L’ESEMPIO DI RE ABD ALLAH

Questa volta non ce l’ho fatta. Rientro a casa da lavoro, mi metto al pc e come ogni altro giorno ormai da mesi e mesi, controllo il “bollettino” di infamie perpetuato dai mostri dell’Isis. Vado diretto su uno di quei pochi siti internet che quotidianamente pubblicano senza censura i video delle stragi perpetuate dall’Isis senza che il mondo occidentale si sdegni più di tanto. Sapevo del pilota giordano arso vivo e chiuso in una gabbia, come si fa con gli animali feroci, come si fa con le bestie. Ma volevo vedere. Dopo le decapitazioni, le crocifissioni, le lapidazioni e i lanci nel vuoto dagli scheletri dei palazzi in Iraq, volevo soprattutto vedere per prendere coscenza di quanto possa essere grave il mutismo e la codardia dell’Occidente e del mondo intero nel terzo millennio. Questa volta non ce l’ho fatta. Ho stoppato il video nel momento in cui le fiamme stavano per penetrare all’interno della gabbia di ferro nel quale era rinchiuso un giovane ventisettenne. Sembrava quasi che le fiamme mi stessero raggiungendo in casa, davanti al pc. E allora ho avuto paura. O forse ho preferito solamente non guardare negli occhi quel ragazzo, Muadh al Kassasb, mentre veniva raggiunto dalle fiamme. Ho mandato avanti il video, saltato quel minuto e dodici secondi di grida e lamenti disumani.

Adesso però mi chiedo se Obama, tanto per fare un nome, ha avuto più coraggio di me. Ma non lo penso. Tutta la sua politica estera è basata sull’essere codardo. L’America con lui ha perso quel ruolo di “sorvegliante” del mondo che tanto faceva bene a tutti. Italiani compresi.

Inutile pensare poi che i vari rappresentanti dei governi occidentali, che contano poco o niente (Renzi è il capofila di questi) a livello internazionale, abbiano avuto il coraggio di vedere quel video. Al massimo avranno letto le agenzie di stampa.

Mentre le barbarie del “medioevo” dunque sono tornate prepotentemente all’interno delle nostre vite, e il senso anti-storico di Obama e soci sta mettendo a rischio serio la nostra civiltà, l’unica nostra speranza è racchiusa nella voglia di giustizia espressa dalla Giordania di Amman, patria del pilota bruciato vivo. Subito giustiziata la kamikaze dell’Isis Sajida al Rishawi e il terrorista affiliato ad al Qaeda Ziad Karbouli. E tre altri miliziani detenuti da Amman potrebbero a breve seguire lo stesso destino. «La Giordania farà tremare la terra sotto lo Stato Islamico». Re Abd Allah di Giordania l’unica nostra speranza?

Andrea Mastrantoni
Zona di frontiera, 5 Febbraio 2015


Lascia un commento