SULL’ ORLO DEL BURRONE

Proprio la volta scorsa ho scritto testualmente: “votero’ ancora e sempre Berlusconi”, e ribadisco questo punto. Ma cio’ non mi impedisce di ospitare nella mia testa fastidiose associazioni, ormai divenute automatiche. E’ da tempo che al nome di Berlusconi mi si associa subito il famoso verso di Arturo Rimbaud (famoso, non significa dire pregevole: è un po’ retorico): “Par délicatesse, j’ai perdu ma vie“. Certo, non esageriamo: per fortuna Berlusconi è vivo e vegeto; ma anche Rimbaud, se aveva “perdu sa vie“, non per questo si sentiva proprio “morto”. Come diceva Gauguin, se vuoi che chi osserva il quadro veda un “verde”, di verde ce ne devi mettere almeno mezzo chilo.

Sί, il magnifico Berlusconi d’un tempo ha cominciato a sbiadire, ormai da un pezzo. E questo lo dice un berlusconiano convinto. Qualità importante, quest’ultima, perché ormai siamo autorizzati a sospettare che Berlusconi sia circondato da quel tipo di ceffi che sono amici, amici per la pelle si’, ma svergognati bugiardi. Come quelli che preparavano i carri armati di cartapesta per le sfilate di Mussolini. Berlusconi avrebbe molto, molto bisogno di persone modeste come il sottoscritto, persone che lo amano ma che dicano pane al pane e Cambronne al Cambronne. Si pensi che alcuni mesi fa gli hanno fatto proclamare con giubilo agli Italiani che per loro era bell’e pronta l’autostrada del Sole – tratta Salerno-Reggio -, quando invece la suddetta tratta era ancora una sorta di mulattiera coperta di sassi e di fasci di tondini di ferro. Vergogna: ma non per lui, bensi’ per noi Italiani, che siamo sempre i soliti.

Tornando alla situazione odierna, va notato che il vile attacco “pecuniario” del gentiluomo De Benedetti non era riuscito affatto a scalfire il buonumore politico del nostro. Il declino psicologico è iniziato invece con la disgraziata decisione di uniformarsi alla coatta scemenza che L’Onu ha tirato fuori dal cappello su suggerimento francese. Hanno superato persino il proprio stesso livello di cretinaggine politicamente corretta. Parlo naturalmente del caso Gheddafi. Fu subito chiaro, ed ora è arci-evidente, che Gheddafi stava facendosi soltanto i “casi” suoi. Iniziando a farseli con qualche diecina di morti, è vero; ma l’incolume e simpatico Assad ne ha già fatti diecimila. Gheddafi era riuscito a mettere insieme un regime laico: libertà alle donne, Allah in dispensa, ottimi e funzionanti acquedotti per inumidire il deserto. Il pensoso Sarkozy impose l’aggressione per fini che vanno anch’essi rivelandosi poco lungimiranti e che probabilmente gli costeranno la rielezione. Berlusconi doveva guardarsi dell’uniformare la propria posizione alla posizione media di noi ormai famigerati Europei, a dispetto di quanto gli suggerivano di fare i suoi bolsi consiglieri, dei quali è inutile fare i nomi perché sono clowns ormai sulla bocca di tutti. Questo gravissimo errore, commesso appunto par délicatesse – in traduzione: per una sorta di inspiegabile timidezza – ha fatto cader giù Berlusconi dall’ottimo livello di credibilità internazionale cui era giunto.

Perché quella timidezza? Questo è il problema. Non vi erano legami sufficientemente cogenti, patti internazionali abbastanza rispettabili da rispettare, che potessero intimidirlo e costringerlo. Timidezza: è stato questo, solo e proprio questo, il punto debole del personaggio. Questa timidezza apparentemente inspiegabile si spiega facilmente ritornando ad atavismi italiani che Berlusconi stesso era riuscito a superare ed a cancellare. E inoltre, questa timidezza sul piano umano sarebbe comprensibile, forse persino ammirevole – perché tenere la parola data è ammirevole…, ma qui c’era anche un’altra “parola data” che premeva dal lato opposto! Ma insomma è sul piano pratico, dico sul piano politico, che il voltafaccia è risultato incomprensibile perché non rigidamente dovuto, praticamente dannosissimo, e – circostanza ch’è la più rilevante fra tutte – privo della dovuta simmetria. Pacta sunt servanda, è vero, ma solo in regime di “andata e ritorno”. Berlusconi stesso ha varie volte lamentato che certe importanti promesse a lui fatte non sono state poi mantenute.

