JAWOHL

L’Italia è un paese dove sono accampati gli italiani. (Ennio Flaiano)

Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata. (Franklin D. Roosevelt)

Bei tempi, quando ci martellavano gli zebedei in tivì con la storia che “non si arrivava a fine mese”. Era retorica, ma applicata a noi cittadini, ci riguardava. Certo, il sospetto che la politica guardasse gli affari suoi, prima che i nostri, lo abbiamo sempre avuto, ma proprio per questo era importante – nel nostro piccolo – partecipare, per far pesare l’ago della bilancia un po’ più verso di noi, a detrimento dei notabili. In fondo “eravamo” tutti Italiani.

Un bel giorno – non si sa perchè – in questa terra turbolenta, luminosa, vivace, un enorme loden è calato ad oscurare il sole. Abbiamo continuato a parlare ad alta voce, a gesticolare, solo che dalla regia era stato tolto l’audio. Da quel giorno la situazione dei cittadini è precipitata. Adesso ce ne sono molti di più che non arrivano a fine mese – conti alla mano -, tanti che sanno che vivacchiano, ma il destino è segnato, troppi disperati senza alcuna prospettiva.

Pero’ il famigerato “spread” scende ed i rendimenti a sei mesi precipitano. Le leggi della finanza sono oscure: lungi da noi il tentativo di comprenderle; pero’ una cosa appare certa in questo panorama da day after. Il benessere dei cittadini, la loro tranquillità è inversamente proporzionale al maledetto spread. L’asse e la ragione della politica si sono trasformate. Non è più in gioco l’arte di gestire la cosa pubblica. Cos’è, oggi, “la cosa pubblica”? Non è l’insieme dei cittadini che formano una comunità, ma è un’entità metapolitica senza un volto che impone un equazione matematica che nulla ha a che vedere con la vita della grande famiglia-nazione. A questo mostro che tutto ingoia sul suo cammino hanno dato il nome di Europa, ma contiamo talmente poco, con le nostre piccole vite, i mutui, i figli da crescere, lo scaldabagno che si rompe, il dentista da pagare, che nessuno tenta nemmeno di spiegarci – solo per decenza o per ipocrisia – una volta giunti a pezzi a questa meta, cosa succcederà. È una forma di religione integralista che non promette paradiso: t’impone di andare all’infermo e restarci, in silenzio. Se questo è, almeno per assicurarci un tozzo di pane ed un pomodoro, potremmo abolire definitivamente tutto l’apparato della vecchia politica. Via il Parlamento, via le Regioni, via i Comuni e i relativi eletti: basta un grande computer ed un bel po’ di squadracce di Equitalia pronte a far a pezzi il cittadino disobbediente. Via naturalmente anche i giornali. Tutta questa laudatio, non serve a nessuno: a noi, no, perchè non crediamo nemmeno ad una virgola di ciò che ci raccontano, e al Monti e C, ancor meno, perchè non hanno bisogno di alcuna leggittimazione democratica. Basta la Finanza, jawohl. Via anche la diplomazia. Pagare gente per calarsi le braghe è inutile, tutte le braghe sono giù ed i posteriori a vista: fate di noi ciò che volete. Si salveranno da questa apocalisse solo quelli che riusciranno a riciclarsi in operatori di borsa.

È strano. Mentre tutto va a male tranne lo spread, il settanta per cento degli Italiani si è accorto che il nostro patrimonio artistico-culturale potrebbe essere la nostra rinascita. È come se questa abominevole tecnocrazia abbia risvegliato nelle anime l’eco di un’appartenenza insigne completamente dimenticata, la percentuale è significativa, infatti grosso modo c’è un trenta per cento da noi che vive di politica e di burocrazia. E loro, delle cultura, hanno una paura fottuta, perchè se questo germoglio calpestato si trasformasse da inerte dato statistico a coscienza, improvvisamente ritroveremmo forse la forza per combattere. Ritroveremmo la dignità perduta ed il coraggio di dire “no” a chi ci vuole schiavi. In fondo se l’affronto democratico ci è stato inflitto, la colpa è anche nostra: un popolo cosciente della propria cultura ed identità vigila perchè le sue Istituzioni siano conformi alla medesima e non alla sua degenerazione. “Essere, o non essere”, questo è il problema. Si, è proprio questo.

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 27 Gennaio 2012


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