TELE CAMPANILE

Ci si accorge quanto questo Paese sia cambiato, quanto profonda sia la crisi, se solo ci si guarda attorno e si evitano le distrazioni dettate dai grandi organi d’informazione. Ieri, per caso, sono incappato in un tg regionale di una tv privata, credo veneta. Quei tg che un tempo giudicavo ridicoli, pieni di notizie di quartiere irrilevanti, oggi raccontano di più, meglio e in modo più autentico il dramma quotidiano che ci circonda.

Disoccupati in piazza; aziende che chiudono; agricoltori amati e rispettati da tutti, considerati “in vista”, pilastri della comunità di paese, morti suicidi; famiglie amputate del loro primogenito – unica fonte di sostentamento – rimasto disoccupato e finito in carcere perché costretto a spacciare, rassegnate a supplicare qualcuno prenda in affidamento gli altri figli piccoli, perché non hanno più nulla da dargli da mangiare. Storie vere, storie quotidiane sottaciute dalla stampa main stream.

La cronaca continua con extracomunitari che rubano, violentano e uccidono; con l’impotente indignazione della gente che da vent’anni attende una casa e che si vede scavalcata dai “rifugiati” coccolati, assistiti, mantenuti e pure, il più delle volte, stronzi. Guai a dirlo però, si viene bollati come razzisti; guai a parlarne, si potrebbe creare un’«immotivato allarme sociale».

Santoro si preoccupa invece di dare voce a Michelle Bonev per sparlare di Berlusconi perché, pur avendogliela data, non le avrebbe prodotto delle fiction. Complimenti!, alla Bonev, ma soprattutto a Santoro e a Travaglio. Quest’ultimo trova addirittura paradigmatica la vicenda dell’attrice Bulgara, «perché dentro c’è tutto». Sì, tutta la merda che ha nel cervello. Però una cosa giusta l’ha detta: «ormai di Berlusconi si può dire ogni cosa, non importa se sia vera o meno, perché ogni cosa, anche la più turpe, sembra verosimile». Travaglio non se ne è accorto, e il suo intendimento era ovviamente altro, ma ha praticamente confessato il suo modo di fare giornalismo. Suo personale, del Fatto Quotidiano, di Servizio Pubblico e molti altri: «non importa se quello che scriviamo è vero, basta sia verosimile.» Grazie, ma lo avevamo capito da tempo.

A questo punto spero Berlusconi schiatti quanto prima. Mi spiacerebbe per lui, certamente, e non bisognerebbe mai augurare la morte a nessuno – anche perché se è scoppiato un casino con la salma di Priebke, figuriamoci con quella di Berlusconi -, ma almeno sgombreremmo il campo da questo comodo alibi, da questa ossessione monomaniacale di tanti giornalisti, politici, opinionisti, comici.

E poi sì, finalmente vedremo l’Italia vera e potremo occuparci delle impellenti emergenze del Paese causate da berlusconismo, capitalismo e liberismo selvaggi. Giusto per ricordare quelle principali: accogliere più immigrati possibile e, a seguire, renderli italiani per dar loro diritto di voto; consentire i matrimoni tra omosessuali e, a seguire, permettere alle neo omo-famiglie di adottare prole; perseverare nella campagna contro gli evasori e, a seguire, controllare ogni movimento commerciale per (continuare a) mettere le mani sui risparmi e sulle case degli italiani; rafforzare il centralismo statale; perseguire l’eguaglianza sociale (al ribasso) tramite l’imposizione fiscale; completare la costruzione dello Stato Etico.

Così continuando, non rimarrà altro che emigrare in qualche altro Paese. La Russia di Putin, per esempio.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 18 Ottobre 2013


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