TRIONFO DEL MORALISMO (AL CREPUSCOLO DEL BERLUSCONISMO)

Berlusconismo ed antiberlusconismo sono al capolinea. Anzi, di più: guerra in Libia e manovra li hanno spazzati via in un sol colpo. Non che siano del tutto spariti i tifosi, gli accesi propagandisti che negano ogni evidenza, dell’uno come dell’altro schieramento; il problema è che tutto questo loro azzuffarsi intorno alla figura del Cav non ha più granché senso, soprattutto non interessa al popolo.

Il paese risulta, a chi ha occhi per vedere, governato da un esecutivo che non governa, cioè: che non decide autonomamente niente ma si fa dettare il da farsi da potenze straniere, dalla BCE, da un’Europa tutta incentrata sull’asse franco-tedesco.

Conseguenza di ciò: i tifosi del Cav, per giustificare manovre che sconfessano tutte le promesse di “rivoluzione liberale” degli scorsi anni, mettono da parte ogni sana diffidenza verso un euromostro sorto senza dar vita ad istituzioni comuni e senza una condivisione del debito, e giungono finanche a far proprie letture moralistiche della crisi: hanno ragione in fondo quei tizi in Europa, siamo cattivi, noi italiani, non vogliamo lavorare, non vogliamo pagare le tasse, siamo dei “familisti amorali”, come raccontava il vecchio Banfield, ben lontani dal raggiungere i livelli virtuosi di nazioni come la Germania…

Se le cose vanno male, con qualcuno ce la dobbiamo prendere, e così il berlusconiano doc, sconfessando sé stesso, si mette in minoranza, abbandona il popolo (e il sano populismo del passato), assume toni da élite morale (sic!), si indigna…

Trova quella che a Napoli chiamiamo “la pezza a colori”: si da la colpa al paese, ai particolarismi, agli evasori (o al sud, ché un po’ di vecchio e sano leghismo funziona sempre, e dunque dagli ai suoi amministratori dissipatori – vedi il caso siciliano contro cui si è scagliato questa estate uno sopravvalutato come Facci -, ed in fondo ai “sudici” di prampoliniana memoria)…

E via, così, a politiche che non sono molto distanti da quelle che avrebbe potuto mettere in campo un Prodi, un Visco, la buonanima di un Padoa Schioppa …

Ma il Cav non si tocca, lui è al di sopra delle critiche, guai a dargli anche solo dell’incoerente…

Perfino la guerra in Libia gli viene perdonata (ed il voltafaccia a Gheddafi, uomo cui solo qualche mese prima aveva fatto il baciamano…), quella che è la più eloquente dimostrazione della perdita di sovranità della nostra nazione, della inconsistenza della nostra classe politica, tutta, senza alcuna eccezione, da mettere sotto processo non per le ruberie, la corruzione, insomma per gli affari della tasca, ma perché guasta nel cervello, assolutamente inutile, priva di un sia pur minimo senso del bene comune, nazionale…

Berlusconi, l’uomo che per molti costituiva una sfida all’establishment, ai “poteri forti”, quei poteri che gli erano estranei ed ostili, coi quali non aveva – e, ne siamo ancora convinti, non ha – molto a che fare, l’imprenditore “nazional-popolare” che era “sceso in campo” per combattere la partitocrazia, il vecchio mondo sindacatocratico e confindustriale, la nomenklatura che ci opprime… si è inchinato a tutti costoro, li teme e trema al sol udire le parole del Presidente della Repubblica!

E’ un dato di fatto, innegabile, inoppugnabile. Ma loro, i tifosi, negano…

Di più, rilanciano, e rispolverano il vecchio compitino, “il Cav è aggredito dai giudici = il paese è in pericolo”, come se l’attuale situazione della giustizia, il fare il bello ed il cattivo tempo da parte delle procure, non sia anche il frutto di un’omissione, la mancata realizzazione di una seria e radicale riforma della giustizia, quella promessaci per anni dal berlusconismo …

Ad indignazione, quella degli indignati in servizio permanente effettivo, si risponde così con indignazione.

