DEMOCRAZIA MORBOSA


Nello stesso anno della Rivoluzione d’ottobre (1917) Ortega y Gasset, nel suo scritto Democracía morbosa, definisce in maniera magistrale il concetto di “democrazia”. Ecco qui tradotto il suo magnifico testo:

«Negli ultimi tempi l’Europa ha sofferto di una grave perdita di cortesia: ed è questo un atteggiamento plebeo […], è questo il plebeismo. Di una cosi’ incresciosa situazione dobbiamo essere grati al trionfo della democrazia. La democrazia, esclusivamente e strettamente intesa come norma di diritto politico, sembra essere cosa ottima. Ma la democrazia esasperata e “fuori di sé”, la democrazia in religione o in arte, nel pensare e nel gestire, la democrazia trasferita nel cuore e nei costumi, è il morbo più pericoloso che una società possa contrarre […] Ogni interpretazione sedicentemente democratica di un ordine della vita che non sia quello del diritto pubblico, è fatalmente plebeismo […] Se non è lecito essere “anzitutto” democratico, aggiungo ora che neppure è lecito essere “solo” democratico. Chi è amico della giustizia non può fermarsi al livellamento dei privilegi, avverte l’esigenza di legittimare anche ciò che è diseguaglianza tra gli uomini.
E’ questo il criterio atto a discernere dove il sentimento democratico degenera in plebeismo. Colui che si sdegna vedendo trattati in modo diseguale gli eguali, ma poi non si scompone se vede trattati in modo eguale i diversi [chi eguale non è], costui non è un democratico, è un plebeo.»

Questo testo di straordinaria limpidezza afferma la stessa verità che Hegel espone con linguaggio tecnico nella Fenomenologia: in quanto individui, gli uomini non sono affatto uguali tra di loro; eguali lo diventano si’, ma solo quando, sotto il profilo politico-amministrativo nonché “giuridico”, da semplici individui si trasformano in persone.

Giovanni Gentile ricorda che sull’Antologia del Viesseux, nel 1832, anche l’italiano Silvestro Centofanti aveva già espresso lo stesso concetto a proposito della Teoria della sicurezza sociale del Carmignani: «è un falso concetto dell’eguaglianza quello che vogliamo trovare dove l’eguaglianza non è, cioè negli umani individui, naturalmente tutti ineguali l’uno dall’altro. Invece «essa può essere, ed è di fatto, nella reciprocità degli umani interessi.»

Ci sembra utile aggiungere qualche esemplificazione, magari un po’ rozza, per rendere la cosa evidente anche alle cervici più “corrette”.
Immaginiamo una coppia di individui comunque scelta. Ad esempio, Pierluigi Bersani ed Emanuele Kant. In quanto individui, essi non potrebbero essere più diseguali e diversi. Ma immaginiamoli colpiti entrambi da un forte mal di denti. Il dentista li considera del tutto identici, ed infatti tali sono in quanto aventi entrambi un identico diritto alle buone cure del caso. E qui si arresta la “democrazia”.

Si arresta: perché infatti, se si pretendesse ad esempio che Bersani scriva una sua Critica della ragion pura, si farebbe cosa assai ingiusta, e poco democratica, nei confronti del povero Bersani. E infine, se Bersani volesse affibbiarci sua sponte un simile testo, ancora una volta saremmo… fuori di testa, oltre che dai confini di una fisiologica democrazia.

Altro che il pasticcio della “teoria della sovrastruttura”! Lenin aveva notizia di queste linee di pensiero? No? Peccato.

Leonardo Cammarano
23 febbraio 2011

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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 24 Febbraio 2011


Un commento a “DEMOCRAZIA MORBOSA”

  1. Adriana Redolfi says:

    Plebeismo è comunismo?


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