SIGNORA LEI, CI RIDIA LUI


Nella sua prima Satira, Giovenale spiega l’origine della sua Musa. “Si natura negat, facit indignatio versum”. Tradotto alla svelta: “E’ l’indignazione che fa poeta persino uno come me”. Cosi’ capita ora al sottoscritto, mi sento poeta anch’io, indignato per l’elisione di Santoro dai programmi TV. Speriamo che la signora Lei convinca il signor Lui e compagni a ritorninare su questa crudele decisione.
I nuovi assetti che vanno profilandosi in TV (Mediaset si espande, si espande, si espande ulteriormente in Europa; Murdoch segna il passo; la Rai si lecca non si sa quali ferite, la Annunziata che devia non si sa dove, etc.) fanno sospettare una ripartizione di profitti e perdite diversa da quella che avrebbe sperato non so quale coscienza politica (immagino quella più avanzata e autorizzata, dico la politically correct). Molti programmi, che apparivano premiati dall’assenso, dall’opinione e dal conseguente favore dei telespettatori (certi concetti-base è bene ribadirli), lasciando cosi’ sperare una “maturazione mentale e morale” ovviamente a sinistra dei televedenti, si sono rivelati invece programmi di puro divertimento (detta in breve: assistere a “come i contendenti riescono a suonarsele”). Certo, altri programmi sono risultati vincenti a forza di alchimie mediatiche; altri ancora hanno approfittato di molto favorevoli fasce di ascolto, assegnate forse con qualche prepotenza? Chissà. Etc.

Sotto questa crosta di spiegazioni e di imprecisioni, quale è la verità relativa alla reale opinione degli utenti? Lo schema moralistico (vince chi ha ragione, chi trasmette “la verità”, etc. etc.) si è rivelato fortunatamente fuffo. Il divertimento ha fatto premio sulla verità e serietà politica, sulla moralità e sulla bontà diciamo “di classe”, sulla giustizia… Un panorama per lo meno sbarazzino, se non proprio altamente indecente. Divertirsi, questo l’imperativo vero (e si noti che il “divertimento politico” non teme confronti; con esso e mediante esso ci si gratta l’anima in modo insuperabile e insuperato, dicesi veramente pia-ce-vo-le).
Siete per caso liberali, voi, credete che la politica debba diffondere il “positivo” per il maggior numero? E che la TV debba andare “appresso”!? Questa idea della politica come arte del positivo…; bisogna essere Inglesi per crederci; chiedetelo a Murdoch, che ne sa qualche cosa. Proprio ora ne sa qualcosa meglio di prima.

Tutto cio’ fa sorgere una selva di interrogativi. O meglio: “faceva sorgere”; perché ora le cose sono cambiate. Sentire la verità degli accadimenti della vita è arduo -, prima che accadano. La fantasia gioca sempre brutti scherzi, in genere “al ribasso”, voglio dire mostrandosi per quel che è, ovvero ingenua. Esempio: da quando Santoro è stato accantonato dalla programmazione RAI, noi sappiamo – perché finalmente lo sentiamo, per cosi’ dire, dal vero – quanto (senza ironia: “quanto molto”) valessero le sue serate, gli spigliati suoi giovedi’, e perché.
I nostri giovedi’ ormai sono vuoti. Si attendeva “Anno Zero” con impazienza: che cosa c’è in pentola, stasera? Che lo zero sia sempre uguale a se stesso è un dottrinarismo illuministico. Lo zero, invece, non fa che cambiare in continuazione. E poi, stasera ci sono contendenti veramente agguerriti, o ce n’è solo di quelli mosci? Ma come! Sgarbi! La Santanché! Accidenti, allora il divertimento è garantito. Vi ricordate quel memorabile “Pezzo di m…!”?
Insomma, lo spettacolo era, o fu, sempre o quasi sempre, davvero d’un divertente supremo. Anche perché, a voler analizzare le cose con precisione, di “battaglia delle idee” neppure un grammo. Lo svago era intenso, in piena libertà, come quando per istrada si vedono due tipi prendersi a ceffoni. Santoro non aveva, né ha, né presumibilmente avrà, ideologie da difendere. Anno zero? Certo: zero assoluto. Il titolo era scelto proprio bene. “Samarcanda”, per esempio, dava ancora adito a sospetti, e poi c’era l’aura di mistero. Invece niente misteri. La lotta per la lotta. Gli oppositori agguerriti (Sgarbi, la Santanché, Castelli, il vice del Giornale Porro, lo stesso direttore), combattevano battaglie ideali contro il vuoto pneumatico. Con genio cervantino, Santoro provvedeva i “mulini a vento”. Talora, nelle serate di gala, meraviglie tipo “cueva de Montesinos”. Dovevano sentirsi, gli “invitati”, come pugili di valore, loro, invitati a dar cazzotti al punching-ball.

