PAPERISSIMA SPRINT

Noi gli vogliamo bene. Perché in questo grigio panorama in doppiopetto burocratico la sua anarchia creativa ha seminato scompiglio, sparigliato le carte, e tenuto insieme l’Italia. Ed anche oggi, anche se si traballa, la nave va.

Pero’ certo, da un mese a questa parte, non ne azzecca una. Non è sorprendente: qualunque essere umano tirato per la giacchetta, deriso, vilipeso, scientificamente e sistematicamente delegittimato perde lucidità e per stanchezza, annuisce.

Si sarà detto che non era saggio, ascoltare il suo istinto ed andare contro tutti, Napolitano compreso. Non era saggio rispondere picche all’abbronzato, tenere testa a Monsieur Bruni, impedire a Larussa di giocare con gli aeroplanini. Erasmo dovrebbe venirgli in sogno e fargli il solletico sotto i piedi. Perché questo errore potrebbe essergli ed esserci fatale. Adesso non ci resta che sperare, controvoglia, che Gheddafi sia fatto fuori rapidamente e che ci cadano sotto il tavolo briciole di ciò che gli altri divoreranno, in uno scenario mediterraneo sempre più cupo, tutto da ricostruire, non si sa come. L’incoerenza non è mai un difetto quando è guidata dall’intuizione: se è forzata, fa danni: lo sa bene Bossi, da quel perfetto animale politico che è.

In controparte Draghi andrà forse alla Bce? Il cult del Web, grande capo Estiqaatsi saprebbe come rispondere: economia, sempre economia e sempre più un mondo a parte, rispetto a quello degli uomini.

Ma se Sparta estera piange, Atene interna non ride. La riforma della giustizia è al palo, e stiamo per votare una legge sul fine vita che più illiberale non si può. Ma si è capito o no che c’è una sfera privata dove lo stato non può e non deve entrare? Perché per colpa d’un padre ideologico e di una sentenza degna del più esemplare dei torturatori dovremmo invadere drammi personali, sezionare dolori privati, pesarli con il bilancino ed il codice? Gli italiani dabbene hanno sempre saputo, da soli, accompagnare le persone amate al capolinea nella maniera migliore, con dolore ed assumendosene le responsabilità in perfetto silenzio. Il buonsenso, la ragionevolezza, l’amore e la compassione non entreranno mai in nessun comma, giacché appartengono alla sfera misteriosa di ciò che molti chiamano anima. Leggi di tal genere possono servire, ben al contrario, solo ai malintenzionati sprovvisti di cuore.

Perché affrettarsi, Cavaliere? Dov’è finita la “lungimirante, lucida follia?”. Sembra che quella fulgida parola che è stata la nostra cometa – libertà – sia stata soffocata nel chiasso plebeo delle opposizioni. Mortificata e svuotata nel suo contenuto “alto” si aggira pallida e cenciosa come una nobildonna caduta in bassa fortuna.

Se milioni di uomini e di donne hanno votato il Pdl finora non è stato certo per l’abolizione dell’Ici sulla prima casa, o per l’egregia tenuta dei conti pubblici. Ma solo e soltanto perché uno strambo leader superitaliano ha incarnato il modo di sentire la vita che è anche nostro. Il sole in tasca è questo: una Patria che come una buona madre, vegli sui suoi figli senza opprimerli con divieti assurdi, senza dettare regolamenti teorici, pronta ad aiutare con discrezione, quando occorra. Una madre che sappia sorridere e ridere che non abbia il volto arcigno della matrigna di Biancaneve o di Gianfranco Fini. L’esatto contrario di ciò che piace a quelli che delegano all’ideologia e allo stato il loro pensiero, le loro azioni, per non avere il peso fastidioso della responsabilità.

Noi saremo, come nel passato, gli ultimi ad abbandonare la nave. Ma vogliamo ancora remare, remare remare, se lo strambo ascolterà le nostre voci, che sono le voci di milioni dì Italiani. E vogliamo anche perdere, con onore, per le nostre idee e non per aver abdicato alle idee degli altri. Di questa finta ragionevolezza delle sussiegose badanti intorno al Cav, ne abbiamo piene le scatole. Vogliamo che ci ascolti. A costo di arrivare ad Arcore e di accomodarci seduti davanti al cancello, a tempo indeterminato. Gianni Letta potrà pure trattenerlo un mesetto fuori di casa, ma prima o poi, arriverà.

 

Angela Piscitelli, 27 aprile 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 28 Aprile 2011


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