PATATE E PITALE

Ci penso da giorni. La faccenda dell’orchestra filarmonica di Atene ha fatto centro. Grazie alla violinista il cui bel volto piangente resterà per sempre nella mia iconografia personale come in quella dello Spirito, io, europeista convinto, comincio ad averne le tasche piene dell’Europa “stile Prodi”. Sapevamo bene che l’Europa, cadendo nelle grinfie dell’Europa, avrebbe perso dignità ed eleganza. Doppie grinfie: di qui la Merkel, di là i funzionari scartati in patria (uso Prodi, appunto). Noi europeisti italiani siamo stati ingenui: abbiamo creduto che l’Europa fosse meglio di noi, che la miscela ci avrebbe fatto risalire la china. Invece, confrontando strato con strato, di solito loro sono peggio di noi. Il Parlamento europeo è un Parlamento italiano moltiplicato per due. Persone di valore ce ne sono, ma tutti gli altri fanno di tutto per azzerarle. Proprio come da noi. Ho scoperto che l’Europeismo è questo: come eliminare ovunque il merito.

È uno schifo. Affidato a mani umane, il Continente sarebbe ancora alla avanguardia dell’intelligenza. Naturalmente non è questione di Nobel. I Nobel!? A parte le sezioni “scienze”, che “fanno ambiente” in modo del tutto peculiare, la sequela di nomi insignificanti è spaventevole. Le umanità latitano. Il continente s’è ridotto a ritenere decente chiudere i templi della musica, forse per tener ben divaricati portali come il Festival di Sanremo, protetti dai supergenî della sinistra. Palcoscenici abbaglianti, balletti, infantilismi miliardarî. Non pensa la Merkel, se è vero che comanda, che invece di stipendiare imbecilli per misurare banane e contare quanti fagioli debbono starci in un chilo, sarebbe il caso di creare un fondo per salvare gli organismi culturali euopei in sofferenza? Da ragazza canticchiava i lieder di Schumann, lei, o Lili Marlen e Dove sta Zazà?

Non c’è nessuno, in Europa, che difenda la filarmonica di Atene? Che cosa succederà poi? Bayreuth? Mahler in Trenker-Haus? Busseto? Divonne? Il Bregenzerfestspiele? Il Rossiniano di Pesaro? Allegri: forse salta anche il Maggio Fiorentino. Basteranno alla gloria d’Europa i locali porno di Montmartre? Le “Pétomane”, il “Parolacciaro”? Da un lato il disastro della cultura, dall’altro la Littizzetto che pensa di farci ridere col metodo del linguaggio scatologico. Che risorsa, non ci aveva ancora pensato nessuno! Tipici “europeismi”: pagare tutto il doppio (=un euro per duemila lirette), ma poi che conforto sentir lei che dice “cazzo, cazzo” in televisione! Bravo Prodi!

Se proprio la vogliono, l’Europa, allora sia la ripicca della verità. Ricordarsi che l’onore di essere in peggio ció che già siamo ci costa diecine di milioni di euro alla botta, al netto del dare/avere. Nessuno ci fa l’elemosina; siamo noi a dar biada e fieno agli Europei. Che ci biasimano, ma ruminano. Alcuni ragliano. Da oggi in poi, la verità e solo la verità: è vero che noi Italiani ci siamo ridotti male, spesso “facciamo senso”; ma ricordiamoci che gli Europei, caeteris paribus, ovvero paragonando “ceto” a “ceto” e strato a strato, se noi facciamo senso, loro fanno schifo. Poltroni senza carattere, noi Italiani? Ma sappiamo morire nelle “zone calde” di questa “palla di pianeta” come gli altri, talora meglio. Dove c’è un Quattrocchi c’è un Bigley che si comporta cómo un niño. Forse lo farei anch’io. Sí: dire la verità, senza dare importanza all’interlocutore.

C’è tuttavia la questione delle personalità di cultura, che a noi non mancano. Travaglio, la Littizzetto, Santoro, Zalone, Floris e pure Flores. Che scherziamo!? E ce n’è anche di meno importanti: l’italo-svevo Svevo, Pirandello, Gadda, Tomasi, Domenico Rea, Elsa Morante, Bassani, Sciascia, Lucio Colletti, ch’è riuscito a demolire scientificamente la dialettica marxiana (leggetelo); Sraffa, che ha messo in bilico il concetto di valore-lavoro sociale; Colli, che ha dato un più filologico Nietzsche ai nicciani; Assunto, che per difendere il paesaggio difende le nostre anime; Franchini, che ribadisce la non dialetticità del Male; Magnani, che ha trovato significati riposti in Stendhal; Nina Ruffini, che ha arricchito la biografia di Domenico Guzmán…; e basta – per non esagerare.

Abbiamo altro da discutere. Domanda: val la pena sacrificare (perché di questo si tratta) le vite di tanti imprenditori che hanno preferito la morte all’obbligo di tradire i propri dipendenti; negare un minimo di pane e calore umano a tante famiglie, padri e madri disperati, figli piangenti -, tutto ció affinché i Danesi e i Finlandesi, gente informata e per bene, credano di dar da mangiare a noi!? Perché mai preferire Tedeschi e Olandesi ai nostri uomini, che lavorano più di loro, come da statistica? Intanto le tragiche minacce alla cultura, in Grecia, mostrano che sul piano dei fatti siamo tutti pessimi. La polifonica di Atene vale più dei travet europei da stipendiare. La faccia di Prodi vale quanto la pelle d’un tamburo d’orchestra? Certo; figuriamoci di “quella” orchestra.

E poi ci sono i simboli che parlano chiaro. Hegel una volta tanto si fa capire, perbacco! Un simbolo è un ragionamento abbreviato, che rivisita un’intuizione. Un esempio: spaghetti & pistola è diventato il simbolo di noi Italiani; all’estero il cervello della “gente bassa” ci vede così. Bisogna essere all’altezza di questa cultura bassa. Prendiamo per esempio la Germania, quella della Merkel (non l’altra, quella di Bach e di Dürer, di Goethe e di Bruegel). Un simbolo adeguato lo propongo io: Nachttopf mit kartoffeln. Una foto a colori, sullo sfondo una veduta significativa di cui parlerò un’altra volta. Il simbolo è assai adatto: il vaso da notte sennó i Germanici low-class non ridono; le patate sennó non mangiano. Lasciamo stare Goethe, Bach, Dürer e Mann; cosí come lasceremo da parte Monteverdi e Tiziano, Masaccio e Leopardi… Noi, pistola sugli spaghetti; loro, patate nel vaso da notte. La bocca sollevar dal fiero pasto. Su queste basi paritarie sí, un’Europa B, quella che piace a Prodi ed alla Merkel, la si puó costruire. Lasciando da parte l’Europa A, che è solo per chi la vuole. Da oggi in poi le due Europe devono essere eguali per tutti. Volete unita anche l’Europa A? Allora fuori i soldi. Reintegrare nel suo insostituibile ufficio, per sempre, la polifonica greca, tutta e subito. I simboli del tipo A non possiamo trascurarli.

Quelli di tipo B, facciano un po’ loro: spaghetti e patate, pistole e pitali.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 26 Giugno 2013


Un commento a “PATATE E PITALE”

  1. franco brezzi says:

    Eccoli, egregio Cammarano, quei mostri di cui si è occupato il Goya: si, quelli del sonno della ragione. Sono apparsi in tutto il loro orrore e la loro abissale stupidità. Ed hanno ammiratori quasi quanti ne hanno i calciatori, i pontefici massimi di questa disarmante epoca, dominata da codesti supponenti fannulloni.


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