E’ questo punto del suo carattere cio’ che differenzia l’uomo da Bettino Craxi, personaggio che per il resto, forse, aveva punti in comune con lui. In effetti Craxi non solo era duro, ma aveva una virtu’ importante che generalmente ai politici italiani manca, e che sarebbe utile a loro, preziosa per noi: la virtu’ di disobbedire con gusto ed anzi di sottolineare col lapis più rosso possibile, e a gran voce, il proprio piacere di fare assolutamente di testa propria. E’ l’arte che sanno praticare con vera maestrίa i nostri “cugini” francesi.

Fu questa caratteristica craxiana quella che, io credo, mise l’Italia in posizione di parità con gli altri Stati nel consesso internazionale. In seguito, Berlusconi è stato capace di conservare e ribadire questa eredità, e questo nuovo livello, con la sua politica spregiudicata e persino con le proprie leggere e meno leggere stonature che lo hanno reso simpatico a molti in Italia ed anche all’Estero. Ma ora la prona obbedienza alla cretinata francofona di attaccare Gheddafi e di commettere un assassinio (ancora soltanto “morale”, certo, ma a quanto pare ancora per poco), gli ha fatto perdere i suddetti vantaggi. L’espressione del suo volto, ormai compunta, mostra che egli ben lo sa, questo, lo sa fino in fondo.

Occorrerà ora percorrere tutta, per intero, la triste strada imboccata. La vittima sarà offerta sull’altare dell’Onu, fumosi turiboli non proprio olezzanti sottolineeranno la rivoltante cerimonia. E seguiranno altre note dolenti: probabilissima perdita dei livelli raggiunti quanto a forniture di petrolio; perdita di prestigio e di potere contrattuale sull’altra sponda del Mediterraneo; mesto rientro in quei ranghi di sudditanza che eravamo riusciti ad allentare e talora a rompere.

Sarà ancora evidente, una ennesima volta, che la cultura – l’informazione umanamente completa, storicamente ricca – non è quel che credono i fessi: e cioè una superflua ornamentazione “sovrastrutturale”. Giacché tale informazione storica avrebbe potuto e dovuto ricordarci che, fino a ier l’altro, il malinconico destino dell’Italia era stato quello di “decidere” pomposamente quel che già avevano deciso gli altri, di uniformarsi a puntino, fingendo con sembiante fasullo e farlocco cipiglio di fare a modo proprio. E’ ben noto che persino il reboante Mussolini aveva dovuto obbedire al poco onorevole andazzo e piegare il dorso, pur fingendo di starnazzare gonfiando il petto! Di questi pericoli di storiche iterazioni, assai sgradevoli, la cultura avrebbe dovuto e potuto farci avvertiti. Sarebbe bastato leggere un discorso parlamentare di Silvio Spaventa, un qualche severo commento di Benedetto Croce, un parere di Salvemini, per non ricordare Camillo Benso o anche Giolitti. Ma no; gli Italiani che valeva la pena di ascoltare e rileggere non sono stati né ascoltati né riletti. Avremmo potuto forse (dico questo da perfetto incompetente) proseguire su una via già fruttuosamente intrapresa, rinforzando le consonanze col “famigerato” Putin (quanto è importante, in questa miserabile Europa “dei miei stivali”, come forse direbbe Craxi, non riuscire simpatici! Bisognerebbe fare a gara, per perdere la stima dei capponi di consimile pollaio!), aprendo la strada del consesso europeo ad Erdogan… Bisognava trasformare il volto dell’Europa con l’apporto di sperimentati “disobbedienti”, e Berlusconi era appunto su questa strada. Peccato! Dommage! What a pity! Schaden! Non ci sono idiomi europei abbastanza espressivi per dichiarare il nostro disappunto.

