LA RIVINCITA DEL NASO DI CLEOPATRA

Si sente finalmente parlare di ʺprincipio di realtàʺ: ci esortano ad abbandonare gli insensati diaframmi dottinarî. Ma davvero!? E il famoso ʺmuro di gommaʺ marca DC, e quella che, per non inasprire gli animi, chiamerò la grande ʺpalude dei partitocentriciʺ (altro che ʺcaimanoʺ!), di recente arricchita di molti nuovi esemplari, dove li metteremo?

Da quando siamo entrati nella retorica (che potrebbe anche rivelarsi non retorica) della ʺpacificazione generaleʺ, torna prepotentemente all’ordine del giorno l’argomento del ʺnaso di Cleopatraʺ. Che tale naso avesse a che fare con le vicende della storia, è cosa che, già quando ero giovane, veniva respinta con sdegno dagli ʺstoricismiʺ alla moda. Lo storicismo di sinistra vedeva le forze motrici della storia solo nella sfera economica; la voga linguistico-strutturale solo nella ʺstrutturaʺ (vi ricordate i ʺparametri lentamente variabiliʺ?)… Tutti d’accordo per negare importanza ai fattori ʺindividualiʺ (culturali, psicologici), considerati chiacchiere reazionarie.

Invece, proprio in questi giorni abbiamo avuto la prova del contrario. Il Letta in primis, e più o meno tutti hanno sùbito esibito toni da agrodolci a melliflui. E che questi mutamenti abbiano molto spesso origine nella ʺpsicologiaʺ, sia delle masse che dei singoli (magari anche, in negativo, nella furberia perversa di molti) lo dimostra il fatto che i guai ʺstrutturaliʺ della nostra vita politica sono ancora quelli di prima. L’atmosfera è cambiata: ma ʺi coccodrilliʺ stanno affilando i denti. Consentirà questo fatto che si attuino quei miglioramenti che l’iraconda atmosfera di prima impediva di attuare? La domanda è lecita, perché anche i mutamenti di atmosfera mostrano subito una isteresi che lentamente tende al quo ante. I partitocentrici premono, e il vizio del ʺmuro DCʺ è sempre in agguato.

Intanto, un commentatore serio come Sergio Romano, presentando il suo ultimo libro in TV, inclina verso ʺCleopatraʺ: ci voleva coraggio, e lui ce l’ha. Non esita: il problema è anzitutto etico, la democrazia sta deragliando dalle rotaie segnate dalla forza e decenza morale.

Le piaghe da curare sono molte, e incancrenite. La riforma della legge elettorale forse non sarà troppo difficile, perché conviene quasi a tutti. Meno facile sarà rivisitare la nostra Costituzione, che tanto piace al costituzionalista Benigni. Si dice e si ripete che fu ideata a forza di pesi e contrappesi per evitare violenze di parte. La materia è ardua ed io, ben consapevole di esserne a digiuno, non oso metterci bocca. Peró sulla faccenda di evitare ʺestremismiʺ la bocca ce la puó mettere chiunque: ogni questione politica presenta la possibilità di un sí e quella di un no, ma nel centro della bilancia c’è un punto Zero che puó essere anch’esso fonte di prepotenza: basta domiciliarvisi per conseguire la violenza da inazione, ch’è proprio quella che ci tormenta, e saluti al Benigni. Ai ʺburocratismiʺ infatti ricorre proprio chi vuole il procrastinarsi dello status quo.

L’iperburocratismo ci soffoca nelle faccende grandi e piccole. Accadrà mai, da noi, ciò che accadde a Dumas padre quando, a Bruxelles, chiese al segretario della Casa Reale un incontro col Re: e ipso facto, dopo manco mezz’ora, si trovò innanzi al desiderato Sovrano? Oppure quel che accadde ad un nostro storico di chiara fama, il Giarrizzo credo, che dopo aver penato mesi e mesi per esaminare le lettere di Mazzini in non so quali biblioteche italiane, avanzò la stessa richiesta al British Museum e, dopo alcuni minuti, ecco arrivare il Direttore, che gli consegna la chiave dell’armadio delle lettere, e solo gli raccomanda di restituirla al custode? A Campobasso io, per vedere alcuni scritti della Guacci a Leopardi, dovetti riempire varî moduli e attendere per settimane.

