POTERE ILLEGALE

Come Cassandra, sono stato profeta inascoltato. Da tempo predissi la sorte di Silvio Berlusconi: non perché avessi la palla di vetro, ma perché ho approfondita conoscenza dei temi della giustizia, a cominciare da quello di assetto, derivatemi da pluridecennali esperienze professionali, e da osservazioni e riflessioni sulla situazione politica italiana, che ho sempre qualificata “democrazia bloccata” o, ad essere più benevolo, “democrazia di facciata.

Dal 1988 (data di emanazione del nuovo processo penale) e, dunque, da un quarto di secolo, ho sostenuto, ma inascoltato, che l’attuale magistratura – in quanto unione di giudici e pubblici ministeri (secondo l’ordine giudiziario fascista del 1941) – è illegittima, sia sul piano costituzionale che su quello dei principi fondamentali del sistema democratico; perciò, potere tendenzialmente arbitrario (Montesquieu insegnava – ed era magistrato – che chiunque eserciti un potere è portato ad abusarne, onde la necessità che “il potere arresti il potere”). Chi “arresta” la magistratura italiana, di carattere burocratico, politicamente irresponsabile e indipendente da tutti?

Sono stato ignorato, perché scomodo, in quanto rompevo le uova nel paniere a comunisti e magistrati, tra i quali, fin dal 1946, si era stabilita una tacita intesa di mutuo aiuto a favore delle loro reciproche mire di potere, di partito e di corporazione. Quando uno è scomodo per tale potere o è eliminato con l’azione penale oppure è seppelito sotto una coltre di silenzio.

Da questa intesa è derivato il super potere della magistratura e l’impegno di questa a favore della sinistra e contro la destra: uno degli ultimi esempi di esercizio arbitrario del potere, la damnatio di Berlusconi, è giunta persino a violare un principio fondamentale nelle società democratiche, la tutela della proprietà privata, garantita anche in sede soprannazionale. La damnatio ha fatto seguito a quella di Bettino Craxi, morto in esilio per mano dei pubblici ministeri.

Devo però dire, mio malgrado, che questa situazione risale anche a responsabilità di Berlusconi che, essendo un ottimo imprenditore ma non un giurista, e pur avendo un consistente seguito elettorale, ha commesso l’imperdonabile errore di non dotarsi di un team di collaboratori competenti: basti dire che nominò Ministro della giustizia l’ing. Roberto Caselli, gran brava persona, ma assolutamente digiuno della materia del suo dicastero, perciò succube dei magistrati ministeriali che avallavano la mistificazione comunista secondo cui dividere il pubblico ministero dal giudice era contro la democrazia e che, comunque, richiedeva la revisione costituzionale. Anche con il Ministro Alfano emerse l’incompetenza del centrodestra in ordine di assetto giudiziario.

Io mi batto per una giustizia di stampo liberale e occidentale; che è poi fondamentale non solo sul piano del processo bensì anche su quello della configurazione democratica dello Stato, connotata dai principi fondamentali della separazione equilibrata e reciprocamente controllata dei poteri, nonché, e di più, della responsabilità per l’esercizio degli stessi.

Ma il cambiamento dell’assetto giudiziario postula una corretta informazione al popolo ad opera di un potere culturale indipendente, non asservito ad interessi di partiti o di corporazioni. La crescita culturale del popolo è precondizione per una seria riforma del potere giudiziario al passo delle democrazie evolute, efficienti e garantiste.

Non è più sopportabile che un leader politico avente il seguito di milioni di italiani sia vittima di un potere illegale (l’attuale magistratura). In una democrazia veracemente liberale vale l’insegnamento per il quale si deve obbedire a tutto ciò che è legale, ma si deve resistere a tutto ciò che è arbitrario: non è vero che questa magistratura e le sue sentenze debbono essere sempre rispettate come vanno dicendo gli ipocriti comunisti e loro sodali; è vero invece che esse debbono essere additate all’opinione pubblica come esempio di potere arbitrario.

Non si può avere cieca fiducia nemmeno nella Corte di Cassazione, anch’essa intinta nella sinistra: ho sempre ritenuto – fondatamente – che Berlusconi rischia di finire i suoi giorni in galera o in esilio e non tanto per la recente sentenza irrevocabile, le cui conseguenze sanzionatorie possono essere mitigate con misure alternative alla detenzione, ma per i restanti processi ancora pendenti che presumibilmente saranno ad esito infausto. E sarebbe una iattura per l’Italia.

Marsilio
Zona di frontiera, 2 Agosto 2013


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