CARATTERI IN COMMEDIA

Esistono «leggi» che governino l’umano accadere, sia nei piccoli fatti del quotidiano che in quelli grandi della storia? Gli storicisti (continentali, non quelli di area anglosassone) rispondono recisamente «no», ed hanno ragione. Il farsi delle cose, grandi e piccole, private e storiche, è integralmente libero.
Bene, ma in questa integrale «libertà», poi, accade bene «qualcosa» che modifica e innova. Gli idealisti dicono che questo qualcosa sono le idee e pertanto anche il carattere degli attori del perpetuo dramma; i marxisti invece sostengono che sono i fatti, ovvero le dure leggi dell’economia, e che le idee e la psicologia degli attori del dramma in ultima analisi non contano nulla.
I liberali, infine, pensano che scindere brutalmente con un aut le due suddette opinioni è già un menomare la libertà del farsi. E cio’ perché sulla libertà (direi quasi: sulla tabula rasa) dell’accadere influiscono tutt’e due le cose: sia le idee che i duri dati di fatto. Anzi: le idee e i fatti combattono, o si alleano, tra di loro, e dunque la verità dell’accadere è dialettica: la libertà è il continuo mutevole presupposto, ma anche il continuo multicolore risultato, di questa perpetua lotta. Uno dei primi eventi storici della vita non fu forse la faccenda di Noè? Dove già incontriamo i duri fatti (il diluvio) e l’idea (l’arca)… E’ singolare pensare che da mezzo ‘800 ad oggi ci si è accapigliati, e tuttavia ci si accapigli, per non voler ammettere la contemporaneità e coesistenza delle due forze: fatti – idee. E c’è stato persino chi sbagliando di grosso, come Karl Popper, ha creduto (alla maniera anglosassone) che «storicismo» significasse non libertà, ma determinismo stretto…

Le recenti vicende sono state per me una lezione di doverosa modestia. Anche io (come molti, ammetto a mia discolpa), scivolo troppo spesso nel commento politico esclusivamente psicologizzante. Troppo facile; la vita politica non è un romanzo rosa a puntate. Ma d’altra parte è estremamente vero che il temperamento degli attori retroagisce sulla pièce. Certamente, oggi e adesso, si tratta di fatti, duri come pietre, che dovremo sopportare noi, sebbene siano stai abbozzati e decisi altrove. Il guaio è che «altrove» si è decisa non solo la crisi planetaria, ma anche il nostro modo di reagire ad essa, di reagire ad una tragedia che sarà bene di casa nostra! Bersani non ha pudore. Urla: «Berlusconi prima raccomandava di non preoccuparsi troppo; ora strepita che c’è fretta». Ma ci prende per idioti tipo «comintern», il Bersani? Non sa, o finge di non sapere, che le cose sono cambiate toto coelo? Perché mai non parlava di spread lui, un anno fa? O si comporta sempre come con la famosa «costituzione», che ritiene paraliticamente intoccabile, ma poi toccabile solo quando lo decide lui? Ha mai sentito parlare dell’opinione di Cristo: «Non l’uomo per il sabato, ma il sabato è fatto per l’uomo» ?

Usiamo dunque un poco la considerazione dei fatti alla luce delle personalità e psicologie degli attori della pièce. Il famoso incontro a tre, dove Monti avrebbe colto non si sa quali allori, ha dato segni evidenti dell’assunto che qui sostengo. Per Sarkozy, è stato un infortunio della vanità. Pensava che un successore di De Gaulle, munito d’una chitarrista politicalcorretta, ovvero nulla, avrebbe impressionato la Merkel? Certo no; ma non bisogna dimenticare che, per i Francesi (lo disse già Stendhal) vivere è una riverberazione dell’ apparire. Merleau-Ponty, filosofo esistenzial-marxista, ribadisce ingenuo: «Essere, senza apparire, è cosa inconcepibile» (ed il bello è che crede di emettere una prescrizione di gnoseologia, e non invece una nota di vanità). Ma niente da fare. La Merkel è tosta.
Sarà allora la Merkel sensibile solo ai «duri fatti» ? Neppure per sogno: perché ormai tutti vedono che sta mandando a carte quarantotto anche la Germania. C’è nel suo carattere, evidentemente, una sfumatura che la porta a ripetersi. Non voglio certo insinuare che questo sia nazismo travestito; voglio solo dire che nel DNA teutonico c’è qualcosa che non c’è ad es. nel nostro.

Sintomi diametralmente opposti al di qua delle Alpi. Darla da bere, sí, e come no? Ma all’Italiana: non per vanità, ma per agguantare le svanziche. Il nostro Monti, da buon Italiano, doveva sentire di lontano l’arrivo della batosta. Impossibile darla da bere alla Merkel? Bene, ma possibilissimo, d’accordo con lei e col Sarko, darla da bere agli Italiani. Fingere di aver ottenuto qualcosa.

