SI PUO’, SENZA BERLUSCONI, ORA?

Una moneta unica vuole un solo debito pubblico. Così fosse ci vorrebbe una sola politica fiscale, del lavoro, delle infrastrutture, del credito, e… Bisogna continuare, fino all’uso delle armi, visto che un bene unico va difeso in comune?

Così, però, non è, né sarà, l’euro, quindi, fallirà, è fallito!, chi non se ne è accorto, né se ne accorge, guarda il mondo dal suo pertugio, competente, se ne sbatte di ciò che non gli compete, i competenti si guardano l’ombelico, si distraggono. Che ci mette l’economista a far quadrare un’equazione, un meno qui, un più là, un diviso qui, un per là, voilà, i conti tornano, l’equazione va. Ma va a spiegare più e meno, diviso e per, a greci, irlandesi, portoghesi e futuri compagni, va a spiegare ai francesi perchè svaniscono i punti di appoggio che bilanciano la forza, nell’asse, di Berlino. Sorpresa, ecco la Le Pen che dice basta, la Francia non può sottomettersi all’Europa tedesca, un referendum per deciderlo, dentro o fuori! Ma nemmeno i forti, quelli dove va il più e il per, ci stanno a tenersi l’euro in questa compagnia, l’Italia, dice il Financial Times, è incubo all’orizzonte, “white wale”, balena bianca non digeribile! Va a dirlo, nella lunga pace polare, al finnico, di dare ai deboli quel che ha in più. Apriti cielo, l’Artico diventa di fuoco! Il finnico, dice un ardente no, un leghista italiano per lui è un “meridionale” del Sud! La Germania? Pare a qualcuno che smani per gettare risorse in un pozzo sfondato? E’ arduo a capire che se le equazioni tornano le pance borbottano?

La Germania, non ignara di ciò, non ci voleva nell’euro, bramava la Francia, la quale, però, ci voleva, per equilibrare la forza sovrastante di Berlino. Voleva un asse non un palo cui impiccarsi! Ma mettere in equilibrio un asse economico che contraddice l’equilibrio politico è voler far quadrare un cerchio. Non ci sono riusciti, fa meraviglia?

Ammaccati e divisi, siamo al punto di prima, meno amici di prima, più deboli nel mondo, noi e i nostri alleati preferiti, gli yankees. Il tedesco non sembra dolersene, egli ha scommesso sui mercati dei paesi emergenti, che gli odiati, da lui, derivati hanno creato ed aperto con la globalizzazione. Sa che questi paesi emergenti verranno, già lo fanno, a investire nei paesi che usciranno dall’euro, a condizioni di favore rispetto ai prestiti tedeschi? Si vedrà cosa uscirà da questa talpa cieca che è ormai l’Europa, di certo non un primato del mondo! Chi descrive da anni questa scena su un quotidiano regionale, nel negletto Sud, in un libro da un anno, chi da quelle colonne ha chiesto al governo italiano di aprire una Vertenza Europa, titolo di un suo articolo, non ha avuto modo di farsi ascoltare. Chiedeva a Berlusconi: in queste condizioni, con un paese ridotto al lumicino e questo Mezzogiorno, come sosterrai la tua ambiziosa, giusta, politica mediterranea? Abbiamo perso la Libia! E adesso?

Certo non ci si può rivolgere ai Ciampi e Napolitano, essi vollero e decantarono l’Europa dell’euro, con la un po’ misera, infingarda?, motivazione che agli italiani va messa la mordacchia, non sanno contenersi e autodisciplinarsi, occorre sempre la sferza straniera.

Come si è detto, Parigi convinse Berlino, ma Berlusconi, giustamente, dissentiva. Cosa è successo dopo? Gli europeisti italiani continuano ad inneggiare all’Europa, oltre che al Risorgimento, in Italia il Nord deperisce nella bellavita, il Sud si arrangia nella malavita, il primo invoca la riforma fiscale che non avrà, il secondo la fa, nel sommerso e nella malavita, ma la fa: 55% di sommerso qui, 19% al Nord. E’ malavita, meglio una malavita che la morte, così ragiona la pancia del Sud! Sbaglia? Ci volevano le statistiche del dopo per capire quel che chi si intende di vita poteva già vedere prima, uno, pur non laureato, se vede dei morti di fame, fa due più due e prevede che, prima o poi, ruberànno. Occorre una laurea, una competenza?

L’Italia, però, tra il più, nascosto, del Sud e il meno, manifesto, del Nord, fatta la media, cresce poco, crescono, però, i risentimenti territoriali. Lo dicono tutti, specialmente i campioni dell’euro e dell’Unità, e lo rimproverano a Berlusconi, il quale abbozza, festeggia con loro l’Unità di un paese spaccato, vanta cure draconiane per stare nell’euro, ma rimane alleato di una forza antiunitaria, data questa Unità, mentre al Sud crescono domande inedite, antiunitarie.

Dopo la Libia vuol perdere l’alleato preferito? Che gli rimarrà al Nord e al Sud? Le pive? Non è immaginabile nè auspicabile una sua uscita di scena, chi, tra i suoi, lo vuole, dica non con chi sostituirlo ma con cosa, non è, però, auspicabile nemmeno “questa” sua permanenza. Si dia da fare per fuoriuscire, egli – da se stesso! A che fidarsi dell’opposizione, vive, Letta!, nel luogo del tempo che fu, né toglie né mette.

Giuseppe Corona
Zona di frontiera, 26 Aprile 2011


Un commento a “SI PUO’, SENZA BERLUSCONI, ORA?”

  1. Giuseppe Corona says:

    Poco commentato, eppure io ritengo che quelli esposti siano il cuore del nostro problema, scriverò oggi un articolo con una proposta pratica di movimento per la riforma della Costituzione. Proporrò, cioè, una via politica da percorrere, non attraverso partiti, ma col popolo.


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