IMPEACHMENT DEL PRESIDENTE

Come ricorda Il Foglio, Alain de Benoist rileva che oggi si cerca non più ilvero, ma bensí il giusto. Il giusto è il vero passato al laminatoio ideologico, e pertanto trasformato in pseudo-valore politico-corretto. Cosa deleteria, che tradisce mentalità agoniche, arrese al conformismo. Viviamo in una trappola mediatica che giudica in anticipo i nostri propositi e i nostri pensieri. Questi vengono dichiarati giusti o ingiusti in base a una griglia di valori buonisti, vergognosamente banali. Invereconda griglia che, gratta gratta, si rivela a due termini: amici – nemici.

Tale l’imbecillità imposta: pensare sulla base di una poltiglia di mezze idee già masticate, deglutite, defecate, giudicate in o out da altri, a seconda delle convenienze di amici a noi affibbiati, non da noi scelti. La famigerata politicizzazione universale è questo.

Siamo giunti ad un punto in cui i giudizi etici e politici, ormai privi di legami ragionevoli, diventano atomi collegati solo dal criterio dell’utilità della ʺmerendaʺ in corso, tessere di un mosaico di risapute menzogne, sottisiers di imprecisi luoghi comuni sconnessi non solo tra di loro, ma anche dai quozienti di intelligenza dei coatti utenti.

Il rifiuto, elegantemente non sottolineato, di accettare l’imposizione di griglie conformistiche sembra la qualità principale, e signorile, di Matteo Renzi. Egli è perfettamente insensibile agli argumenta ad pudorem. Nella nostra storia recente ce n’è un altro, di renitenti all’ossequio conformistico: Berlusconi. Questa mirabile caratteristica lega i due personaggi, al di là della collocazioni partitiche, mentre quasi tutti gli altri politici soggiacciono al severo cenno del conformismo, più docili quanto più ʺimportantiʺ: perché importanti sono appunto quelli che ieri obbedirono con più pieghevole dorso.

Un esempio particolarmente sconcio è dato da Napolitano, il quale merita di esser giudicato pessimo oppure ottimo esclusivamente per motivi di utilità tattica. Ha detto signorsí quasi ad un secolo di stolide prepotenze ideologiche. Oggi è diventato simile ad un vecchio martello dal manico allentato, la cui utilità dipende solo dalla ʺpresentabilitàʺ di chi lo impugna. Presentabile, come direbbe la Annunziata, divenuta senza saperlo o volerlo l’introduttrice d’un aggettivo eloquente del vocabolario, o se preferite stupidario, del conformismo. A sinistra si è presentabili. Vedete come, mediante facili ʺpontiʺ tautologici, i conti tornano. Una perversa catena di false identità genera il giudizio richiesto che, pertanto, si rivela alla lettera un ʺpre-giudizioʺ.

Non è più come una volta. Quando ero bambino mi spiegavano ad es. che lo sbilenco, ripugnante becchino del nostro villaggio ʺservivaʺ per motivi oggettivi… Chi ci andava, sennó, a ripulire i cadaveri ed a metterli nel fosso? Io? O tu? Dunque ogni professione era utile, se lo era, indipendentemente – diciamo cosí – dall’ubicazione ideologica. Oggi non più.

Rispondete ora al seguente quesito: a che serve il Presidente Napolitano? Dipende. Serve molto, quando lascia ripetutamente condannare gli innocenti, riparandosi dietro barocchismi procedurali. Questo consente di approvare anche il suo ʺstileʺ (!?). Avere stile oggidí significa fare cose disgustose, con stomaco resistente ad ogni dispepsia. Ovvero non averlo. Ed ecco un altro ʺanello tautologicoʺ che si chiude come previsto, e come richiesto.

Questa trappola ferrea si è formata poco a poco. Un tempo si pretendeva che occorresse andare in Abissinia a salvare Faccetta Nera ʺdandole un’altra legge e un altro Reʺ. Che questa scemenza fosse utile lo credette anche il giovane Napolitano, che poi ritenne più ʺpresentabileʺ credere che ʺi proletari avrebbero salvato il mondoʺ. A quest’altra scemenza oggi credono ancora in molti. La famosa ʺmammaʺ è fertile. Ma sono in formazione conformismi sostitutivi, attualmente più utili. Primeggia, con incredibile sfrontatezza, l’uso autorizzato della giustizia-ad-orologeria, meccanismo d’inaudita ignobiltà accettato senza scomporsi anche da persone che si credeva fossero non addirittura oneste, ma almeno munite di pudore. Si tratta di seguire ʺcriteri di veritàʺ ritenuti ʺgiustiʺ: atti ad incriminare Berlusconi tutte le volte che occorre. E questo a Napolitano piace perché piace ai pericolosi ʺmagistratiʺ. Ed ecco un altro ʺanelloʺ che si chiude inesorabile. Inenarrabile miseria morale e mentale.

Schifezze incredibili oltre ogni dire, accettate anche da persone ritenute avvertite. Catene di conformismi indigeribili, e il peggio è che la gente, dopo anni (o lustri, decenni) di predicazione di simili… sillogismi, perde la sensibilità persino al verisimile. Bisogna imperativamente mettere in piedi luridi processi contro chi non è d’accordo, dunque a) è ʺlogicoʺ allestire la macchina giudiziaria ad orologeria, e pertanto b) fermamente crederci.

Questa dieta coprofagica è divenuta talmente usuale, che eventuali indigestioni di merda, o smagliature della rete, potrebbero generare allarmismi persino… giustificati. Se per esempio qualcuno riuscisse a far dubitare della liceità, anzi della verisimiglianza stessa, dei processi ad orologeria, si porrebbe il pauroso quesito: ʺma allora perché mai…?”, e si sarebbe portati ad immaginare trame oscure, burattinai malintenzionati… e altre cose orribili -, le quali, sia detto di passata, sono senz’altro vere… ma sapete com’è: lasciamo perdere. Benoist ci ha dato il bandolo della matassa; ora toccherebbe a noi dipanarla. Non a chiacchiere! La vera colpa di Napolitano? Non spremetevi le meningi tra codice penale e Costituzione. La risposta esauriente ce l’ho già pronta io: egli, per precauzione (=viltà) ha lasciato condannare un innocente. Excusez du peu!

Impeachment del Presidente? Santa ingenuità! Proprio lui, al quale la magistratura deve tanto? Lasciate perdere; il disprezzo morale è tutto quel che puó farsi, in attesa di tempi migliori.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 2 Febbraio 2014


Lascia un commento