L’ITALIA S’ È DESTA!

Felicissima sera
a tutte ‘sti signure ‘ncravattate
e a chesta cummitiva accussi allera
d’uommene scicche e femmene pittate
chesta e’ ‘na festa ‘e ballo
tutte cu ‘e fracchisciasse ‘sti signure
e’ i’ ca so’ sciso ‘a coppa sciaraballo
senza cerca’ o permesso abballo i’ pure

La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia! (M.Gandhi)

Allegri, ragazzi! Suvvia! Capisco il povero Bersani alle prese con la quadratura del cerchio, tirato per la pompa dai Godor dalle Moretti a fare l’antiberlusconismo dell’ultima ora, tanto demodé quanto suicida. Come affannava, il poveretto terrorizzato da domande senza risposta.

Ma noi, noi Italiani dobbiamo essere felici: abbiamo piantato un paletto di frassino nel cuore della partitocrazia, abbiamo polverizzato il togherosse partito ed abbiamo spiazzato tutti gli opinionisti radicalchic. Bravissimi!

Ingovernabile? L’Italia è governabilissima, basta dismettere le divise dell’esercito dell’armata rossa: canti pure a San Remo, ma in parlamento risulterà difficile.

Dunque c’è il Pidi’, due anime, quella renziana socialdemocratgongolante e quella bindigodoriana massimalcattocomunista. La prima è in panchina a scaldarsi; la seconda è sulla scena; siccome “o smacchiatore nun s’a scorda a mamma” lo sconfitto di Bettola, pur non convinto per nulla obbedisce a mammà e con voce flebile, quasi piagnucolante mormora: “non con le destre, non con i populismi”. Trangugiando acqua, o vodka non si sa, fuggendo al più presto dal palchetto, nero come una canna fumaria.

Il primus inter pares è Beppe Grillo, nuotatore provetto, barba e crine da Poseidone, trascinatore del mondo virtuale, contestatore universale, noto per il suo orto. Quando finalmente la selva di giornalisti, trasferiti dala magione di Misseri alla sua, riesce ad intercettarlo si capisce che è pure un brav’uomo, che si è divertito molto fino ad ora, e che ora un po’ meno, visto che l’insalata si è ammosciata, gli tocca dar un po’ di svanziche ai poveretti che le chiedono (e sempre genovese è,) e che non ha la minima idea di come togliersi dal grande impaccio istituzionale, visto che lo spettacolo della campagna elettorale è finito e lui, a norma di legge, è un premier in pectore. Eppure era logico: tra tanti finti comici prestati alla politica era pure normale che gli Italiani ne scegliessero uno vero. Abbiamo raccolto un po’ di confidenze elettorali in giro: hanno votato Grillo insospettabili cinquantenni in giacca e cravatta – lavoro tutti i giorni e alla domenica ragù di mammà e partite -, alacri garzoni di fiorai, agricoltori non biologici e vecchiette battagliere col capello blu-Elsa. I sondaggisti: tutti con le pezze d’acqua fredda sulla zucca. Internet ormai ce l’hanno tutti! (capito, Palmieri?) e smanettando qui e là il fenomeno si è prodotto. E che fenomeno.

Ha vinto l’antipolitica? Nemmeno per sogno! Gli Italiani, maestri di riforme hanno detto questo: vogliamo essere bipolari, ma siccome questi due poli non sono proprio il massimo e – come è come non è – sono complici dello scatafascio montiano, vi mettiamo un terzo incomodo bello ingombrante così dovrete svegliarvi per forza dal sonno della ragione.

Già, perchè nei due poli, io non includo il Cav: lui la partita se la è giocata da solo, tutta, voto per voto, senza partito, senza Internet, offrendo il petto ad ogni singolar tenzone senza paura, mettendo sul tavolo rosso ogni cosa, a rischio di uscire in mutande dal casinò. Perfino i denigratori e gli antipatizzanti-caviar sono restati di stucco. L’Italianità è la fantasia al potere, è colore, passione, disordine creativo, anomia costruttiva, sorriso. Ed ora la pallina è nelle sue mani e se la tiene stretta. Vorrei proprio vedere se a qualcuno di questi nominati-miracolati potrà mai venire in mente di alzare le orecchie: zitti, e si fa quello che dice lui.

Avrete notato che oggi, perfino Re Giorgio sempre affabilmente merkeleggiante abbia avuto un rigurgito di italianità annullando l’incontro con quel cafone di tedesco che si è permesso di dire che avevamo eletto due clown (quando dicevano un clown, o peggio, un mafioso,tutto andava bene).

Allora, Bersani. Dopo un copioso pianto liberatore sulla spalla della Berlinguer che lo consolerà pietosa, dovrà farsene una ragione. La strada di Arcore, che Renzi già conosce, è obbligata, non ce ne sono altre. Lui lo sa. Solo che la fifa è forte: chi glielo dice a Godor? Come la mette con Saviano? E se le toghe imbufalite gli smacchiano l’Mps?

Suvvia, Segretario, coraggio! Vedrà che il Cav è pietoso, darà una mano anche a lei, nell’interesse dell’Italia che vuol tornare ad essere Italia. Brescello, sa dov’è? Si, è non lontano da Bettola, ma in Brianza. Smontate insieme il carro armato tedesco, uniti si vince. Vedrà che con un sano ecumenismo dialettico, tra un suono di campane ed un bellaciao, anche i grillini daranno una mano. Viva l’Italia liberata!

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 28 Febbraio 2013


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