NOIO VOLEVAN SAVUAR

Giorni fa quel gran baffone di Bonanni, a Rai News 24, per illustrare l’allergia del premier alla concertazione ha detto: «Renzi vuole un’attività onanistica». Lapsus o profezia?

Certo è che non si fa a tempo a metter giù una riflessioncina che il baby premier dà un’accelerata alla Smart e le notizie si fanno vecchie, oppure restano surgelate fino al prossimo palo. Diciamo la verità, pure noi rimanemmo incollati al televisore, frastornati dal monologo. La coreografia era magnifica, ogni tanto inquadrava due tondi settecenteschi (Porta a Porta, uno per porta), i ritratti di Polito e di Cazzullo con quell’espressione un po’ beatamente scema che fa il modello innanzi al pittore. Poi è arrivato Sallusti, ma le porte erano finite. È cosa certa che al convento di San Senario c’è chi festeggia: il turismo religioso da quelle parti andrà alla grande in autunno. Ferve l’artigianato sacro dei souvenir, già pronte le statuine di Vespa in tenuta di pellegrino, le conchiglie portachiavi e le borracce col santino di Matteo, e pure di don Matteo, tanto non si capisce più niente, andrà a finire che alla prossima puntata risolveranno insieme un caso di omicidio (capperi! ma quanto uccidono in Umbria! più che un parroco dovrebbero chiamare un esorcista). Frassica sarà il prossimo ministro della difesa e Natalina alle pari opportunità in quota rosa. Il creaturiello tutto pepe ha tolto la ribalta a parecchie primedonne: Saviano in panico spara che il Cav. è il più grande corriere della droga, e non se lo fila nessuno, le castedive bipartisan intonano la lamentazione per la parità di genere, e non succede niente, Spatuzza parla e nessuno lo ascolta. Tutti incantati dal grande spettacolo, tutti contagiati dalla botta di gioventù. All’improvviso, complice la primavera, ci sentiamo più ricchi e più belli. Cav. è un taciturno sornione, ma il duo Toti-Renato calca il palcoscenico con il compito di intrattenere: “l’opposizione responsabile”.

L’effetto placebo di questa simpatica commedia all’italiana potrebbe durare per un po’ nel perimetro nazionale, ma già la trasferta parigina del premier ci fa scendere, come forbitamente si dice, “o’llatte ind e cazette”. Non si sfora il tre per cento, ci vuole più Europa, il referendum in Crimea non è legale, tutti e due vestiti di blu, doppiobottone blu, cravatta blu, nel bludipintodiblù, sbaciucchiamenti rituali e atteggiamento composto. La sola differenza tra il lumacon francese e il nostro era nel diametro dei pantaloni alla caviglia: come fa a infilarseli, Matteo? O glieli hanno cuciti addosso apposta per la tournée? Ci sono dei vinelli, ancora in Italia, frizzantini e gustosi, che vanno bevuti sul posto, magari con un fettina di pecorino, però non possono passare la frontiera perché vanno subito in aceto. Abbiamo scorso e riscorso i giornali francesi, del Tartarino di noantri non c’è traccia, considerato del tutto irrilevante. Ecco, se avesse detto una cosa da rottamatore, come quelle che gli uscivano quando non c’era ancora il ministeriale pantalone a zompafuosso, avrebbe fatto notizia. E invece non l’ha fatta. “Nous pouvons et nous devons changer l’Europe” (noio volevan savuar…). Ah,si? E come? Altro elemento disperante, la maglietta viola del tedesco in valigia da portare in dono a Frau Anghela per l’esamino. Faccio bene i compitini, maestra? Sono un bravo giovincello, uso pure il manganello? Avrà imparato pure lui una frase in tedesco come Grillo? (Che cavolicchio vuol dire, almeno avesse fatto una traduzione!).

Intanto si viene a sapere che i primi tagli sono per le forze dell’ordine. Pessimo inizio. Non ci venissero a dire che ci sono ben altri succhiatori di soldi totalmente inutili, e dannosi da sforbiciare. Domani vedremo il seguito, ma ahinoi, possiamo già immaginarlo. Da popolo sovrano a popolo spettatore (pagante), mente sull’Europa si addensano altre patenti di antidemocrazia senza che una voce, una sola, si levi a difendere il sacrosanto diritto di autodeterminazione del popolo della Crimea.

Un consiglio al Cav: dentro o fuori le liste, non importa. Osi! Presidente, osi! Le elezioni europee – che eleggono un parlamento fantoccio – possono servire solo ad una cosa: a dare fiato, voce e forza alla maggioranza di cittadini che di vessazioni, stupidaggini, conformismi e conteggi assassini non ne può più. Per sognare un’altra Europa, bisogna sfasciare questa, tutta. E non lasciare in piedi nemmeno una lampadina aux normes. Altro che “noio volevan savuar”!

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 18 Marzo 2014


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