SOS ITALIA

Il maggiore pericolo che incombe oggi sull’Italia è l’incontro-alleanza tra comunisti e portatori di una visione distorta, meramente mercantile e burocratica, dell’Unione europea. Entrambi mettono le mani nelle nostre tasche, in più l’Europa – versione germanica – ci ruba una parte di sovranità.

Certo il momento è critico sul piano economico per la grave crisi che coinvolge l’intero mondo, a superare la quale è certamente necessario fare sacrifici, però il contrasto non può consistere soltanto nella strategia del rigore, che si basa essenzialmente sullo strumento fiscale (imposte e tasse) ma occorre coniugarla con la strategia dello sviluppo, che s’incentra sull’individuo e sul libero mercato. È facile prevedere, infatti, che l’incontro tra comunisti – naturalmente statalisti – e istituzioni europee comporta, da una parte, l’impoverimento di sempre più numerosi strati della collettività, dall’altra, il permanere per un più lungo periodo della recessione economica.

L’anno appena trascorso ne è la prova tangibile. La nostra politica economica – basata su un mix di imposizione fiscale, per altro contenuta in limiti accettabili, e di incentivi per lo sviluppo – è stata messa fuori gioco, per attuare la politica dell’estremo rigore, propugnata dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel e realizzata con il contributo (assai discutibile) di Giorgio Napolitano. È, questa, la verità, deprimente, che emerge chiara dalle vicende politiche dalla fine dello scorso anno, che si possono riassumere nei seguenti dati:

a) la Merkel telefonò al nostro Presidente della Repubblica inducendolo ad affidare il Governo a Mario Monti, da ella ritenuto più affidabile di Berlusconi, per attuare la politica del rigore (i “compiti a casa”), suggerimento che Napolitano prontamente accolse, affidando appunto il Governo a Monti, previo conferimento allo stesso del seggio di senatore a vita;

b) intanto Berlusconi aveva dato le dimissioni (12 novembre 2011), per aver perduto la sua maggioranza, senza tuttavia subire il voto di sfiducia del Parlamento;

c) l’operazione di cui al punto a) veniva giustificata dalla impennata dello spread, che faceva temere il nostro tracollo (sull’orlo del precipizio), almeno questo era l’allarmante motivo che fu veicolato, con la tattica del lavaggio del cervello, nell’opinione pubblica, ora ripetuto perfino da Antonio di Pietro, il quale da ex pubblico ministero dovrebbe sapere che le accuse vanno provate altrimenti restano una menzogna dei comunisti. Monti è stato il salvatore della Patria o delle banche affariste?

Nella concitazione della circostanza e nello smarrimento delle forze politiche Napolitano aveva assunto la guida del Paese, però in spregio della Costituzione e, fatto ancora più grave, aveva omesso di porre il Parlamento, con messaggio motivato, di fronte alle sue responsabilità, nonché d’informare gli italiani (non con esternazioni) delle ragioni per le quali riteneva che fossimo sull’orlo del precipizio. In verità la notizia di un probabile (anzi si dava per certo) fallimento italiano, apparsa all’improvviso, trovò gli italiani increduli, anche perché nulla sapevano dello spread, una specie di ufo apparso improvvisamente sui nostri cieli. Insomma, per dirla tutta: il nostro beneamato Presidente ha tenuto in nessuna considerazione la Costituzione, che pure aveva giurato di osservare (art.91), ed ha ignorato il popolo, che è sovrano e che ha, quindi, il diritto d’interloquire in ordine al cambiamento della politica economica, specie se comportante grandi sacrifici. Altrimenti che sovrano è?

Si pone pertanto la domanda: Napolitano fu suggestionato dalla Merkel, della quale condivideva la politica del rigore? Oppure profittò della circostanza per far gettare la spugna a Berlusconi, odiato e temuto

da tutta la sinistra, e di rimettere in sella i suoi (di Napolitano) compagni? Resta che Napoletano non osservò la prassi tradizionale e pacifica del rinvio del Governo dimissionario al Parlamento per ivi esporre le ragioni delle dimissioni. Peraltro, a ben vedere, la crisi economica non era effetto di malgoverno (una falsa dichiarazione questa, di comunisti e sodali): Berlusconi gettava la spugna perché costrettovi dalla persecuzione mediatica-giudiziaria, che Napolitano, pur garante della Costituzione e pur essendo presidente del Csm, ha tollerato per tutto il settennato.

D’altronde è assai poco credibile che l’Italia, per salvarsi dalla grave crisi economica, avesse bisogno di un Governo Monti (a guida Merkel), peraltro non eletto dal popolo: neppure la Grecia, che versava in una situazione economica più critica della nostra, deviò dalla sua Costituzione. D’altra parte, correggere il sistema economico è questione certamente di natura politica, perché coinvolge diritti primari ed interessi diffusi nella collettività (cito un solo esempio: la tutela della proprietà della casa di abitazione, che è il tempio della famiglia), diritti ed interessi che non possono essere messi in discussione da soggetti non responsabili e, oltretutto, non italiani.

