CANNIBALI

«Mi chiedete di restare, non vi deluderò», così ha dichiarato Marino dopo una manifestazione in suo sostegno. Personalmente non sono affatto deluso: sembra una telenovela. Involontariamente comica, recitata male e che non accenna a finire. Causi, Cantone, seconde file del Pd: tutti impazziti.

Se Marino non si dimettesse, l’alternativa sarebbe quella di farlo sfiduciare in Campidoglio (il luogo dove ogni cosa si sarebbe dovuta svolgere da bell’inizio). Ma i consiglieri del Pd non ci stanno, non vogliono eseguire la sentenza, pretendono che intervenga direttamente Renzi (campa cavallo).

Non ridevo così da tempo.

Non so se si nota, ma da quando – fatto fuori il Berlusca – sono divenuti la forza politica egemone, si è scatenato il delirio. Sembrano un branco di cannibali: si sbranano tra loro per il diritto di mangiarsi la preda (noi, o meglio: la nostra sempre più povera saccoccia). Non c’è solo Marino (mai digerito, malissimo gestito, da sempre demente corpo estraneo non solo della politica, ma di ogni minima decenza umana), mica c’è solo la telenovela-Marino, dicevo, ma ci sono pure scontri tra governo e sindacato dei magistrati, tra prefetti e sindaci, tra la direttrice delle entrate e il governo, tra la Camusso e l’Inps, ecc. Tutti dello stesso colore, tutti a darsi botte da orbi.

Ma la stampa è in larga parte compiacente e strombazza alla ripresa galoppante, talmente galoppante che nessuno l’ha mai vista, e se c’era deve esser già scappata lontano. I giornaloni riportano i fatti, anzi questi quotidiani fattuncoli, resoconti di piccole miserie con ossequiosa seriosità. Come fanno a rimanere impassibili di fronte alle comiche? Ah già, il primo che ride ha perso. Il lavoro. E finisce al Corriere dei Piccoli.

La classe politica ora al comando è composta da chi doveva riportare dignità al Paese, da chi vantava d’essere di comprovata superiorità morale. E i giornalisti sono quelli che riempivano pagine ed articolesse scandalizzate per un Topolanek al vento. Ora che il Topolanek non si vede, perché piantato nel nostro culo, scrivono della merda spacciandola per fiori. E De Andrè non c’entra, purtroppo.

La realtà invece non è così formale come ci viene raccontata, non è distaccata cronaca politica, no, quello cui assistiamo è solo un pessimo spettacolo da bettola di infimo ordine. Degli avvinazzati che hanno perso ogni freno inibitore e non esitano ad accoltellarsi per sete di potere e danaro, senza decenza alcuna. Senza pudore, senza nemmeno più fingere sia per il bene del Paese. Questi non ce li leviamo di torno per altri vent’anni almeno. E dietro di loro non lasceranno nemmeno il poco che è rimasto.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 27 Ottobre 2015


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