ANIMAL SPIRITS

All’indomani del primo turno delle elezioni amministrative in alcune tra le più grandi città del paese, in molti piangono. Qualcuno in pubblico, sotto forma di un’autocritica, che però, almeno per ora, non va davvero a fondo, altri in privato, anzi ostentando dinanzi alle telecamere una vittoria non propria. Ma è un piangere sul latte versato che esprime debolezza, se non palese stupidità, comunque incapacità a capire realmente dove si è sbagliato, esposizione al ridicolo.

Il dato partenopeo è chiaro: dopo anni di intreccio di inefficienza e clientelismo, passati inizialmente sotto il nome di “rinascimento napoletano”, non ci si poteva aspettare che una radicalizzazione del voto, da un lato quello agli “animal spirits” di keynesiana memoria, dall’altro quello al magistrato “anticasta” di turno, che ben ha saputo incarnare anche la nostalgia di tanti delusi di sinistra per gli anni, secondo alcuni mitici, del vecchio PCI di Berlinguer, quello col cuore in mano, tutto festival dell’Unità, tortellini, canti degli Inti Illimani, ma soprattutto tanta tanta moralità.

E’ del tutto evidente che il populismo – che per chi scrive non è affatto una parolaccia – avanza, nelle sue molteplici forme, a discapito delle forze cosiddette “riflessive”, “moderate”; gli “agnelli” vengono travolti, mangiati dai lupi, e gli si preferisce un linguaggio estremo che reclama cambiamento, svolte radicali o pseudo tali. In questo ambito Berlusconi e il berlusconismo erano stati un tempo dei maestri, avevano intercettato il malessere di una parte consistente del paese, anche al sud, quella più insofferente allo Stato, alle vecchie burocrazie, alla nomenklatura dei partiti, bramosa di una rivoluzione liberale di popolo di cui il Cav era visto come il messia, il leader carismatico. Ora mostrano la corda.

Perché? Lascio la risposta ad analisti più bravi, qui mi limito a dire che le promesse si mantengono e che non si può andare avanti a forza di barzellette demenziali e di battute su “quelli di sinistra che non si lavano”.

A Milano, la Moratti è stata pessima nell’agitare la paura dell’estremismo, nel fare appello, così, ai “bravi moderati”, cercando di spaventarli: “impediamo che un amico dei terroristi vada al governo della città!”, è stato uno dei leit motiv degli ultimi giorni di campagna elettorale. Il giochetto non ha funzionato. Il benpensantismo evidentemente non paga più, specie nel momento in cui si sconta la trasformazione, ad opera dello stesso Cav , delle amministrative in un referendum su sé stesso che non poteva certo prescindere dal giudizio sull’insufficiente azione del governo nazionale. L’elettore del Nord bada al sodo e lancia così il suo avvertimento…

Anche il risultato ottimo dei grillini va letto in questo contesto: si è voluto premiare l’urlo anticasta, l’insofferenza verso i politicanti di professione e i “poteri forti”. A nulla vale ora stigmatizzarlo come demagogia, qualunquismo, eccetera, ci si comporterebbe come quegli indignati in servizio permanente effettivo che tanto si è criticato fino a poco fa’.

Bisogna prendere atto che la gente comune non è insensibile alle incoerenze dei politici e vive un momento di grande disillusione, che in alcune realtà, vedi Napoli, si è fatta incubo vero e proprio, con una situazione come quella dei rifiuti che non poteva produrre altro esito di quello che abbiamo d’avanti agli occhi: la punizione del PD di Bassolino (che è anche, ovviamente, quella del PD nazionale che gli è stato dietro, che da sempre gli è complice) e nel contempo di Berlusconi, non più creduto e reo di aver puntato su una campagna elettorale amorfa, priva di mordente, senza parole d’ordine forti, programmi convincenti, trasversalità in grado di sparigliare ottenendo la vittoria senza giungere al ballottaggio.

In questa situazione, non è del tutto scontato che Lettieri abbia la meglio al secondo turno su un’ex PM che si è rivelato in grado di riscaldare i cuori di una parte della città ben più consistente di quella dei manettari di Chiaia che lo sostengono apertamente da tempo, usando slogan e un linguaggio – iperlegalitario e “di sinistra sociale” – che riportano dritto dritto… al primo Bassolino…


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