OPERE PUBBLICHE E PRIVATE

Piove da tutte le parti, trombe d’aria e bombe d’acqua a non finire, città, villaggi, casolari sotto i flutti, sotto il fango o almeno dentro la fanghiglia, danni su danni sulle case e sotto le case, fiumi, torrenti, rigagnoli che straripano; alberi che cadono sulle poche automobili che ancora non sono panciall’aria tra le onde, le dighe cedono, i tombini scoppiano, i nervi saltano…

Ma niente paura: i governi e i ministri, le defunte Provincie e le purtroppo ancora in vita Regioni, Comuni e Amministrazioni, governatori e sindaci e stipendiati d’ogni tipo, uffici-studio e centri di pianificazione, tutto e tutti stanno già preparandosi a metter fuori i necessari provvedimenti e le necessarie opere di contenimento, dighe e paratíe, paraventi e muriccioli, fossati anti-lava e deviazioni di fiumi…. Cose costose, per cui ci si sta anche preparando a subire fortissime spese ed a percepire lauti guadagni, che possano bastare fino alla prossima calamità nazionale.

A noi è venuta un’idea geniale, che osiamo metter fuori con la stessa sollecitudine e modestia con la quale mise fuori la sua imperitura ʺpropostaʺ il geniale Swift, al quale dedichiamo la nostra miserevole musa. L’idea è che qui bisogna razionalizzare e pianificare. In realtà, il circolo vizioso: ʺdisastri pubblici → spese per opere di riparazione → e daccapoʺ puó essere bypassato a vantaggio di tutti e svantaggio di nessuno, con un sistema semplice. È strano non averci pensato prima.

Primo passo: si provveda, d’accordo con gli uffici meteorologici, stazioni sismografiche, etc., a stimare il più veridicamente possible che cosa prometta di buono l’annata. Questo valore sia fissato tra un minimo, che naturalmente non sarà mai eguale a zero (qualche litro di pioggia cade sempre, anche nei casi più favorevoli) ed un massimo, che sia compatibile con la capacità di resistenza delle finanze nazionali. Il troppo stroppia.

Secondo passo: stabilito il grado di gravità delle prevedibili catastrofi, sinistri, sciagure (bombardamenti d’acqua, trombature d’aria, terremoti di terra, fuoco di vulcani, tsunami, eruzioni etc.), si ʺmonetizziʺ la situazione stabilendo una cifra, magari maggiorata di un 25% per tacitare i principali collaboratori.

Terzo: suddividendo questi finanziamenti, si fissino le destinazioni: centri ufficiali e ufficiosi di smistamento delle svanziche e di gestione dei balzelli, ditte per le opere di contenimento, murarie, viarie, ripristino idrogeologico e sismografico, etc., e naturalmennte si preveda una quota di compensi da distribuire ai procuratori d’affari, ed ai mediatori di questi procuratori.

Si distribuiscano le somme a tutti questi aventi diritto con equità (dico, rispettando il peso politico di ciascun destinatario); non dimenticando ulteriori spese per evitare le proteste, che non mancano mai. Inoltre, attenzione: c’è sempre qualche Cassandra che, per comprensibili motivi, preconizza disastri più dispendiosi di quelli previsti.

Ciò fatto, ognuno vada con Dio: le persone per bene si limiteranno a tornarsene a casa, o a starci se già ci stanno, raccomandandosi ai Santi. Gli altri, più numerosi, vadano dove vogliono (non certo a farsi benedire, beninteso, oppure a farlo, ma solo in senso proprio): a farsi il bagno di sole tra i palmizi dei tropici, a consumare la proverbiale bistecca alle Seichelles; a bere un whisky con la usuale fanciulla a Davos, a Cortina, sulle alpi, tra le piramidi o a casa del Diavolo. Sono utili, e praticate, le missioni celebrative all’estero, con pranzi, per propagandare la civiltà italiana.

Dopo, a conti fatti, si constarerà con sorpresa che la spesa complessiva costerà alla Nazione meno di quanto costi l’iter abituale. Col vantaggio, fra l’altro, di non dover ricantare ogni volta l’imbecille messa cantata degli aiuti, della solidarietà nazionale, dei tempestivi provvedimenti, dei consolidamenti, dei ringraziamenti anticipati e posticipati al Presidente ed alle autorità tutte per il concreto aiuto morale, ed altre urgenti misure penso tutt’altro che inani. La noia, diceva Leopardi se ben ricordo, è peggio della sofferenza. (N.B. Io non sono d’accordo, ma lui diceva cosí).

A me, in quanto proponente di questo sistema abbreviato di fronteggiamento dei pubblici disastri, che penso utile alle finanze della Nazione, ma anche ai nostri esauriti sistemi nervosi (=ʺbasta chiacchiere!”), spetti un tenue vitalizio, diciamo tremila euro al mese. E pace.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 8 Dicembre 2014


Lascia un commento