GUARDIAMO IL CIELO

«On habite, avec un cœur plein dans un monde vide; et sans avoir usé de rien, on est désabusé de tout.»
François-René de Chateaubriand

«Eh caro! chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico TU! e tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono… Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? senza badare al fantasma che portano con sé, in sé stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! e credono che sia una cosa diversa.»
Luigi Pirandello

Rigidi giorni di spread, tra vetrine grondanti di ghirlande e palle colorate, fichi secchi, renne antropomorfe. Babbi Natale panciuti che cercando ansimando di giungere al tubo del camino, senza riuscirci. Certamente un lavoro usurante: questi poveretti che se ne stanno un anno nella naftalina e poi, tirati fuori dalla prigionia, sbattuti alle intemperie per un mese, senza manco la prospettiva della pensione. Arrivano all’Epifania stremati e ripiombano nel ripostiglio. Vorremmo sapere chi fu quel “cervellone” che si fece un dovere di importare questa moda nordica sulle rive del mediterraneo. Ci avete fatto caso? il cattivo gusto è come la cattiva moneta: si diffonde come un’epidemia.

Di presepi se ne vedono sempre di meno. Certamente quei plotoni di pastorelli orrendi made in China, con le loro facce diverse solo quando deformate nello stampo, non incantano i bambini del terzo millennio, tanto meno gli adulti immusoniti dal grigiore che avviluppa anche la festa, con la crisi che avanza e il portafogli appiattito come la vita politica.

C’è un’innaturale quiescenza in questa resa. Non ci sono ideali da difendere, non c’è un’idea sotto la quale stringersi e dare un senso al sacrificio. Tutti sanno come finirà l’Europa, seppellita dal suo non-essere con la sua monetina fasulla, creata in laboratorio, e fatta crescere in provetta da scienziati ottusi, curata da medici che guardano lo schermo del computer invece di osservare il volto del malato. Eppure nessuno reagisce. E’ come se la fantasia, ingrediente indispensabile per la comprensione delle cose, ci sia stata sottratta, sospesa da un potere superiore ed insidioso che fa calare il silenzio.

Più che l’indigenza – che nondimeno scatena tragici epiloghi di cui si dà conto con eccessiva disinvoltura – è la grandinata di luoghi comuni che sta seppellendo l’anima dell’Italia. L’europeismo è diventato una specie di religione acritica: del dogma, non si discute. Il dogma non lo si contesta. Lo si osserva, applicando alla lettera i suoi precetti. Ed è strano che si sia proprio noi – cattolici problematici – a prostrarci di fronte ai comandamenti europei. Noi, che facciamo l’amore per fare l’amore ed usiamo ogni sorta di contraccettivo e prendendo la comunione dopo opportuna confessione ad un benevolo parroco di paese; noi che a messa la domenica ci andiamo una volta l’anno ed in chiesa andiamo solo a mettere una candela a San Gennaro quando deve darci una mano; noi che ci sposiamo in chiesa con un divorziato. La nostra natura dovrebbe essere estranea ad ogni totalitarismo proprio perché è umana e problematica. Eppure oggi non abbiamo nessun moto di repulsione verso questo “integralismo finanziario” che ci colpevolizza e ci strapazza come un dio vendicatore. Cos’è, cosa puo’ essere l’Europa quando tutte le anime saranno messe a tacere, se non una terra sterile di robot infelici ed ossequiosi?

In fondo molte guerre hanno qualcosa di nobile se sono fatte per l’indipendenza, per difendere la terra dei padri, per spirito di conquista che insieme al lutto fa germogliare il benessere e la cultura. Una lettura sommaria di qualunque storiografo dell’antichità ci rende subito la dimensione di questa impressionante differenza.

Qualunque democrazia è meglio di niente. Questo è un Natale triste. Non ci sono più uomini, forse è per questo che non ci sono presepi: i pastori hanno tutti un temperamento, una veste, anche lacera, un’espressione del volto. Ci hanno detto che siamo colpevoli, ma non c’è nessun Bimbo, Figlio di Re che venga a nascere a Piazza Affari tra un bue ed un asinello, per riscattare il peccato originale. I panciuti senza volto vestiti di rosso siamo noi. Aggrappati ad una finestra compereremo il panettone al discount, l’iPhone, uguale per tutti al megastore, ma siamo lì. Ed anche se non ne siamo coscienti, finiremo nello sgabuzzino senza fiatare. Inventiamoci un sogno, per favore. Impariamo di nuovo a “fare la riverenza alle stelle”. Guardiamolo, il cielo. Puo’ capitare di beccare il pezzo della sonda sulla zucca, ma anche di veder passare la cometa. Vale la pena tentare. Non abbiammo nulla da perdere.

Angela Piscitelli
Zona di frontiera, 18 Dicembre 2011


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