Monti, dopo aver massacrato con tasse il popolo (non le banche che, anzi, ha beneficiato di corposi aiuti, da ultimo il Monte dei Paschi di Siena, notoriamente feudo comunista), rassegnò le dimissioni (“missione compiuta”, disse, espressione rivelatrice del significato del “compito a casa” assegnatogli dalla Merkel). Le dimissioni furono accettate seduta stante da Napolitano, che fissò la data per le elezioni anticipate del nuovo Parlamento (24-25 febbraio, p.v.). Ancora una volta glissò la prassi, omettendo di rinviare il Governo dimissionario avanti il Parlamento: “missione compiuta” bastava per Angela Merkel, non per il Parlamento italiano, anche perché c’era ancora tanto da fare. Anche questa una volta il presidente della Repubblica si è comportato da re: invero, secondo la prassi costante, sopra richiamata, Napolitano avrebbe dovuto inviare il dimissionario Monti a rendere edotto il Parlamento delle ragioni della decisione perché fossero pubblicamente note.

E poi: per quale motivo impellente venne interrotta la legislatura a pochi mesi dalla scadenza naturale? Queste decisioni – dare le dimissioni del Governo e sciogliere le Camere – senza un motivo chiaro e plausibile (non si trattava di affare privato, ma del corretto operare delle istituzioni) dà adito al sospetto che sia prevalso l’interesse personale di Monti e Napolitano: il primo, avendo deciso di “salire” in politica, aveva bisogno di tempo libero per organizzare la campagna elettorale, il secondo voleva avere ancora un ruolo, cioè di nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri ruolo che gli sarebbe stato praticamente precluso se la legislatura fosse terminata al compimento del termine normale cioè il 29.4.2013 (il settennato presidenziale terminerà il 10.5.2013, mentre le nuove Camere si riuniranno per la prima volta venti giorni dopo le elezioni).

Il Monti “tassator cortese” per conto terzi e salvatore dei poteri finanziari, essendo consapevole che candidarsi alle elezioni politiche avrebbe comportato la decadenza dalla nomina a senatore a vita (alla quale però, non voleva rinunziare, proprio perché a vita, nonché prestigiosa e lucrosa), ha fatto ricorso ad uno escamotage (diciamo la verità: ad un imbroglio, perché si tratta di inganno dell’opinione pubblica): è volato cioè, come un cuculo, sul nido dell’accoppiata Casini-Fini, per ivi deporre le sue ricette (senza impegnarsi in prima persona, cioè senza candidarsi). Non v’è dubbio: un capolavoro di furbizia, che gli ha fatto perdere, però, molte simpatie, almeno in quella parte degli italiani che lo consideravano persona seria, imparziale e fedele all’Italia.

La lista presentata dall’Udc-Fli (non da Monti) è poi un concentrato di inganni: “scelta civica”, ma fatta da vecchi politici (Fini, Casini) in posizione preminente sui non politici; “con Monti”, ma costui non è candidato, in che senso Monti è associato alla lista non si comprende, onde è lecito supporre che il Monti sia una specie di specchietto per le allodole; infine per “l’Italia”, ma Monti ha dimostrato di tenere più agli interessi dei poteri finanziari, anche stranieri, che a quelli italiani (e Casini, che potrebbe essere l’ideatore dell’imbroglio, è genero di Gaetano Caltagirone, eminenza tra i poteri cosiddetti forti).

Cosa non si fa per agguantare il potere! a Monti l’essere senatore a vita non basta, vuole comandare (sta già sciorinando un suo programma, che seppure intriso di mere promesse elettorali, lascia intravedere la sua propensione a “spremere gli italiani”, per continuare la politica del rigore). Gli italiani sono avvisati: non si lascino ingannare dalla propaganda elettorale di un autentico furbacchione, che, peraltro, sputa sentenze contro i partiti e persino contro gli italiani. Del resto è incontestabile la sua furbizia, di essere e, allo stesso tempo, non essere, di partecipare alle votazioni ma non come candidato, di preannunciare – a quale titolo? – ricette governative, di partecipare alla propaganda elettorale servendosi delle tribune riservate ai candidati, e via dicendo.

È vero che siamo la Patria di Cagliostro (sedicente guaritore), ma Mario Monti (sedicente guaritore dei mali dell’Italia, che ci ha salvato dal precipizio, come ripete continuamente) si è rivelato un vero professore di furbizia, sia pure in loden, connotato che però non fa onore alla carica di senatore a vita ed al prestigio del Senato. Mi domando: perché il Senato non sia intervenuto a decretarne la decadenza di senatore a vita (a sensi dell’art. 66 della Costituzione), per incompatibilità.

C’è da essere preoccupati: se riusciranno a vincere le elezioni avremo un altro capo dello Stato comunista (o facsimile) e Monti di nuovo a governare. Sarebbe una iattura. Hanno voglia di dire che i comunisti non ci sono più e che esistono solo nella mente di Berlusconi: non c’è più la ideologia leninista-marxista, ma è sopravvissuto il vizio della menzogna, elevato a sistema, come nell’Urss e nel Pci (poi Pds e successivamente Ds): cambiano nome ma non il dna.

Spero che gli italiani si sveglino. L’Italia lo richiede e lancia un Sos: italiani usate il vostro diritto di voto. È vero che potreste sbagliare, ma non votando avreste già sbagliato, perché dareste il via libera a chi vi porterebbe a stare peggio di oggi. Invece andate alle urne e votate, ma attenzione a non votate contro voi stessi ed i vostri figli.

Marsilio
Zona di frontiera, 5 Febbraio 2013


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