LA RELIGIONE DELL’AMORE

Origene sottolinea nel Cristianesimo l’importanza centrale dell’amore, e Renan, dopo un millennio e mezzo, ribadisce questa constatazione. Nel suo a torto dimenticato Il diavolo Giovanni Papini sottolinea un altro punto teologicamente decisivo, che è necessaria conseguenza del precedente: Dio ama, dunque soffre – il dolore è una componente dell’amore – e soffre addirittura di più se l’uomo sofferente è colpevole. È il punto sul quale insiste anche papa Bergoglio (anche se poi ignora, o falsa, altri punti essenziali). Jung già aveva rilevato che è il Cattolicesimo il vero erede di questa linea di pensiero.

Insomma il Dio cristiano, particolamente il Dio cattolico, è il perfetto opposto di Allah: il quale, per sua stessa reiterata dichiarazione (Corano, passim), ama, quando vuole, solo chi gli obbedisce. Altro che ʺfigliuol prodigoʺ! E, quanto a misericordia, nel Corano questa è ricordata ad ogni pagina col leit-motiv: ʺAllah è misericordiosoʺ. E stop. Come suol dirsi: fidarsi sulla parola.

Il Corano è opera di poesia, dicono gli intenditori; io lo credo senz’altro: anche ad una inesperta lettura il testo risulta impressionante per espressione e per forza di convinzione. Non attrezzato per l’esegesi, però, mi limito a constatare, come può chiunque, che le sue monotone pagine minacciano orrori quasi ad ogni rigo. Dal punto di vista del contenuto i tratti essenziali sono pochi: è con tutta evidenza un testo algedonico, che fa leva non sul sentimento etico, ma sulla brama di godimento del fedele. L’alternativa è sempre quella: l’eterna immersione nella pece bollente, rinfrescata ogni tanto da beveraggi di piombo fuso (sic), oppure le leggiadre Urì, che attendono in Paradiso gli obbedienti. Panorama piuttosto grezzo. Bastone e carota: questo il nocciolo psicagogico.

Non può negarsi che una marea immensa di umani ha condiviso e condivide queste prospettive: ora poi spuntano ovunque ʺragazziʺ che bramano l’Isis. Talora anche le donne, benché ad esse si promettano punizioni che vanno dalla infibulazione alla lapidazione. Il fascino del Corano è dunque misterioso, ma più misteriosa è la vuotaggine di noi uomini, oggi ribadita dal nulla morale delle nuove generazioni. Da noi furoreggiano, altro che Corano!, guide morali come La legge d’attrazione di tale Hicks, che predica un assoluto disinteresse, atarassico ed egocentrico, per le vicende del mondo e per le sofferenze degli altri (ʺnon sono fatti tuoiʺ), o le centinaia di testi dedicati alla nuova sussiegosa ʺculturaʺ della pornografia elevata a scienza. Sì, la resa morale dell’Occidente è colpa ʺnostraʺ (nel senso retorico di questo vocabolo, perché singolarmente presi io e tu siamo del tutto incolpevoli). È cosi che, purtroppo, i macellai dell’Isis in certo senso ʺvalgonoʺ più di noi. Bisogna riscuotersi, ma Bergoglio non fa nulla in tal senso, limitandosi alla doverosa generica raccomandazione di ʺessere buoniʺ. Grazie tante. E però predica il relativismo assoluto, afferma che ogni tradizione religiosa vale l’altra, etc. Come fa a dimenticare tanto integralmente l’ammirevole bontà condita di intelligenza di Ratzinger?

Per far chiarezza, è opportuno tornare ancora a quel tendenziale cattolico dallo spirito sveglio che è Carl Gustav Jung, che nelle Radici della coscienza avverte ʺIl mondo svuotato di simboli della Riforma ha dapprima prodotto un sentimentalismo malsano, e poi un aggravarsi del conflitto morale che ovviamente porta, con Nietzsche, «al di là del bene e del male»ʺ… E, in Psicologia e religione: ʺ[la Riforma], rovesciando molti dei bastioni laboriosamente eretti dalla Chiesa, non tardò ad avvertire l’effetto dissolvente e scismatico della rivelazione individuale. Non appena fu abbattuta la barriera dei dogmi e non appena il rito ebbe perduta la sua autorità ed efficienza, l’uomo si trovò confrontato con l’esperienza interiore senza la protezione e la guida di un rituale e di un culto, che sono la quintessenza incomparabile dell’esperienza religiosa tanto cristiana quanto pagana. La Riforma ha perduto tutte le sottili sfumature del cristianesimo tradizionale: la messa, la confessione, la maggior parte della liturgia, e il significato del clero in quanto rappresentante di Dioʺ…

Che significa tutto ciò? Significa che la difesa del sentimento del divino come senso del sacro vissuto nell’unanimismo d’una millenaria tradizione, è esperienza essenziale per difendere ciò che è specificamente umano, e segnatamente la disorientata umanità d’oggi. Questa urgente difesa trovò Jung (si ricordi: grande psicologo) sempre pronto a spezzare una lancia contro il soggettivismo assoluto, che è quella perdita del senso del divenire che ha condotto l’uomo occidentale all’atomismo delle coscienze e pertanto alla solitudine morale, con perdita della ‘umanità’ sentita come partecipazione, collettiva avventura degli uomini nelle burrascose vicende del tempo. L’unanimismo non è, come volgarmente può credersi, una limitazione della libertà; è invece una garanzia di libera appartenenza, e tutti noi dovremmo saperlo, proprio oggi che si proclama ovunque, con retorico conformismo, la volontà di essere sempre ʺinsiemeʺ – senza però sentirsi tali.


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