GIUDICI DEL BARGELLO

Sembra la bufera sia già finita. Altro in mano la procura di Milano non sembra avere, sarebbe già stato usato. Ovviamente non ne ho certezza e potrei benissimo essere smentito, ma sembra proprio tutte le cartucce siano state sparate.

Sollevato il fumo della battaglia ora si possono contare morti e feriti. La procura di Milano non si è risparmiata e questa volta ha gettato veramente il cuore oltre l’ostacolo, giustificando l’inchiesta con capi d’accusa a dir poco tremolanti. Sembra evidente l’obiettivo dei magistrati non fosse né la concussione né lo sfruttamento della prostituzione, ma colpire mediaticamente il Premier. Una inchiesta che è pena essa stessa, degna dei giudici del Bargello: ostendendo pubenda et percutiendo lapidem culo nudo.

Certo che se il Presidente del Consiglio non manifestasse abitudini e stili di vita degni di una rock star saremmo tutti più felici, ma sempre di comportamenti privati si tratta e tali dovrebbero rimanere. Non li cambierà certamente a 74 anni.

Con ciò non significa che tutto quanto emerso sia giustificabile. Rimane il pesante sospetto Nicole Minetti sia giunta al Pirellone più per culo che per merito, per esempio. E questo non è bello. Ne escono pure devastati Lele Mora e Emilo Fede, ma se del primo altro non ci si poteva aspettare, del secondo il ruolo di mezzano gli calza male, anzi, malissimo. Queste intercettazioni illegalmente giunte alla piazza hanno anche un merito: le avrà lette pure il Premier. Saprà quindi regolarsi per future più sincere amicizie. Affari suoi anche questi, ovviamente.

Bruti Liberati ne esce pure male, dichiarando cose che non pensa, avallando la linea della Bocassini di nascosto. Furbo, ma poco elegante. Fossi il Premier mi preoccuperei pure di capire come mai questa vicenda gli sia capitata tra capo e collo senza che nessuno lo avvisasse di quanto si stesse profilando all’orizzonte. Eccessivo l’impiego di uomini e tecnologia per non sollevare una benché minima sospetta nuvoletta di polvere che qualcuno forse ha scientemente nascosto sotto il tappeto. Non penso tanto a Maroni, piuttosto al fido Letta.

La linea difensiva avrei preferita fosse un’altra, con querele spedite a raffica alla Macrì, a D’Avanzo, Repubblica e Fatto Quotidiano. Si è preferito invece ribattere con videocomunicati e Signorini. D’altra parte io sono pugnace nelle mie reazioni, mentre forse la linea scelta è stata la più efficace. Anche questo è prerogativa della parte offesa che fin’ora ha sempre avuto ragione.

Narratovi ciò è importante tentare di evitare di disperdere quanto fin qui costruito proprio da Berlusconi: il popolo di centro-destra. Una decapitazione potrebbe far esplodere il PDL e questa volta ci siamo andati molto vicino. È invece determinante lavorare per una sua successione non traumatica, anzi, favorita da Berlusconi stesso. Questo è un ragionamento che vale indipendentemente dagli scandali presenti, passati o futuri. Trattasi di semplice buon senso.

Paolo Visnoviz
21 gennaio 2011

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 21 Gennaio 2011


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