NON CI RESTA CHE PIANGERE

Tutto è negoziabile, tranne l’onore. Ma l’onore non si trova più, esaurito in un mondo di parole senza senso. Fate un esperimento: provate ad immaginare che impressione avrebbe vostro nonno, ma anche vostro padre, se per incanto rivivesse un solo giorno nell’Italia di oggi.

Non riconoscerebbe i posti, sfregiati dai creativi al soldo dei burocrati, non il linguaggio imbastardito ed iperburocratico, non lo stile becero ed inconcludente della vita di ogni giorno. Etichettati come scatole di fagioli, siamo imprigionati in una catena di montaggio che ci impacchetta e ci spedisce in un’Europa disumana in nome del trionfo d’un simulacro di carta straccia: l’euro. In fondo, la storia è banale, gli uomini sprovvisti di coscienza, non avendo orizzonti, celebrano il jour par jour accatastando futilità sui loro rancori personali, sulle loro invidie e piccinerie. L’ingiustizia si è fatta legge. Ed è uguale per tutti quelli che non si piegano al pensiero conforme: demonizzazione e pubblico dileggio per chi ancora ricorda, e osa pronunciare, parole come merito, Patria, memoria. Tutte le volte che l’anelito riformista viene arrestato, emergono dal sottobosco i mediocri pronti ad autoproclamarsi classe dirigente. E la stampa applaude.

Però questa volta è peggio. La propaganda di regime, mai satolla di far strame di pensieri, un minuto dopo il tristo epilogo istituzionale si è affrettata a derubricare dieci milioni di Italiani alla neo voce berlusconismo, come morbo ormai debellato contro il quale non occorre più nemmeno vaccinarsi.

Era berlusconismo dunque, cercare di intraprendere senza avere il fiato addosso di uno stato canaglia, berlusconismo voler ripristinare un passabile equilibrio di poteri e metter fine ad una sospensione della democrazia di stampo stalinista, berlusconismo credere che chi con fatica investe in un focolare per sé e per i suoi, non fosse da considerare un ricco da affamare, berlusconismo pensare che lo Stato dovesse essere al servizio dei cittadini e non viceversa; berlusconismo credere che l’Europa dei burocrati e dei conti falsificati non fosse quella disegnata dai padri fondatori.

La madre di tutte le prove, che la persecuzione giudiziaria di Berlusconi è di natura integralmente politica, sta proprio nel fatto che, subito dopo la sua defenestrazione, le istanze di un popolo che voleva essere libero, e che lui – solo tra mille – difendeva e propugnava, sono istantaneamente sparite da tutte le agende. L’uomo è stato criminalizzato per quello che pensava. E noi con lui.

Certo, non c’è piazzale Loreto, perché non è stata una guerra combattuta con le armi da fuoco, ma il panorama è assai brullo. Nuovi partigiani che continuano ad insultare gli avversari perché sanno solo far questo, pennivendoli proni ai conquistatori, preti giacobini che con pretesti di redenzione gettano fango sull’uomo; sull’ideologia, mai. E sull’ingiustizia nemmeno. Dio non sarà cattolico, come si dice ora in vaticano, noi speriamo che almeno sia di buon gusto.

Noi che non tolleriamo l’etichetta di moderati, perché il rivoluzionario vero non può esserlo, non abbiamo affatto pulsioni aggressive verso voltagabbana ed avversari, solo un profondo disgusto per la qualità degli uomini e la consapevolezza amara che la democrazia, in questi tempi e con queste forme, è morta e sotterrata. Non ci incanteranno con false promesse, non ci convinceranno con offe risibili. Non abbiamo seguito un uomo: abbiamo aderito ad un’idea di Italia.

Forse non c’è nulla di nuovo: l’Italia, come tutte le Patrie, è un’idea nobile e le idee nobili non sempre si realizzano, ma restano nel pensiero di alcune donne e di alcuni uomini. Forse il nostro compito di esuli – nei confini e fuori dai confini – spogliati di tutto, ma non del sogno, è proprio quello di tenere viva questa idea, con il racconto di ciò che è stata e che ancora potrebbe essere per cultura, bellezza, educazione, se solo d’incanto sparisse la cattiva politica e i cattivi maestri. È la sola eredità che oggi possiamo lasciare ai nostri figli. Non è molto, ma è la nostra parte migliore.

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 9 Ottobre 2013


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