IL PAPA DELLA REPUBBLICA

Non credo sia mai accaduto prima che dei partiti facciano a gara per non andare alle urne e, nel caso, di farlo con barba e baffi finti.

Pd – Da un lato è compresso dalla Cgil, dall’altro non può sganciarsi da Monti che anzi insegue e spera un giorno decida di prestarsi a polmone. Di sinistra o quello che capita. Ulteriori complicazioni derivano dalla foto di Vasto, sempre più mossa, dove l’antagonismo più duro al governo viene da Vendola che continua a vincere le primarie del PD, causando a Bersani un sorriso trasformatosi ormai in paresi facciale. Di Pietro, non sapendo se recarsi al mare o ai Monti, finge d’occuparsi d’altro. Non bastasse ciò, ecco spuntare Uolter, che in Africa non ci vuole proprio più andare. Poi uno si chiede perché Bersani anneghi nella birra.

Terzo Polo – Fini deve ormai aver compreso che gli applausi tributatigli da mezza Italia non erano per lui, ma contro Berlusconi. Caduto il tiranno non se lo fila più nessuno, nemmeno Casini. Forse fonderà un nuovo partito. Nel frattempo Flavia Perina sta cercando di spiegare alla base, dalle pagine del Futurista, che “non sono democristiani”. Pensando a Cirino Pomicino, il deus ex machina dell’affondamento di Berlusconi, avvenuto frusciando appena la moquette di Palazzo, senza alzare alcun dito in alcuna Direzione Nazionale, senza migliaia d’ore nei salotti buoni della Tv, viene in mente la favola di Esopo della volpe e l’uva.

Rutelli si è definitivamente infranto sulla vicenda Lusi, della quale si stanno perdendo di conto i milioni spariti. Ha offerto piena collaborazione alla magistratura inviando tutti gli estratti bancari, ma chiedendo in cambio assoluta privacy. Per tutelare i fornitori, ha detto. Trovando un elettore di Rutelli, anche solo uno, sarebbe stato interessante chiedergli se abbia creduto alla spiegazione del Mascellone.

Casini non si schioda dalla sua posizione: «sostegno a Monti, poi il “nuovo”» che, detto dal discepolo di Arnaldo Forlani, già delfino di Antonio Bisaglia, suona come una minaccia.

PDL – Si stanno scomodando le più avanzate teorie delle stringhe per cercare di spiegare l’imponente folla di tesserati rispetto al numero di elettori, inferiore sembra agli iscritti del circolo “Silvio forever” di Voghera. Operazione delicata in quanto dalle parti di via dell’Umiltà continuano a stazionare frotte di cacciatori con doppiette caricate a sale. Dalle ultime indiscrezioni sembra sia stato Berlusconi stesso ad indicare Mario Monti a Giorgio Napolitano, forse perché pensava che il Presidente non avesse tempo di leggere il Corriere. Comunque è segno di civiltà permettere a qualcuno di scegliersi il proprio boia.

Presentato pure il nuovo inno, versione melodica di un pezzo di J.Ax, tratto da un album intitolato “Domani smetto”. Pare abbia scatenato cori e ovazioni.

Prese il cavallo e scappò in tutte le direzioni” – pare sarà questa la strategia di tutti i partiti alle prossime amministrative. Tornata elettorale che vedrà un’esplosione di liste civiche. Ci saranno pure i simboli dei partiti nazionali, ma piccoli, piccoli, quasi un difetto di stampa. Per i santini propagandistici si sta pensando di usare foto con parrucche, barba e baffi finti e il secondo nome accanto al cognome.

Tempus fugit – Grande preoccupazione desta il poco tempo rimasto prima delle elezioni politiche del 2013. Monti potrebbe non riuscire a compiere quanto alcuna forza politica è stata in grado di fare dal ’47 ad oggi. È già pronto un prossimo governo PD-PDL di “unità nazionale” o di “salvezza nazionale”, sul nome non c’è ancora pieno accordo. Desta qualche preoccupazione la soglia di sbarramento, ma nel caso lo scoglio venisse superato il programma è pronto: riforma costituzionale, istituzionale, parlamentare, della giustizia, scuola, sanità, esercito della salvezza. Il modello preso a riferimento sarà quello Vaticano: Monti con poteri Universali, lo spread come Vangelo, nominato Papa della Repubblica e non se ne parli più.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 22 Febbraio 2012


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