Lo fa anche uno intelligente come Ferrara, il quale su Il Foglio del 16 settembre 2011, scrive:
“Dicono in coro a noi suoi amici e sostenitori di sempre: fatelo e fateci uscire da questo incubo, trovate una soluzione che raffreddi l’incandescenza. Ma l’incubo è la politica predatoria, la giustizia persecutoria, la fine della privacy, il bracconaggio illegale. Finché non getterà la spugna per sua volontà, magari in numero sempre decrescente, noi resteremo qui a incitarlo e a denunciare, uno per uno, i colpi bassi dei suoi avversari. Non è un Lord, è un grande pugile che dà scandalo. E noi qui non siamo al concerto, stiamo assistendo a un interminabile match di boxe. Facciamo il nostro dovere, e salvaguardiamo senza infingimenti e con passione le regole di un’arte nobile con devozione partigiana e patriottica. Le partite truccate non ci piacciono.”

Insomma, per l’elefantino il Cav va ancora “incitato”, perché è ancora “un gran pugile” e bisogna che chi lo ha sostenuto faccia il proprio dovere, “con devozione partigiana e patriottica”…

Si, occorre essere patriottici, come lo è stato il Cav quando ha dato – dice lui, costretto – il suo placet ai bombardamenti coi droni (aerei senza uomini) sulla Libia, per consegnare quest’ultima agli “insorti”, come li chiama Frattini …

Appena ieri abbiamo potuto assistere al trionfale, almeno così credono loro, ingresso a Tripoli di Sarkozy e Cameron (con al seguito il “nuovo filosofo” Bernard Henri-Levy, quello sempre scapigliato, bello, con la camicia bianca…).

Il nostro presidente del consiglio, ovviamente, non c’era…

E del resto i primi due gaglioffi sono andati lì a prendersi quello che un tempo era definito il nostro “cortile di casa”, con annessi contratti per il petrolio, eccetera…

Una guerra contro l’interesse del nostro paese, delle nostre aziende, oltre che palesemente ingiusta per altri motivi e ipocritamente, odiosamente camuffata da “intervento umanitario”…

Una guerra avvenuta, però, col nostro sostegno (governo ed opposizioni, destra e sinistra, unite nel fornirlo)!

Ma i tifosi sembrano già essersene dimenticati…

Sia ben chiaro: gli altri, gli oppositori non è che stiano meglio, quelli del PD, un partito nato già morto, sarebbero capaci di candidare a premier perfino la Arcuri, che però è decisamente meglio di Renzi (per ragioni che non debbo spiegarvi), l’aggressione dei giudici tale è, un’aggressione, e le intercettazioni di massa sono una schifezza cui chiunque abbia a cuore cose come la democrazia e la libertà dovrebbe opporsi.

Ma rappresentare Berlusconi come se fosse un novello Craxi e dire, come fa il direttore de Il Foglio, che la battaglia a difesa del Cav è addirittura “la battaglia a difesa del paese” è falso.

Gli interessi di tutti noi ormai divergono da tempo da quelli di questa classe politica, mediocre, subalterna, ghibellina, come di tutta una classe dirigente, vecchia, assolutamente non all’altezza della sfida di oggi: l’Europa è finita, sta per diventare terreno di contesa di potenze che ci sovrastano, il tutto mentre i suoi ceti medi vengono immiseriti da politiche di austerity, socialisteggianti, ed intere nazioni vengono condannate alla decrescita da misure draconiane messe in campo evidentemente da chi – per il solo fatto di aver deciso di prendere questa strada – non può non avere in mente anche ipotesi di repressione del malessere che ne deriverà…

Intanto qualcuno pensa di aver già inventato il modo per gabbarci, per incanalare e fottere il dissenso, con questa pagliacciata degli “indignados” di regime e tutta la insulsa polemica contro “la casta”, le auto blu, i prezzi dei menu’ della camera, gli sprechi. Fuorviante, ingannevole, antipolitica, nel senso che tende non a sostituire questa classe politica con una nuova e più adeguata, attingendola dal popolo, ma a sterilizzare e depotenziare la critica con robuste dosi di quella che ormai è l’ideologia dominante, il moralismo…

Mario Colella
Zona di frontiera, 16 Settembre 2011


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