RIPETERE

Uno sciocco tra i tanti ha commentato come segue le ultime dichiarazioni di Berlusconi: ʺUffa! Ma dice sempre le stesse cose!”

Certo, caro sciocco: ascoltare multicolori menzogne interessate è più divertente che ascoltare convinzioni utili e idee conseguenti. Mettere in moto il cervello è più noioso che conformarsi alle opinioni comuni. E magari, perché no, si dà anche il caso che le cose utili siano sempre le stesse: dopo dieci anni, ad un malato di cuore continuerai a raccomandare la solita pillola, non di andare al cinema. L’Italia è gravemente inferma, occorre continuare a ripetercelo.

Invece la cosa va all’opposto per le scemenze. È sempre la qualità quella che decide. La legge del conformismo è una varietà della legge di Gresham applicata alle idee. Nel quotidiano dibattito pubblico davvero ʺle parole sono pietreʺ quando si continua a ripetere dementi litanie, che spostano sempre più in basso la media dell’opinone collettiva. Qui accade come quel che si dice accada con la calunnia: ʺInsistete, insistete, qualcosa rimarrà!”.

Da noi questo infarto di fesserie si aggrava per l’esistenza di quello che, con ottimismo fuori luogo, chiamiamo il nostro ʺindividualismoʺ: anziché respingere o accettare l’opinione altrui previo esame, la respingiamo a priori per sostituirla con un’altra che consideriamo ʺnostraʺ ma che invece è soltanto diversa, e (guarda caso!) conformistica. L’indipendenza di giudizio dei fessi è questa.

Si prenda il caso delle idee politiche. Noi sappiamo che per raddrizzare la situazione le cose da farsi sarebbero e sono sempre le stesse: anzitutto contrarre la spesa pubblica colpevolmente prodiga; mettere un serio limite agli emolumenti dei pubblici amministratori e compagni di merende; inaugurare una fiscalità e una burocrazia non invitanti all’evasione o all’espatrio… E, a parte queste misure economiche, occorrerebbe con estrema, drammatica urgenza separare i magistrati inquirenti da quelli giudicanti, reintrodurre di corsa l’immunità parlamentare, necessario contrappeso all’immunità (idest irresponsabilità) della magistratura, etc.etc. Uffa, che monotonia!

Che facciamo invece noi estrosi Italiani? Anziché far massa intorno ai pochi partiti che predicano queste concrete riforme, continuiamo a partorire nuovi partitini che promettono la luna nel pozzo, col risultato che non riusciremo mai a mettere insieme una massa elettorale sufficientemente ampia per varare alcunché di positivo. Donde una paralisi generale che, ciliegia sulla torta, conviene a chi è già in sella e dirige la musica proprio grazie a tale situazione di stallo. La tanto desiderata ʺvarietàʺ dei fessi porta a questo. Bravi fessi!

Ma noi liberali badiamo anche a quel che non dovrebbe farsi. Mai cedere al lassismo morale e politico, quel pressappochismo etico ch’è divertente ma è il responsabile del generale marasma, del conformismo generatore e poi moltiplicatore di debolezze.

Esempi: quando Napolitano non tenta neppure di biasimare alla lontana la pluriennale persecuzione del ben noto ʺcolpevole unicoʺ, imprime aggiuntive spinte in giù ad un masso che già rotola in giù per conto suo; quando papa Francesco canta a Scalfari, avvelenatore etico di professione, un ʺva bene cosí, tutto si aggiustaʺ, è ovvio che la mentalità etica collettiva fa un ulteriore passo verso la negatività; quando Rodotà, con la sua consueta lacrimazione, ʺcomprendeʺ le violenze degli antiTAV che ʺa disco rottoʺ vociferano contro qualcosa che risponde al bene collettivo e non danneggia affatto i valligiani, è evidente che spinge ancora verso il negativismo la psicologia collettiva.

È dunque da ricordare che l’apparente ʺcreativitàʺ delle variazioni sul tema delle solite scemenze interessate e il subiacente disordine etico e amministrativo, sono dannosi due volte: 1) perché lo sono; e 2) perché si autoalimentano, diseducano, abituano allo squallore del cinismo, provocando ulteriore perdita di speranze -, anche se i fessi ne ammirano la diventente varietà.

Bisognerebbe invece, con metodo liberale, moltiplicare sí la discussione spregiudicata, ma contrastare con veemenza la terribile forza del conformismo (la demenziale political correctness), differenziare le opinioni, stimolare il creativo pluralismo delle idee, non il moltiplicarsi dei piccoli partiti; insistere con opinioni costruttive contro i negatori di professione; insomma, fare in modo che la massa degli etici ʺsíʺ se non proprio equipari, per lo meno si avvicini a quella del continuo coro dei ʺnoʺ. Il che spesso significa ripetere sempre le stesse cose, quando i tonti non le recepiscono e i furbi fingono di non percepirle.

Coclusione: amici liberali, ʺbattete un colpo”! Parlate, muovetevi, associatevi, ripetetevi, voi che sapete che la varietà è nella sostanza e non già nella forma. Date segni di vita frequenti e generosi – perché qui le cose vanno di male in peggio. E c’è caso che andremo tutti a carte quarantotto per quella ch’è la malattia italiana: il conformismo disordinato (che non è un ossimoro: spesso si è conformisti proprio professando stupidaggini contrastanti tra di loro), che avvelena il presente e prepara giorni peggiori. E chi dice che le concrete finanze valgono più dei predicozzi, sappia che questi ultimi sono anche vie di accesso al benessere: verità questa della quale l’attuale disordine etico è appunto la dimostrazione a contrario. Prendete il caso dell’ʺodiosaʺ Germania: ci fotte proprio e solo perché si impedisce il disordine eticopolitico. Contenti, fessi?

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 28 Settembre 2013


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