ghigni, più che a sorrisi, Zanda all’attacco, toghe rosse schierate in tenuta di sommossa a manganellare, ministri improbabili piazzati in ordine sparso col criterio che nessuno pare essere al posto giusto, cencellati per bene ma mal assortiti.

Tanto per dire: ma uno che si chiama Angelino (o Angiolino come disse Garfagna) può fare il ministro dell’Interno? Certo che no. Maroni, nomen omen, col suo ghigno mefistofelesco si faceva sentire. Angiolino blatera di rinforzi e mentre parla, fuori, gli sfasciano tutto. La Cancellieri non poteva restare dov’era? A lei bastava fare la voce grossa e tutti sotto il tavolo. Invece no, l’hanno messa alla giustizia dove non ha diritto di parola, mica è una toga rossa.

I ministri del centro destra, guardati in cagnesco, hanno adottato la linea morbida (meglio moscia) del politicamente corretto, che genera un’inefficacia esemplare e non arresta il diluvio di ortaggi metaforici che arriva loro sulla zucca. Più disinvolti quelli della sinistra, forti della “superiorità intellettuale” esternano a più non posso per acchiappare il gatto senza sacco. È il caso di Idem, quoten atletichen, e di Kyenge che non è il fatto che sia nera (Calimero è simpaticissimo), che sia donna (lo sono pure io, dopo tutto e mio malgrado), è proprio che è maleducata e forse un tantinello razzista, visto che guarda l’italico mondo con occhi stralunati e schifati; sarà un difetto di vista, non si è mai buoni oculisti di se stessi.

Ad una squadra di calcio agli esordi occorre almeno spiegare dove sono le porte. Invece ognuno va per conto suo. Il povero Letta deve averne confusamente coscienza, e questo spiega la ragione del misterioso ritiro monastico-lampo, ma lo Spirito Santo – è noto -, ha i suoi tempi e i sui luoghi e non lava teste agli asini. Ed infatti, dell’encomiabile prolusione all’insediamento è già rimasto ben poco: Imu no, ma anche si, crescita poi, cultura mai (diligente Massimo Bray batte lo Stivale in lungo e in largo tra circumvesuviane assaltate e biblioteche saccheggiate, twittando), riforme istituzionali? Come avete detto?Riforme istituzionali? Tanto per far vedere, faranno il maquillage al maialino e per il resto il Parlamento è sovrano, ci saranno quarantaquattrosaggiinfila per tre col resto di due, però consultivi (antani! antani!) e non si quagliariellerà un bel fico secco.

Quanto al Parlamento, autentico caravanserraglio multicolore e mutianalfabeta, ce li vedete i nostri (vostri, loro) deputati, riformare alcunchè? Ci vorrebbero Patrioti. Già. Fa sorridere il dibattito infuocato sullo ius sanguinis: il nostro è andato ad aceto, gli Italiani non ci sono più, c’è il sangue di destra e quello di sinistra. La mutazione genetica pompata dalla cattiva scuola, dai cattivi maestri, dalla cattiva stampa sembra irreversibile. Anche per questo i ragionevoli (pochi) che siedono al governo ed in Parlamento non hanno nessun argomento per difendere le cosiddette “larghe intese”. La cultura è defunta e l’Italia è sprovvista della sua autentica ragione sociale: una Nazione fondata su un’idea di lingua, di cultura di arte e di bellezza, ed un modo di stare tutti insieme conflittuale ma gioviale.

Di questa malattia, assai grave, sta morendo pure l’Europa. E noi ad essa donammo i miti, i volti, le insigni architetture, noi che avremmo dovuto spingerla sul giusto cammino abbiamo smarrito la parola. In questo contesto poco entusiasmante, il pellegrino Letta moltiplica i viaggi della speranza, col cappello in mano e poca convinzione in quel di Bruxelles dove, ovviamente, nulla di buono accade: “Ho convinto l’Europa ad occuparsi del problema del lavoro dei giovani”. Perbacco, che risultato. Sghei, niet. Fossi io il premier, direi a questi esimii cervelloni: “Non vi occupate più di nulla; grazie, prego, scusi, non tornerò” e rovescerei garbatamente il tavolo sulle loro arroganti caviglie. Già, ma per ciò fare, ci vorrebbero davvero le larghe intese, le larghe spalle, le larghe vedute. Noi invece abbiamo Zanda zanda zanda, zza!, zza!

Matrimonio di interesse, si dice. Già. Ma interesse di chi? E poi, rato, ma non consumato: altrimenti la sora Ilda s’arrabbia. Sono le classiche nozze coi fichi secchi. Poi, vabbè, c’è uno che si ostina a dire che l’amore vnce sempre sull’odio. Sarà…


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