IMPARARE A DISOBBEDIRE

Siamo berlusconiani a vita, ma non fessi: constatiamo che forse il tempo del Cav. è finito; ma ciò non toglie che la ricetta buona ce l’ha, o ce l’aveva, solo lui.

Oggi, alle prese coi severi problemi dell’integrazione europea, la nostra società reagisce in maniera più demente e a sproposito del solito. Napolitano non ha saputo fare altro che il cavolo a merenda in Normandia dove, d’accordo col prof. Alzheimer, ha lodato le gesta dell’Armata Rossa. Santoro, che ha capito tutto, si dichiara disponibile a dare una mano come ʺcomunistaʺ. Scalfari propone Benigni a capo della Nazione e del Parlamento… Non avevamo già dato, e fatto ridere abbastanza, col Nobel a Fo? Intanto i ladri pullulano, sembra siano ormai la maggioranza della popolazione; della Casta, il tacere è bello. I Veneti, che volevano separarsi dall’Italia corrotta, balzano ai primissimi posti della graduatoria. Avevamo due eccellenze da mostrare all’estero: l’Expo e il Mose, ora diventate ʺdue indecenze dueʺ che non si sa dove nascondere. Etc. Forse è vero che gli M5S sono i meno disonesti del serraglio.

Molti avranno notato, anche se nessuno l’ha detto, che il furto è il reato ideale del codardo. Dimostrazione a contrario: Berlusconi, che non ha mai sottratto denaro, è stato anche l’unico Italiano capace di battere i pugni su qualsiasi tavolo. Prova inequivocabile: l’Europa non lo sopporta. Egli è l’unico personaggio munito di carattere che, proprio per questo, ora ci sarebbe indispensabile. Sí, perché da noi il pressante problema del giorno è disobbedire.

Uno sguardo ʺdi sintesiʺ alla storia recente sarebbe istruttivo. Noi ʺmosciʺ Italiani abbiamo sempre detto a tutti. Mussolini cominciò con dei no finché fu facile, ma finì con un ʺsìʺ più grande d’una montagna. Altro che ʺPiave mormoròʺ! Su questo punto dolente, vengono in mente tre (solo tre!) nomi significativi. E non ridete, de te fabula narratur: ridereste di voi stessi. Il primo, Craxi, che si permise di battere i pugni sul tavolo persino col presidente Reagan. Poi Cossiga, che ʺnel suo piccoloʺ batté i pugni sul naso del Csm. Il terzo, Berlusconi, che ha battuto i pugni dovunque ha potuto, benché spalleggiato (!) dalla solita melma di Italiani rematori all’incontrario, sabotatori e disfattisti. (Non ci si lasci fuorviare da alcune teste dure ʺa cacchioʺ, come Montanelli: vanitoso, era duro solo per decorare se stesso.) Nei tre casi, si trattò di teste dure che l’Italia puntualmente tradì. Ricorrente fenomeno: gli Italiani subito espellono, magari anche ammazzandoli, i pochi che potrebbero soccorrerli con gesti di nobiltà, di onestà, di fermezza. Spiegazione: fin dal dopoguerra la supremazia del Comunismo demolì tutto quel che c’era, o restava, dello spirito nazionale (il marxismo considera la ʺnazioneʺ una forma di ʺoppio dei popoliʺ). E intanto le pregresse fanfaronate del Fascismo rafforzavano per antitesi la plebea tendenza a considerare l’idea di ʺPatriaʺ una vergognosa malattia della coscienza collettiva. E così l’amor patrio, forza efferente se altra mai, diede il posto al suo perfetto contrario, l’afferente passione ʺDcʺ di arricchirsi derubando la comunità. Ultimi capitoli del romanzo: Expo, Mose etc. E magari la Tav?

Orbene: adesso occorre, per la nostra stessa sopravvivenza, imparare ad aver coraggio e pertanto a disobbedire al nuovo Moloch europeo. Disobbedire! In Europa forse è abbastanza facile, perché in giro c’è fierezza. Da noi fierezza non ce n’è, e dunque bisogna creare di sana pianta uno spirito d’indipendenza. Imparare a disobbedire. Questo ad es. intendono fare Salvini e la Meloni.

Venendo al dunque: anche Berlusconi questo ha sempre detto e fatto, tra mille impacci a lui contrapposti per fregarlo. Certo, il suo difetto è la timidezza, una sorta di complesso d’inferiorità. Sa battere i pugni su qualsiasi tavolo; ma perde combattività se affiora il sospetto che la lotta coinvolga motivi personali. È stato indomabile, fin dove l’han lasciato fare, con Primi Ministri e Ministri degli Esteri d’ogni colore; ma si piegó con un inchino alle inconcepibili prepotenze d’uno Scalfaro. È insomma abbastanza ben descritto dal detto: ʺLeone stradale, coniglio casalingoʺ. Ma ora la sorte sembra averci assegnato, ben al contrario, un ʺleone in casa, coniglio stradaleʺ, che poi sarebbe Renzi. Costui sa fare la voce grossa in famiglia – benissimo, avanti così -, ma oltre confine sembra che si pieghi e si arrenda anche lui. Un’idea geniale sarebbe fare di Berlusconi il ʺMinistro degli Esteri a vitaʺ d’Italia. Bei sogni; noi invece abbiamo innanzi al naso solo una strada costellata di buche e di escrementi, che ci viene additata con gesto tra paterno e subdolo dal satrapo della conservazione, dal pascià della reazione, dal cacicco della paralisi generale, dal nostro ‘Gnorsì Napolitano, lumacone esperto solo in ampollose chiacchiere, colpi di mano, subdoli voltafaccia. Come sfuggire a questo insegnante di cieca obbedienza e di fifa, che fa la guardia per conto terzi e per romantica nostalgia di vecchi amori? Dio ci guardi dai vegliardi in calore! Come salvarsi? Beh: ancora disobbedendo.

Tutto questo per dire e ribadire: Berlusconi declina? Peccato, sarebbe, ed è ancora, l’unico carattere indispensabile al galleggiamento della nostra baracca.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 18 Giugno 2014


Un commento a “IMPARARE A DISOBBEDIRE”

  1. franco brezzi says:

    Egregio dott. Cammarano,
    hanno sfottuto per anni Silvio Berlusconi per il suo educatissimo “mi consenta”.
    Il più grosso sbaglio di quest’uomo è quello di non aver capito che, in Italia, la gentilezza non paga. L’italiano medio vuol calci, insulti e parolacce: è il suo linguaggio, è stato allevato così. Poi, e utile ricordarsi che l’italiano è profondamente mammone e, come tale, adora le fiabe. E i comunisti sanno raccontarle bene e sanno sceneggiarle meglio, avendo allevato in grembo per settant’anni comici, giullari, guitti di varia estrazione, che hanno asperso la loro arte in tutti i teatri possibili, aule di tribunale, purtroppo, comprese.
    Il povero Berlusconi, inoltre, non ha esercito: i centri sociali, i sindacati, i magistrati, le coop e compagnia cantante, non sono mica sue.
    Tali corporazioni non si possono creare tramite l’educazione: ci vogliono assolutamente subdola astuzia e lungimirante ambiguità.


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