Travaglio? Anche lui, anzi principalmente lui. Discepolo di Montanelli? Si’, forse, ma con precauzione, e “a scendere”. De mortuis nil nisi bene. Montanelli aveva dalla sua la generica “morale del si’ e del no”, quella semplice, quella “di tutti”, in particolare del commesso viaggiatore. Abbastanza per leggerlo, come si legge qualcosa in sala d’attesa dal dentista. La novella di Fucini. Le poesie di Giusti, anzi di Novaro. Parce sepulto. Travaglio era/è meglio di cosi’, perché il suo facile fa il difficile, dico vuol farla difficile lui. E poi anche divertentissimo, sempre lui, perché ci mette il raggio verde dello sguardo d’odio, il cachinno con la grinza col quale s’immagina sorriderebbe persino una vipera, e poi il suo impagabile umorismo all’aspide sott’aceto, sempre tenuto sul leggero, ovvero sullo schema antifrastico, come quello di Crozza. Esempi: “Il tale è famoso per i suoi digiuni, lo trovi sempre all’uscita del Parolacciaro”; “Caio vive di poco, se ne sta tranquillo, nel suo piccolo appartamento sulla Quinta Strada, o in giro in Testa Rossa, quando non ai Caraibi con il sessantacinque metri cabinato”; “Sempronia è molto religiosa, bestemmia solo di sera”, e astuzie consimili. Pensierini col risvoltino, di quelli agevoli. Il pubblico si sganascia, è qui che mostra meglio il meglio del suo “quoziente”. Si dirà che è sempre meglio di Enzo Biagi: ed è proprio cosi’. E’ proprio a questo punto, con intelligenti paragoni di questo genere, che si misura quanto grandeggi la scuola di Montanelli. Veramente si puo’ dire che Montanelli era molto meglio di Biagi. La morale da repertorio, quella di libretti tipo “Questionario di atti e detti di buona morale”, è proprio sicuramente morale. Là non ti sbagli. Al paragone, Indro era immorale. Ma parce sepultis.

Torno alla programmazione RAI, dico quella di svago. Più precisamengte, “di evasione”. Santoro veramente non ha idee da difendere. Egli è felice, nuota nell’Assoluto. E’ in questo spazio, libero da noiose pastoie intellettive, che meglio respira e vive il genio radio-televisivo, quello del tipo “molleggiato”. Il pensiero uccide l’azione, sostiene Shakespeare; e, si puo’ aggiungere, anche la serata televisiva. Diceva un mio vecchissimo amico napoletano, a chi stupidamente lo invitava a riflettere su qualcosa: “Ma voi…, voi volete invecchiare!” Glielo dissero anche a Goethe, sulla diligenza italiana: “Non pensi, signore, pensare fa male!”

Santoro non vuole invecchiare, e noi neppure (specialmente di sera, con lui). Io che sono salernitano, conosco la bella serata estiva a passeggio in via dei Mercanti o innanzi alla sublime cattedrale, e poi in pizzeria alla Madonna della Neve. C’era sempre la farmacia Manganella, dove andavo con papà a giocare a tresette (pronunciare “tressette”) dopo la chiusura serale. Bei tempi! Che nostalgia assassina! E Eduardo Guglielmi, sempre bisbetico? E Alfonso Tafuri, il difensore della Costiera? E i forzuti Tortorella? Il dottor Giugni? Albanese, credo proprio lui, coi bei figli ragazzoni avuti dalla moglie svizzera? Albano?… “Villa Italia”? No, basta. Mi viene da piangere; vedo le filze di “cachi” appese ai balconi, per maturare contro stagione! E la sopressata del Cilento, eh? Che ne dite! Era bello. Era in questo clima mentale ch’io inquadravo, e ancora inquadro, la figura un po’ sudata di Santoro. E poi le corse serali a Pontecagnano, dal Negri? o addirittura a Marina di Castellabate! Non ci siete mai stati? Non sapete che cosa significhi “mangiare”, allora! Ho i miei sentimentalismi, io. E per questa immaginata, forse immaginaria origine, gli perdono tutto. Tutto: anche la stonatura di aver avuto, talvolta, qualche straccio di idea -, che subito guastava l’ottimo livello zero dei suoi Anni Zero. Gli perdono tutto, anzi: nulla.
In questo senso, oltre che in molti altri naturalmente, veramente ora siamo fritti, non sappiamo più come divertirci. Fazio, Floris, dite? Ma programmi di evansione vera! Saviano è troppo complicato, che vuole da noi!? Non ci si puo’ divertire bene con uno che cerca di pensare. Ci resta forse Benigni? Uffa! Non so, quello si mette a recitare Metastasio, o Parzanese! Ci mancava solo Angiolo Silvio Novaro!

Insomma, una estate senza Santoro passi. Il meritato riposo. Ma poi! Penso con vera apprensione al prossimo inverno. Come ci divertiremo, la sera, dopo una giornata di severo lavoro? Ridateci Santoro, per favore.

Leonardo Cammarano, 8 luglio 2011
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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 9 Luglio 2011


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