Ritorno all’inizio: per convinzione, per affinità umana (mi piacciono i self-made) e, perbacco, anche per puntiglio, per punto d’onore, e infine perché l’orizzonte parlamentare italiano non mostra che personaggi politici ognuno dei quali non vale neppure un quinto di Berlusconi, io resto e restero’ berlusconiano. Diciamolo: con tutta la sua sciagurata rimbaudiana délicatesse, egli è e resta ancora il più “tosto” di questa carrettata di “guappi di cartapesta” che costituiscono la nostra classe politica.

Resto, restiamo berlusconiani. Ed allora, l’interrogativo è adesso il seguente: come risalire la china, come arrampicarsi di nuovo sul cumulo di rottami che l’attuale patatrac ha lasciato innanzi a noi ed a lui, il nostro “beneamato Cav” (come lo chiama Giuliano Ferrara)?

Credo che proprio Ferrara suggerisca la ricetta giusta: adesso Berlusconi deve fare il muso duro. Non è mai troppo tardi. Ho parlato proprio stamattina con un medico mio carissimo amico (anche lui berlusconiano), che è un uomo “giusto” ed assai intelligente. Mi ha detto: “Pagavo fino ad ieri tasse per il 53% dei miei guadagni. Ora, con i “miglioramenti” di politica economica introdotti, eccomi servito con un 5 (cinque) % in più: paghero’ il 58%. Ho il sospetto, tutt’altro che infondato, che o Berlusconi si sia scimunito, o si trovi stretto tra imbecilli più forti di lui. In ogni caso, è fin troppo chiaro che oggi egli sta insensatamente picchiando sulle tasche dei propri elettori. Ho l’impressione che non votero’ più per lui”.

Abbiamo continuato a lagrimare insieme: perché mai ancora e ancora, e poi ancora, missioni all’estero, per simulare una politica da grande potenza quando poi pieghiamo docili il dorso innanzi al primo ukase che ci arriva addosso? Perché ancora, e poi ancora, e poi sempre ancora, enti inutili, sempre eternamente in piedi sebbene facili da eliminare, dopo aver promesso e ripromesso, e poi promesso ancora una volta, che ‘ora basta!’ Perché mai ancora, ancora e ancora parlamentari inutili anzi dannosi; perché costosissimi consulenti, consiglieri, assistenti e portaborse? Perché tanti e tanti deputati e senatori, bevitori di caffé e pigiatori di tasti di presenza altrui, quando ne basterebbero ed avanzerebbero meno della metà? Perché non mandarli in ragionevole dose “a farsi fottere”? E perché Regioni e Provincie e Comunità e Rappresentanze e Missioni e Viaggi, Gemellaggi e altre centinaia di imbecillaggini assortite?

E che ne dice il Presidente della Repubblica? Non era stato amico di Piero Sraffa? Non si è giovato della frequentazione di Raffaele Mattioli? Certo, Napolitano ha la scusante di credere (o di aver creduto) al prossimo venturo Regno della Libertà. E questa è una patente formidabile per capire a fondo le cose. Ma Berlusconi, lui, a differenza del Presidente, a questo Regno ed a tiritere simili non ci crede. E allora, quando la finiremo di far ridere chi non vuol piangere, Cavaliere? Lei risponderà come ha già più volte risposto: dirà che tutta questa melma è più forte di Lei, che Lei non riesce a scrollarsela via di dosso. Insomma, dirà ancora la verità: ovvero che è impotente innanzi a tanto organizzata “camorra”. Ma una novità c’è, ed è la seguente: ormai, se non si provvede, siamo fritti. Sull’orlo del burrone, prima si fa di tutto per non caderci dentro; poi, quando l’equilibrio è disperato, si esegue il salto mortale e càpiti quel che vuole! “Alé!”, come dice con ottimo buon gusto l’elegante Floris. C’è una possibilità su dieci di afferrarsi ai cespugli e di riuscire a saltare dall’altra parte? Bene, forza allora! Peggio di cosi’ non puo’ andare.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 28 Agosto 2011


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