Serve una forte intesa tra Francia e Italia

Il recente vertice italo-francese ha fatto emergere che, senza una solida intesa tra i due Paesi, nessuna politica di contenimento dell’immigrazione potrà avere successo; in questo senso, oltre agli aspetti geopolitici, pesano non solo l’esperienza storicamente acquisita dalla Francia nella gestione del fenomeno ma anche e soprattutto il riferimento culturale del modello di integrazione adottato, ispirato ad una concezione laica della Republique, aliena da suggestioni identitarie e comunitariste.

A Roma peraltro, sull’altra sponda del Tevere, risiede lo Stato del Vaticano che, sia pure con toni diplomatici moderati, svolge la sua missione religiosa e morale orientata ad assecondare una politica di accoglienza, esercitando una moral suasion forte sulle masse cattoliche del nostro Paese.

Disgraziatamente, di fronte alla minaccia potenziale di invasione da parte di diversi milioni di esseri umani, che abitano nei Paesi della fascia settentrionale dell’Africa, occorre una visione politica di equilibrato realismo che da un lato riesca a contenere reazioni di estremismo xenofobo e dall’altro contrasti aperture umanitarie velleitarie, propiziate in particolare da ceti benestanti della borghesia intellettuale progressista, che non verrebbe comunque investita dal disagio delle Banlieus o da quello dei quartieri degradati della estrema periferia di Roma.

Per tutti questi motivi ritengo, a titolo strettamente personale, che sia indispensabile che Francia e Italia su questo tema, che investe il futuro della nostra civiltà, ritrovino al più presto le ragioni di una cooperazione permanente, strutturata e pianificata, che superi l’onda emotiva dell’emergenza. Attendersi che l’iniziativa parta da qualche Monsieur Godot di Bruxelles penso sia altamente improbabile.

Anche sul fronte dell’economia si è accesa negli ultimi tempi qualche scintilla di troppo; personalmente perseguo una visione liberale dell’economia con connotazioni di “liberismo disciplinato e rigoroso”, per dirla con Mario Monti.

Ciò non toglie che, in un’Europa ancora lontana dall’essere un’ unità politica, é comprensibile che i singoli Stati esercitino, nei limiti consentiti dalle regole dell’Unione, un presidio forte su alcuni settori strategici, purché tuttavia ben definiti e soprattutto con criteri di reciprocità e di trasparenza.

In questa logica, a mio vedere, la conquista da parte di Edf di una posizione azionaria di controllo dell’operatore energetico privato Edison SpA sembra rientrare nelle logiche di mercato mentre non lo sarebbe una scalata ad Eni o Enel, che rappresentano asset strategici inalienabil per il nostro Paese.

Nel settore della logistica e della grande distribuzione gli ipermercati di Carrefour (61 punti vendita), Auchan (57 punti vendita), Leclerc 30 punti vendita) hanno trovato nel nostro Paese accoglimento favorevole e stanno conseguendo un ottimo successo commerciale.

La prossima entrata in esercizio (nel 2012), sulla rete ferroviaria ad alta velocità italiana, dei treni Alstom della Società Ntv, partecipata al 20% da Sscf in qualità di “partner industriale esclusivo”, introduce una competizione con Trenitalia, da cui certamente trarranno vantaggio gli utenti italiani.

Tuttavia, a mio modesto parere, non sembra francamente comprensibile che il mercato passeggeri domestico dell’alta velocità francese sia precluso ad operatori italiani e che persino sulle tracce transfrontaliere esisterebbero ostacoli all’ottenimento di fermate intermedie rispetto alla destinazione finale.

Un segnale di apertura in tal senso avrebbe un grande significato politico associato ad un sicuro ritorno economico in vista di un ampliamento degli spazi di collaborazione tra i due Paesi.
Italia e Francia hanno un grande potenziale di collaborazione che spazia dal settore del trasporto aereo, ove è auspicabile un rafforzamento dell’alleanza tra Air France ed Alitalia a quello dell’energia in relazione al programma – per il momento congelato – di costruzione di centrali nucleari, destinate a fornire energia elettrica al nostro Paese.

A ciò si aggiungano gli investimenti estremamente rilevanti già intrapresi congiuntamente per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, in verità molto onerosa, destinata ad alleggerire il traffico merci su gomma.

In conclusione, sotto il profilo strategico, anche e soprattutto nei settori dell’economia, le ragioni di cooperazione sono nettamente prevalenti rispetto a quelle del contendere e non potranno essere le dispute su Parmalat, piuttosto che gli orologi di Bulgari a compromettere le prospettive di una intesa stabile o a guastare l’armonia tra due Paesi, accomunati da una grande affinità culturale e da una consolidata assonanza politica.

Andrea Verde, 29 aprile 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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