PUBBLICO VOTANTE

«Berlusconi e Bersani si incontrano di notte per fare l’inciucio, per decidere il presidente della Repubblica. Di nascosto. Ma stiamo scherzando?»

Dopo questa frase di Grillo il pubblico s’indigna, rumoreggia nella piazza e applaude. Pubblico ed elettori, perfettamente sovrapposti. Applaudono alla loro stupidità e alla loro ignoranza. Mi ricordano quei parlamentari – praticamente tutti – che si spellarono le mani al discorso d’insediamento di Mario Monti: «Se sono qui oggi, è perché voi avete fallito», e giù l’incredibile applauso, certificando felici e beati un neo presidente del Consiglio che aveva appena dato loro degli incapaci, se non peggio.

Con Grillo il meccanismo è identico: “loro inciuciano di nascosto, indignatevi, votate me che faccio peggio: gestisco i server dove confluiscono i voti di chi voglio io. E sempre e solo io ho le password e posso manipolarli come credo. Posso far vincere chi mi comoda, posso raccontare tutto e il suo contrario. Nessuno mi controlla. Decido e parlo con Casaleggio nel salotto di casa, mica al buio, ma con la luce dei pannelli solari pagata da tutti gli italiani.”
Applaudite, applaudite il peggio del peggio mai apparso sulla scena politica. Vi prende per i fondelli e ve lo dice pure! Solo che non ve ne accorgete.

Qualcuno dovrebbe spiegare a quel pubblico votante, che nella democrazia rappresentativa, la meno peggio delle democrazie, si delega con il proprio voto l’incarico politico ad un leader, ad un partito, ad un’area di pensiero che, nella migliore delle ipotesi è quella più vicina al proprio sentire o, più realisticamente, la meno distante. È normale che i delegati esercitino il potere ricevuto in varie forme e che alcuni colloqui richiedano riservatezza e ovvia prudenza, altrimenti certi accordi non si potrebbero fare. Non è inciucio, è politica. Esattamente quella che manca in Italia. Se siamo nei guai è proprio perché le opposte fazioni non comunicano, provocando la paralisi cui stiamo assistendo o l’effetto tela di Penelope. Ovvero di fare una legge, imponendola perché si hanno i numeri, e di vederla cancellata dalla fazione opposta non appena si perdono. Gli schieramenti opposti devono parlarsi, mediare, confrontarsi, giungere a compromessi, altrimenti sarebbe la guerra civile. Quella a cui, così continuando, ci condurrà Grillo.

Tra i suoi non secondari obiettivi c’è quello di liquidare Berlusconi. Dopo aver frantumato con disarmante semplicità il Pd, punta ad accorpare attorno a sé la più vasta area antiberlusconiana di sempre. A questo serve quel perfetto rappresentante della super-casta che risponde al nome di Rodotà. Cooptato solo perché si è speso a favore dell’ineleggibilità di Berlusconi. E pazienza se è esattamente l’incarnazione di quanto Grillo ha fin qui dichiarato di voler combattere, tanto non se ne accorge nessuno: sono tutti troppo occupati a ridere e ad applaudire. È l’ultimo ostacolo verso il potere assoluto di Grillo. Caduto Berlusconi, nessuno avrebbe la forza di opporsi alla Casaleggio & Associati. Forse nemmeno Renzi, uscito pure lui pesantemente ammaccato dalla pirotecnica esplosione del Pd.

Attenti, quindi, quando si applaude, quando si ride e non si pensa (e quando si ride, spesso non si pensa) perché potrebbe essere l’inizio di qualcosa d’imprevedibile o di già visto e Rodotà solo un altro tassello al delirante mondo di Gaia, dove uno vale uno, ma solo pochissimi tengono il conto di tutti.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 20 Aprile 2013


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