BUONA PASQUA UN CAZZO !

Non dite “buona Pasqua”, quest’anno. Per chi è cristiano la Pasqua è festa di resurrezione, per chi è ebreo di liberazione. Per molti italiani non significa né l’una né l’altra: si è ancora in piena Quaresima. Quest’anno non si può festeggiare serenamente in famiglia, accoccolati intorno a tavole imbandite sapendo che sempre più larghi strati di popolazione vivono la disperazione e alcuni addirittura si suicidano. Affermare ciò non è retorica: è rabbia.

Rabbia perché chi ci governa crede che le sofferenze inflitte al popolo siano il male minore, incidentali conseguenze necessarie ad evitare disastri peggiori. Non è così e ci prendono in giro, sono in malafede o, peggio, completamente folli.

Mario Monti & C. hanno la missione di salvare l’Italia dal suo immenso debito pubblico e, con essa, l’Euro. E pazienza se per farlo bisogna saccheggiare l’intero Paese, distruggendo le classi produttive, salvaguardando invece i politici e i burocrati che ci hanno precipitato in questa situazione. Le riforme poste in essere sono il tentativo di curare un cancro con l’omeopatia, sbagliando diagnosi e cura, sacrificando le parti sane per ingrassare il tumore.

Le maggiori corazzate dell’informazione, infiniti spot in Tv, mediatiche operazioni di controllo fiscale furbescamente condotte (nessuno dell’informazione mainstream ha mai rilevato che se i controlli si fanno appena presi gli stipendi, i fatturati siano lapalissianamente migliori della settimana precedente), sono servite per spostare la rabbia dell’opinione pubblica dai veri responsabili dei nostri disastri – le classi politiche, burocratiche, amministrative – ad una guerra tra poveri. Il salumaio o il panettiere come nemico. E ci sono gli scemi che ci sono pure caduti, fondando addirittura siti Internet e pagine Facebook per denunciare chi non batte lo scontrino. Ma che caspita ne sanno loro perché quel commerciante non batte lo scontrino? Pensano che debba comperarsi il quarto Suv, mentre più probabilmente cerca solo di evitare di dover ricorrere ad un ennesimo prestito in banca – che nessuna più concede – per pagare delle tasse arrivate al 70% del reddito d’impresa. Lotta con ogni mezzo per sopravvivere perché altro, oltre al suo mestiere, non sa fare. E se il problema sono gli yacht, questi non sono tanto difficili da trovare, parrebbe. Il lusso, per definizione, si fa notare. E per scovarlo dove non è giustificato non serve il Csi. Per non parlare della vera evasione: quella delle aziende di Stato.

Le tasse bisogna pagarle, è giusto. Lo ripetono tutti, come un mantra. No invece, non è affatto giusto svenarsi per pagare delle imposte che serviranno a garantire immensi benefici ad una oligarchia inetta, ladra e corrotta. Caduta pure la Lega, non rimane più una forza politica, una sola, carte alla mano, a dimostrare che vox populi “i politici sono tutti ladri” non sia pure vox Dei, ma qualunquismo. Forse ci sono dei politici onesti: sono quelli che non contano nulla e non amministrano pubblici denari. Probabilmente è così in ogni parte del mondo, ma solo da noi si costruiscono strade, dighe o altre opere pubbliche inutili e inutilizzabili per poter meglio rubare. Nel resto d’Europa le strade e le dighe almeno vengono finite. Da noi no, cornuti e mazziati.

Culturalmente ci stanno smembrando, dividendo, polverizzando, marginalizzando. Ci raccontano che è giusto accogliere nella ricca Europa qualsiasi immigrato e guai a dire il contrario, razzisti! Nessuno però pensa ai nostri operai, alle nostre fabbriche, alla nostra gente. E se la manodopera nemmeno con gli extracomunitari riesce ad essere competitiva, pazienza: sarà l’intera fabbrica ad emigrare.

Il pensiero di Monti è quello dell’Europa dei bilanci, armato di spread, al quale tutti i politici debbono inchinarsi perché altrimenti i cordoni della borsa si chiudono. Ecco perché lo sorreggono, perché Monti rappresenta la via per la Bce, che può dare o non dare denaro, concedere o negare prestiti a seconda se si è bravi sudditi o meno. Vedi l’Ungheria, per esempio.

La Grecia siamo noi, le devastanti scelte politiche sono le stesse, come pure per Portogallo e Spagna. Un’unica stretta rigorista pagata solo dalla parte migliore di ogni paese: quella produttiva, intraprendente, quella che dallo Stato non vuole nulla se non meno ostacoli. Null’altro.

Gente abituata a lottare, silenziosamente e senza rappresentanza, che non può sperare più nulla da questa classe dirigente e che allora deve iniziare a pensare di far da sé. Non c’è alternativa politica e non basterà non andare a votare, perché questi pubblici rappresentanti perpetuano se stessi con i loro famigli, clientele e la parte parassitaria – numericamente imponente – che continuerà a mantenere lo status quo.

Non rimane che lo sciopero fiscale, portato avanti ad oltranza, fino a quando le classi di potere non si sgretoleranno. Vivono solo grazie a quanto riescono a portarci via. Già l’immensa tassazione indiretta cui siamo sottoposti dovrebbe garantirci il miglior welfare al mondo, eppure all’ingordigia del potere non basta.

Così facendo fallirà l’Italia, trascinando con se pure l’Europa? Questa Italia, questa Europa? Ben venga. Appena arriverà l’Imu rispeditela indietro scrivendoci sopra: “Non ingrasserete con il mio sangue. Non più.”

È una posizione estrema, vero. Grave, quasi sovversiva. Certamente. Ma quanto i nostri governanti hanno impunemente fin qui fatto è peggio, molto peggio. Inoltre, la ribellione fiscale non farà altro che accelerare l’agonia di una fine cui queste politiche ci stanno già conducendo, con il vantaggio di avere maggiore speranza di sopravvivenza.

Buona Pasqua sarà quando ci saremo liberati di queste zavorre. E allora sì, allora sarà Pasqua di liberazione e di resurrezione.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 7 Aprile 2012


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