VIVA L’ITALIA

Viva l’Italia, l’Italia liberata,
l’Italia del valzer, l’Italia del caffè.
L’Italia derubata e colpita al cuore,
viva l’Italia, l’Italia che non muore.
(Francesco De Gregori)

Era di aprile, e doveva essere il 1981. Eravamo tutti arrivati con le navi, da Napoli in una notte. Sulla mia c’era pure Enrico Berlinguer che stringeva la mano tutti e firmava qualche autografo, arrossendo un po’. Eravamo in molti ad essere giovani e ad essere in politica in quel tempo, sotto le bandiere del partito socialista. C’erano già molti gaglioffi tra i giornalisti che dicevano che eravamo quelli “dei nani e delle ballerine”, ma noi sapevamo sorridere e ridere di gusto, mentre facevamo la gavetta gioiosamente attaccando manifesti e ciclostilando; dormivamo tutti insieme nei cameroni e se qualcuno allungava una zampa beccava uno sganassone e il publico ludibrio, si parlava di tutto e non si discriminava niente e nessuno.

Quando poi cominciamo ad invecchiare la memoria diventa puntiforme e restano alcuni momenti, perfettamente integri che ritornano sempre, evocati da un nonnulla e sono i segnalibri della nostra storia, le pagine che danno un senso al tutto. Ed eccomi seduta sotto il palco, insieme a tante e tanti come me: alzo lo sguardo mentre Bettino Craxi inalbera il suo fascio di garofani rossi sulle note di: “Viva l’Italia”. Abbiamo gli occhi umidi e battiamo le mani, tutti. Il sipario si chiude lì. Dopo ci sono state tante cose in fila, importanti, meno importanti: gli assassini di Craxi hanno tolto la vita non solo a lui, ma alla politica intera, ucciso la pianta e tutti i frutti, lasciando in piedi il peggio. Berlusconi ha raccattato i cocci, più di tanto non poteva fare. Lo si rimprovera di aver mal selezionato la sua classe dirigente, di aver fatto un partito personale. Sarà stato anche così, ma con i pozzi avvelenati tutt’intorno, sono gli avanzi che restano, e sono sovente avanzi venduti al nemico.

Tutto ciò che vedete ora è finzione. Finzione la democrazia gestita da toghe indigene e potenze straniere; finzione l’economia che continua a vomitare numeri a ripetizione a gusto dei dittatori di turno; finzione i governi che si succedono, con diversità trascurabili, con la sola consegna di assentire ai comandi delle cupole, senza ribattere. Finzione le elezioni. Perché si voterà alle europee? Per eleggere un costoso consesso che non conta nulla, non serve a nulla perché il vero potere in Europa non è elettivo. L’Europa si è trasformata in un mostro. Avrebbe dovuto essere pian piano, una grande democrazia allargata: si è trasformata in una tirannica autocrazia che esporta il suo modello negli stati membri più deboli, imponendo primi ministri invisi al popolo e asserviti al centralismo antidemocratico. Talebanismo tecnocratico che lancia anatemi e sanzioni sull’identità dei popoli. L’unica cosa vera è il dolore della gente, che non ha colore politico – il dolore è dolore e basta -, privata di ogni diritto, criminalizzata per ogni pensiero non conforme, imbonita dai monatti delle false speranze.

In Occidente – si dice – è finito il tempo delle guerre: menzogna. È finito solo il tempo delle rivoluzioni. Non abbiamo né il fisico, né il morale per farle e dubitiamo ogni giorno dei nostri stessi valori. È facile comprarci, siamo oltre la frutta e non possiamo permetterci di rifiutare le elemosine che scambiamo per speranze.

Ma se diserteremo le urne daremo ai vampiri tecnocrati ancora sangue fresco. Noi abbiamo bisogno di essere rappresentati, ma la delega deve essere inequivocabile. La sinistra, si sa è storicamente contro le Patrie, ma noi del centro-destra non possiamo e non dobbiamo mettere la croce per avallare la robaccia che ci ha fatto ingoiare il PPE. Noi siamo liberali. È la sola cosa che ci è rimasta… E ancora, ritorna l’immagine e il magone: profumo di ginestre, la brezza del mare, i nostri fogli, sempre un po’ macchiati da un lato, Viva L’Italia… il socialismo liberale… lib-lab… ed ora, cosa vedrebbe guardando verso l Italia, cercando la Patria sul suo candido orizzonte di esule?

E che cosa vediamo, noi? Dallo stuolo di conformi si alzi un Patriota, ci dica che questo fantoccio non è l’Europa. Giuri sul suo onore che è pronto a mettere il suo pensiero ed il suo cuore al servizio di un’Europa delle Patrie dove ogni cittadino abbia storia, focolare e sogni; che combatterà con ogni mezzo il terrorismo finanziario e l’omologazione; che è pronto a mettere in gioco se stesso pe restituirci dignità di uomini. E noi lo seguiremo.

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 22 Marzo 2014


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