CONIGLI STRADALI

Debbo scusarmi con gli amici che hanno letto i miei ultimi scrittarelli: non ne ho imbroccata una che sia una. Ma ho un conforto: quasi tutti i big shots del commento politico nazionale hanno fatto padella come me, dunque ubi maior etc. Da incorreggibile ingenuo, avevo bevuto l’idea secondo la quale Renzi sarebbe stato portatore del bramato ʺnuovoʺ. Sí, infatti: la Democrazia Cristiana. Non sarà che la storia procede per corsi e ricorsi, come voleva Vico?

Si ha l’impressione, però, che Renzi intenda ricominciare addirittura da Benito Mussolini. Ma quest’ultimo lo batterebbe in capacità tattica: riuscì a farsi prendere sul serio sul piano internazionale. Renzi vorrebbe essere un autocrate prepotente e ʺcreativoʺ? Ma allora dovrebbe esserlo sempre. Invece a casa ruggisce, sulla scena internazionale avanza con la coda tra le gambe, citando a vanvera, che so, Leonardo e Galileo. Insomma interpreta Machiavelli a rovescio: i fini scadenti giustificano i mezzi risibili. Primeggiare alla carlona sulla scena europea riscodellando la balena bianca nella piscina di casa!?

Certo, l’Italia è sempre misteriosa, oltre che indecente: si permette di queste guide inconseguenti, proprio ora che va tutto per aria; e tuttavia continua ad esistere, scandalosamente indisturbata, come dimostra il fatto che qui tutti continuano a rubare a man bassa. Rubano, dunque sono. Esempio: le attuali scosse telluriche in Emilia già suscitano il solito ignobile entusiasmo tra i soliti palazzinari: ʺallegria, presto faremo buoni affari!” Un vero schifo. Si sperava che l’informazione fosse come la meteorologia: la realtà è sempre un po’ meglio del prevedibile; invece oggi anche l’Italia, e non solo l’Isis, ci ricordano che la realtà è più terribile, e oscena, di ogni nostra più orribile immaginazione. In piccolo, e in grande. Questo lo disse Cesare Pavese, ed aveva ragione, e a questa triste legge Renzi avrebbe dovuto ribellarsi, smettendola di mentire.

Renzi dice che non vuole soltanto ʺsopravvivereʺ. Ma allora è sul piano internazionale che dovrebbe misurarsi. C’è un proverbio fatto proprio per lui, che recita: ʺleone in famiglia, coniglio per istradaʺ. Lui tratta noi brutalmente, come spregevoli sudditi, e forse fa anche bene; ma si guarda dall’assumere un consimile piglio in Europa, dove invece continua a fare il Signorsí puntando poco nobilmente su una sua certa capacità di far ridere. Alza la voce solo quando è facile farlo, il che è da sbruffoni, ed è un poco da lacchè. E dov’è la fantasia creativa di cui si vanta? Se ce l’ha, perché non tenta di spingere l’Europa verso la serietà? Dite che Tsipras ha ʺfatto cileccaʺ? Forse, ma lui non ha fatto neppure questo. Perché non suggerisce ad esempio ai buffoni europei, oggi umiliati dal re della Giordania, un atteggiamento più virile contro l’Isis? Perché non ride, e non piange neppure, quando si parla di fare la guerra a Putin, l’unica persona intelligente reperibile sul mercato? Perché, ad esempio, non denuncia di punto in bianco la pericolosa fessaggine di Obama? ʺIl re è nudo!”: qualcuno dovrebbe dirlo. Proprio con Putin dovrebbe intendersi, e subito, se tiene alla faccenda di ʺpassare alla storiaʺ almeno un po’. Perché non segue, sia pure con dieci anni di ritardo, quella che fu la politica europea proposta da Berlusconi, politica il cui programma ancor oggi brilla come unica stella possibile? Berlusconi fu acuto ma imperdonabilmente debole, d’accordo. Ma lui è debole e basta. Crede di rimediare evocando il ʺgenio italiano” così, alla buona. Ci sono da tutte le parti ruoli importanti in attesa di attori degni. In Europa manca appunto la gente seria. È un’ottima occasione. Ma lui non fa sul serio neppure quando recita la solita pacchianata del ʺtoscano veraceʺ. Di Montanelli ne bastò uno, lui non sa fare nemmeno quello. E noi, se non ora ch’è il momento della tragedia, quando usciremo dal provincialismo? Con i diafani Alfano e Mogherini, l’uno senza onore, afona l’altra? E che ne dice, di ciò, il neoeletto Mattarella?

L’epoca Mattarella, poveri noi, purtroppo sembra già coerentemente ʺrenzianaʺ: un’ennesima antologia di chiacchiere, in clima di immodificata illegalità istituzionale. In Europa si vuole che noi obbediamo, e basta. Liberarsi del lumacone post-stalinista Napolitano doveva comportare il liberarsi anche dei suoi metodi servili. Invece, a quel che pare, siamo alle solite su tutta la linea! Non vede Renzi che, quando in Europa si… finge di decidere, neppure allora si ricordano di lui? Altro che ʺMichelangeloʺ! E non è che l’Italia sia troppo debole per contare: nell’agone internazionale conta chi vuole e sa, non certo chi fa il prepotente ʺin famigliaʺ. Anche qui, il nesso c’è, ma a rovescio: lui fa il leone da noi per poi obbedire indisturbato nell’agone internazionale.

E poi, per dirla tutta, il nostro tradisce la qualità del suo animo nei dettagli. Ad es. quando deride Berlusconi perché quest’ultimo predica la virtù della fedeltà alla parola data. Ma ci faccia il favore, almeno, di non mostrarsi all’altezza della cameriera della mia portinaia! Egli guida l’Italia, non una festa foranea alle Cascine. Sembra che non abbia mai sentito parlar neppure dell’omaggio obliquo alla virtù di La Bruyère. A noi serve un auriga, non un cocchiere come quello della ʺcarrozzellaʺ di Odoardo Spadaro!

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 13 Febbraio 2015


Un commento a “CONIGLI STRADALI”

  1. franco brezzi says:

    Triste ma reale. Renzi rappresenta l’italiano tipico. Gli aggettivi ed i demeriti che ho letto nel “pezzo”, sono esaurienti: io, non sono un epigono per ricopiarli.
    Volevo però aggiungere che non è soltanto il “citto” a non esser calcolato in ambito europeo: siamo tutti noi! Già dai remoti tempi dell’autarchia fascista, il mondo ci considerava “spaghetti e mandolino”. Il tempo ci ha maturato ed ora siamo pure “lupara e saccheggio”. E’ questa la triste nomea menzognera che incombe sugli italiani seri ed operosi. Ma, tutto ciò perché? Perché ci limitiamo ad eleggere coloro che si spingono in prima fila: gente che da sempre invece di lavorare, ha frequentato oratori, circoli ricreativi, centri sociali, organizzazioni di partito, gente che crede che, per il solo fatto di esser nati, abbiano da esser mantenuti dallo stato. Considerando pure che chi deve alimentare questa Italia (leggi chi sgobba) , ha da essere spremuto e dileggiato con epiteti che vanno dall’ “evasore” al liberatorio “ladro”.
    Costoro ci rappresentano nei consessi internazionali (va bene, va bene: qualche volta non molto migliori di noi) ed, a parte la moda, Ferrari, parmigiano e poco altro, essi sono quanto deleghiamo ad illustrare la nostra nazione nel mondo. E vorremmo che qualcuno, bontà sua, ci “consideri”?


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