BOND, MONTI BOND

Di economia, macroeconomia, sistemi finanziari, bib-bot, pronti contro il muro, spritz e spratz non comprendo nulla, lo confesso. Poco importa: dal turbinio di notizie si ricava la netta sensazione che nemmeno chi deve decidere ne sappia molto di più. È consolante, eleva a vette inimmaginabili le proprie stronzate, nobilitandole. Il discorso vale anche al contrario, sia chiaro, ma è preferibile pensare positivo adesso che finalmente si può: Berlusconi è stato napolitanamente dimesso.

Non si può credere una cosa essere e non-essere contemporaneamente, come non si può più banalmente iniziare a costruire un edificio dal tetto; eppure è quanto i tecnocrati ostinatamente perseguono. Assistere a questi magheggi sarebbe pure divertente se non lo facessero con le nostre tasche.

Quest’Europa è nata a rovescio, Ceca per paura dei tank si ritrova a combattere a colpi di grigi, autorevoli, bilderberghiani think-tank, svuotati di idee e riempiti di burocrazia. L’Italia ha la sua ultima arma segreta, segretissima, che ha già impressionato una culona, cosa che non riuscì nemmeno alla Stasi. Potere di Bond, Monti Bond.

La strategia per il momento è non fare nulla e non dire niente: una pacchia per giornalisti, economisti, catastrofisti, presidenti della Camera – che dell’aria ai denti hanno fatto lussuosa professione -, marcegaglie in gramaglie – condoglianze, ma che ti frega Marcie? La Fiat era una macchina di merda -. Ognuno ha la sua ricetta: Eurobond; Bce come strozzino di ultima istanza; politica fiscale comune; default modello islandese, greco, negro, ebreo, comunista; finanza islamica; foto di faccia e profilo per chi paga in contanti, ecc… Quando il malato è terminale si tenta di tutto: dagli ultimi ritrovati della scienza alla stregoneria. Sembra d’essere giunti a mettere sotto la tenda d’ossigeno una creatura d’argilla, un Golem privo di spirito che serve troppi padroni, meno quello giusto.

Berlusconi voleva la riforma delle pensioni, Bersani la patrimoniale, ma per veti incrociati non si è potuto fare né l’una né l’altra. Per fortuna ora c’è l’ultima arma segreta Bond, Monti Bond: le farà entrambe.

Quest’Europa nata à l’envers, dallo spirito zingaro, consuma la sua quindicinale transumanza tra Strasburgo e Bruxelles perché è pure un po’ burlona: sai le risate quando i parlamentari (e quanti ve ne sono) sbagliando data si ritrovano a Bruxelles mentre la seduta quel giorno era a Strasburgo?

Tutti sono capaci di costruire una Nazione partendo dalla cultura, dalle genti, dalle affinità storiche, ma sarebbe banale. Meglio iniziare dal carbone e dall’acciaio, passando dall’economia e dall’Euro per vedere se si riuscirà ad arrivare alla politica per poi, forse un giorno, giungere al popolo che così non sarà stato parte del processo (ignorante e bue può solo far danni), nel frattempo divenuto pavloviano riflesso di un indice di Borsa, nutrito da zucchine della giusta misura e dalle corrette quote-latte.
Vedete che succede a dar credito ad uno che si chiamava Spinelli ed era pure socialista?

Fortunatamente noi abbiamo l’arma segreta, il Bund, Monti Bund (la culona lo chiama così) che di questa Europa è uno dei più profondi conoscitori, visto che ha contribuito a costruirla tal quale.
Di ciò confortato vado a rivoltare l’aiuola del semaforo di fronte: in primavera – se ci arriveremo – potrà divenire un bellissimo orto di financial war.

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 27 Novembre 2011


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