IL TRIONFO DI PRODI – di Loris Perone

Ferie estive più anomale di queste nella storia d’Italia si sono avute forse solo nel 1948 e nel 1960. Eppure finiranno. Gli animi si distenderanno, la polvere si depositerà e ci troveremo alle prese con i problemi di sempre.

Non proprio con i problemi di sempre, però. Sullo sfondo di una recessione mondiale e di cambiamenti epocali, ieri (9 agosto) acutamente delineati in un articolo di Gaetano Quagliariello sul Foglio, prevedo che al centro della piccola scena nazionale vi sarà una eclatante novità: … la “questione Prodi”.
Si, perché i casi sono due. Se prevarrà la linea indicata da Bossi e, si presume, avallata da un silenzioso Presidente della Repubblica – farci guidare da Bruxelles fuori dalla tempesta – allora vorrà dire che l’economia del Paese sarà ancora una volta immolata all’euro. Addirittura, questa volta avremmo l’olocausto di più privatizzazioni (svendite), e forse addirittura della patrimoniale. Sarebbe non la glorificazione, ma l’apoteosi del paterno e bonario leader bolognese. Cosa potrebbe fermarne la corsa al Quirinale nel 2013?

La periodizzazione della storia d’Italia dovrebbe essere aggiornata. Non più il biennio 1992-1994 come spartiacque della storia repubblicana, come finora ritenuto dai più. Il vero spartiacque andrebbe collocato, piuttosto, fra la fine del 1998, con la determinazione dei tassi di cambio dell’euro, particolarmente duro per la lira italiana, e il settembre 1999, con l’ascesa di Romano Prodi alla presidenza della Commissione Europea, auspice D’Alema. Quella berlusconiana sarebbe una parentesi inconcludente e grottesca. La vera storia d’Italia sarebbe quella del suo aggancio al sistema europeo e quindi del superamento di una colpevole anomalia. L’unica biografia in grado di raccontare lo storico approdo sarebbe proprio quella di Prodi e la sua ascesa al Colle più alto rappresenterebbe l’atto politico in grado di dare adeguato respiro storico ad uno sforzo che è costato tanto. Lacrime e sangue, si. Ma con un senso!

Scusate, ma a questo punto, e mi rivolgo ai lettori che non lo amano, perché non dovreste ritenere equa questa soluzione?

Oppure le cose non andranno così. Il sistema non reggerà. Il Sud non reggerà. Default, uscita di Italia (e forse altri) dall’euro, implosione addirittura della moneta europea. Scommetto che in questo caso tutti gli editorialisti economici sprecheranno molto inchiostro per spiegarci i motivi tecnici per cui non poteva funzionare. E ce ne sono!

Ecco, in questo caso dovrebbero tornare di moda un pamphet come “Ratificare Lisbona?” di Giuseppe Guarino o il profetico e dimenticato “Euro No. Non morire per Maastricht” scritto dall’allora lucido Lucio Caracciolo (addirittura nel lontano maggio 1997) o addirittura il volume di Giuseppe Corona, già segnalato da questa rivista online, “La rotazione di Norfolk”.

Beh, in questo caso un nome, qui da noi, sarà esecrato sopra ogni altro. Mi preparo ripassando la biografia di Romano Prodi.

Loris Perone, 10 agosto 2011
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Loris Perone
Zona di frontiera, 10 Agosto 2011


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