E come ha influito sulle componenti fattuali della attuale «storia» il carattere di Berlusconi? Ogni qual volta ci si imbatte in una «coazione a ripetere», c’è di mezzo ovviamente un uomo col suo carattere. Il carattere di Berlusconi lo porta a cedere all’ultimo momento per una sorta di timidezza, molto strana in un un tipo forte e fin troppo fiducioso in se stesso come lui. Questo singolare «cedimento dell’ultimo minuto» s’è prodotto varie volte: con i suoi «passi indietro» fatti prima con Scalfaro, ora con Napolitano; col cedimento nei confronti della Libia prima, con l’inerte posizione presa ai tempi dell’assassinio di Gheddafi poi… Innegabilmente c’è una nota di passività.
Occorre dunque indagare altrove. Un co-responsabile che è all’origine di tutta la faccenda esiste, ed è il Presidente Napolitano, che si è comportato seguendo la «coazione a ripetere» a lui propria: comportamento da veterocomunista, e ancor meglio da apparatchik, ovvero da comunista pauroso.

A Monti, del resto, la via da seguire (menzogna + truffa) l’ha subito ribadita un altro comunista travestito da pecora: dico Enrico Letta, il consigliere per autonomina che, al momento opportuno, scopri’ che l’esagerato spread era tutta colpa di Berlusconi. Non certo eccessivamente fesso, sapeva di mentire: ma sapeva anche quanto siamo fessi noi. Doveva spaventarci, ed infatti ci è riuscito. Questa è una mascalzonata. E c’è da scegliere: o si è fessi, o si è mascalzoni. C’è anche una possibilità terza: che si sia insieme mascalzoni e fessi; ma non voglio esagerare.

Si aggiunga, quanto a «psicologia», un altro dato per me permanente e evidente: il presidente Napolitano è un pauroso o, più rispettosamente detto, è un temperamento estremamente prudente, e questo non sa nasconderlo: non c’è giorno che non sottolinei la cosa.
E i nostri «fatti» sono ancora… «coazioni a ripetere», e ancora riguardano il solito Presidente Napolitano, oggi fattosi risoluto. Non si ha idea di quanta apparenza di forza puo’ conferire una estrema prudenza. Non c’è uomo più risoluto d’un pauroso messo alle strette. Ed ecco i pochi, ma gravissimi fatti.

Grida vendetta, ad esempio, il fatto più vergognoso di tutti: com’è che Napolitano, che è il capo del consiglio superiore della magistratura, ha sopportato per anni e anni l’uso sistematico della menzogna, la calunnia persino surreale, insomma: che si perseguitasse spudoratamente il Berlusconi? Non ha notato la tempistica ripugnante (finisce una storiaccia tra cretina, oscena e surreale; immediatamente ne comincia un’altra), la reiterazione sfacciata, l’imbecillità ignominiosa dei capi d’accusa, etc? E’ forse affetto da mongolismo, o «cretinismo congenito»? No: se ne è stato zitto e mansueto per mera fifa, sbruffoneggiando a vanvera su temi anodini, e solo ora si accorge dell’indecenza della faccenda dei magistrati, solo ora che Berlusconi ha fatto il «passo indietro» e che, pertanto, la canèa politicalcorretta dei gauchistes va calmandosi, e allentandosi la cinghia di trasmissione politica-magistratura. Bravo. Adesso puo’ parlare con inflessibile sembiante del fatto che occorre «calmare i toni del dibattito», suggerire ai giudici «comportamenti più consoni all’alto ufficio», etc. Ma dica quel che vuole, tanto noi Italiani ormai, rassegnati, abbiamo «rassegnato» le dimissioni da cittadini d’uno stato democratico.

Altro fatto: si è mai accorto della piaga del «pentitismo»? O pensa forse che «un Ciancimino puo’ sempre servire» et similia ? Ma, ripensandoci, questa nota è confortante: non penserà mica anche lui (come lo pensiamo noi) che l’inviso Berlusconi potrebbe ri-spuntar fuori una «terza» volta, peggio di Napoleone ?
E la democrazia di cui tanto ci riempiamo la bocca, dov’è andata a finire: voleva il popolo tutto questo? E’ stato interrogato da qualcuno? Intanto Monti qualcosa deve pur aver detto, con la sua voce tanto melodiosamente maschile, se a cose fatte la Angela Merkel ha dichiarato di non aver mai sentito proposte di soluzione politico-economica più mirabolanti. «Sono stupita», ha detto. E noi con lei. Perché a noi Monti non ha ancora detto un bel niente; anzi, ci ha un po’ delusi. Si trattava di fare cose incisive, presto. Sta facendo cose mosce, tardi. «La barca affonda» ? Macché, c’è la questione di «Roma Capitale».

Poveri noi, che fare? Attendere un eventuale ritorno di Berlusconi, rifugiati nella Lega Nord!?

Dunque, come si vede, il «carattere» dei personaggi influisce, e molto, sull’andamento della commedia. Duri fatti si’, ma fino ad un certo punto. E senza dimenticare, poi, che i «duri» fatti dell’economia sono fatti di fiducia…

E per finire, un compitino da svolgere a casa: Ritenete voi prodotta dai duri fatti, o dalla volontà, dalle idee, dalla psicologia di singoli, la ventilata istituzione di un direttorio Parigi-Berlino che spedirebbe in «B» il resto dell’Europa?

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 28 Novembre 2011


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