Questo per dire che agli Italiani come noi, del tipo ʺpassabilmente buonoʺ, prudono le mani. Possibile, ad esempio, che da decenni e decenni si attenda invano la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, o l’istituzione della responsabilità civile del magistrato, per la quale v’è già stato un referendum a cui gli Italiani diedero una appassionata risposta affermativa poi vergognosamente disattesa? Possibile che si discuta e ridiscuta con evidente intenzione dilatoria intorno al finanziamento dei partiti, alla riduzione dei parlamentari, alla soppressione o alla riforma radicale del Senato, a quella delle Province, alla ormai indifferibile semplificazione del finanziamento alle Industrie, ed alla revisione della fiscalità a loro riguardo? Che si perda stupidamente tempo prezioso, quando si tratta di TAV o di fonti di energia? Continuiamo a ammirare a bocca aperta gli efficaci meccanismi in vigore negli altri Stati d’Europa, ma qui ci fermiamo. Che cosa mai ci narcotizza e ci blocca?

Napolitano è stato efficace. A proposito di questo mio giudizio, persone tutt’altro che sprovviste mi avvertono di non sperare troppo in un personaggio che fino a poc’anzi appariva comportarsi in modo deficitario e partigiano. Non sono d’accordo: ha tagliato la gomena del ʺporto delle nebbieʺ e ora sarà il gentiluomo che certo è; e d’altro canto la speranza deve essere sí accorta, ma per esserlo deve prima essere. Non abbiamo altro a disposizione. Il metodo dei colpi di pistola innanzi al Parlamento non è ammesso. Adesso ci sono un padre paralizzato e una figlia forte che ingoia lacrime. Io non ci dormo la notte.

Il sabotaggio è un’arma sottile che puó essere usata in vari modi. Si sente dire che sulla questione IMU Berlusconi minaccia di buttare tutto per aria ʺper la bandieraʺ. Invece no: è anzitutto un evidente primo banco di prova. Noi Italiani abbiamo a disposizione molte energie, fino ad oggi spese male nella guerra di tutti contro ogni speranza di mutamento. Una guerra divertente: ricordo con quanto gusto attendevamo settimanalmente le scazzottature di Anno Zero, e con quanta delusione talora si veniva a sapere che l’ospite di turno era moscio… Queste energie andranno spese, invece, per un assiduo controllo del nuovo governo. Un controllo tassativo. Non certo con quei colpi di pistola che, in fondo, sono stati anche colpa nostra. Ricordatevi di Dante e dell’anticamera dell’Inferno.

Come ripete papa Francesco, siamo tutti fratelli, e di affermazioni come queste bisogna smetterla di ridere. Io, seguace di Ratzinger (che ammirai ed ammiro per la sua geniale rivisitazione delle ragioni della fede), sono ora altrettanto affezionato a Bergoglio, che ha aggiunto la forza delle opere alle parole del predecessore. È da millennî che noi Italiani ci divertiamo alle zuffe, vuoi tra morituri e belve nelle arene, vuoi tra guelfi e ghibellini, vuoi tra comunisti e liberali. Tutto ciò è divertente; ma più divertente sarebbe rifondare finalmente una nazione e, meglio, una ʺsocietàʺ (secondo le parole di Leopardi), e riconquistarci in Europa quel rispetto che meritiamo.

Ma il 1° maggio, ecco su Rai3 un ʺconcertissimo del lavoroʺ della durata di ore: si trattava di tecniche di autoinfuriamento, tipo ʺdanza del ponukelèʺ (vedi Raymond Roussel, Impressions d’Afrique). ʺPiove, Governo delle larghe intese!” Oltre certo livello di assenso, la ʺcanalizzazione del dissensoʺ diventa una balla. L’esercizio sviluppa l’organo. Da noi, di odio coltivato ce n’è a tonnellate. Sta’ attento, Letta! Napolitano, all’erta! Alfano, tienti pronto il passaporto!

Pacificazione nazionale. Sí, tutti d’accordo, cominciamo!

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 5 Maggio 2013


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