MERIDIONE CLANDESTINO

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. (Giovanni, III, 19)

Per l’Italia positiva è l’economia sommersa, il mercato nero, che pompa liquidità nel sistema, gran parte della quale confluisce nell’acquisto dei Bot… (Loretta Napoleoni, economista, spiega su L’Unità del 5 maggio 2010, perché il debito italiano regge ancora, per ora…)
 

Ma come?! Ma non si diceva che al sud non si lavora, che, cioè, non c’è voglia di darsi da fare, che viviamo a traino del nord e siamo tutti, qui, a bighellonare – con le nostre false invalidità, le auto di grossa cilindrata acquistate truffando le finanziarie – o ad impallinarci allegramente a vicenda nelle faide di mafia ?!

E invece no, sembra proprio di no…

La tragedia di Barletta sveglia un paese sonnolento, incollato dinanzi alla TV a fare il tifo pro o contro Amanda in attesa della sentenza sull’omicidio di Meredith Kercher, e ci dice che c’è un mezzogiorno che, comunque, lavora, anzi, che butta il sangue, si fa ammazzare, si, ma per portare la pagnotta a casa, negli scantinati di palazzine pericolanti, lontano dalla luce del sole e dalla grazia di Dio…

Antonia Zaza, di 36 anni, Matilde Doronzo, di 33 anni, Giovanna Sardaro, di 30, Concetta Tina di 38 anni, Maria Cinquepalmi, di 14 anni.

Questi i nomi delle giovani donne, vittime del crollo della palazzina in via Roma.

Le prime quattro di esse lavoravano nell’opificio tessile ivi sito, in un seminterrato.

L’ultima, una liceale, era uscita prima da scuola ed era lì per salutare i genitori, i titolari della maglieria che aveva sede al piano terra, datori di lavoro delle altre ragazze.

Ora, tutti – come di rito – ad indignarsi, a cominciare dalle firme prestigiose della stampa nazionale e dal mondo della politica, in prima fila il nostro Capo dello Stato, tutti ad additare l’illegalità, l’assenza di regole, il dramma del lavoro nero, e, va da sé, “il degrado della nostra cultura politica e morale”…

Ma serve a poco, anzi a niente…

Specie se non si sa – o non si vuole – indicare la via d’uscita da questo degrado, e se, quindi, non si contestano radicalmente i vecchi dogmi e con essi le fallimentari ricette moraliste, proibizioniste, clericali, sindacatocratiche, che vedono unito e compatto un fronte che va dal guru Saviano al leghista Maroni, dalla Camusso al Presidente della Repubblica, fino ai preti e all’associazionismo delle anime belle dedite alle marcette per la legalità, quelle guardate in cagnesco dalle popolazioni (chissà perché?), e tenute in piedi solo dai “pionieri” del nord.

Senza dimenticare i professionisti dell’antimafia, i custodi di questo tempio della retorica…

Tutti a tuonare “No al lavoro nero, no alla piaga del sommerso! Ci vogliono più controlli, più polizia, più giudici, più morale!!”…

Tutti a pensare di poter imporre al meridione la medesima legalità del resto del paese, le stesse regole vigenti al nord (come alla Libia dei clan la nostra democrazia liberale)…

In realtà, all’indomani della tragedia, le uniche parole che valeva la pena di ascoltare erano quelle del primo cittadino di Barletta: «Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone»

Qualcuno pensa di poter dissentire? Qualcuno ritiene che, dopo aver perso sua figlia (ed il lavoro), il titolare della maglieria debba essere anche denunciato, messo alla gogna?

E, allora, qui abbiamo un solo, enorme problema, un nodo che può essere sciolto solo da una classe politica davvero coraggiosa, spregiudicata, con gli attributi, non da politici impiegati dello Stato, lo stesso Stato che è parte – cospicua – del problema che si intende portare a soluzione: fare emergere il sud dalla clandestinità, dare ad esso una sua legalità, e sottolineo il “sua”.

Come? Qui cito un esempio, un piccolo ma significativo esempio, che faccio spesso, beccandomi improperi di ogni tipo: ma siamo certi che le leggi antiriciclaggio, di cui ovviamente non mi sfugge la ragione etica, non impediscano al mezzogiorno di dotarsi di una nuova economia, e con essa di una nuova borghesia?

E’ solo un esempio, ma tante sarebbero le cose da farsi, a partire da un regime fiscale differenziato per il sud, che consentirebbe a buona parte del “nero” di emergere; solo bisogna cambiare radicalmente impostazione, abbandonare l’idea manichea che il male non possa essere convertito in bene, finirla con la repressione e coi bei paroloni sulla legalità che scattano ogni qualvolta si verificano eventi tragici, e nascondono – malamente – una gran dose di ipocrisia. Congiurano evidentemente per lasciare un pezzo del paese nelle tenebre, continuare ad avvolgerlo nel burka dei seminterrati…

Mario Colella
Zona di frontiera, 7 Ottobre 2011


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