L’ELEGANZA DEI BUONI SENTIMENTI

La “fine del berlusconismo”: ormai non si parla d’altro. E’ una prospettiva che a molti piace, a molti altri non piace affatto. Io sono tra questi ultimi per motivi semplici. Anzitutto: credo che la politica sia né più né meno che l’arte del meno peggio. Definizione che significa che per giudicare una politica occorra una forma mentis non-ideologica, perché la sua qualità dipende strettamente dallo situazione di fatto: di chi, e di che cosa deve essere “meno peggio”? Continuo a pensare che oggi il “meno peggio” sia Berlusconi, e sono pronto a difendermi con concreti argomenti dalla facile accusa di qualunquismo.

In secondo luogo: è tuttavia vero che, anche a prescindere dalla situazione attuale, sono molto affezionato al berlusconismo, e al “modo d’essere” di lui, Berlusconi, personaggio che non mi sembra affatto “impresentabile”. Lo trovate più pacchiano di Prodi, di D’Alema, di Fini? E’ vero, ha un certo timbro da “avanspettacolo”, molto datato; ma in compenso non ha il vizio di dormire ad occhi aperti, o la banalità del parrucchiere che si crede arguto, e neppure l’innocenza di introdurre al Quirinale la cravatta rosa e il chewing-gum.

Le prospettive proposte da Berlusconi, poi, hanno di solito riscontri positivi, anche se spesso appaiono deboli perché frenate dal diverso avviso dei “collaboratori”. Certo, la tempestività non è questione di sola forma, deve ovviamente agire sul contenuto; ma puo’ essere conseguita solo da un insieme di persone concordi. E inoltre: le proposte di Berlusconi sono discutibili? Ma le controproposte mancano o, se ci sono, sono vaghe e pertanto peggiori.

Berlusconi di concreto non ha fatto proprio nulla? Non direi: la riforma universitaria; la riconosciuta efficienza degli ammortizzatori sociali… Potrei continuare. La realizzazione d’una riforma radicale dell’impalcatura dello Stato gli è stata materialmente proibita, a turno, da tutti i suoi sedicenti collaboratori.

Non vedo altrove, tra i personaggi politici disponibili sul mercato, temperamenti altrettanto affidabili. Naturalmente potete ridere. Ma di tutto si puo’ ridere, e specialmente di cose che riguardano un personaggio che non sa farsi rispettare. E’ questo, a mio avviso, uno dei principali difetti dell’uomo – ma purtroppo è difetto condiviso da quasi tutti i politici italiani, e poi, in un clima sociale molle, quale è il nostro, che autorizza il miserabile sport di ridere di tutto, farsi rispettare riuscirebbe difficile anche al Papa: che infatti, come si è varie volte constatato, non è rispettato da nessuno. Ci voleva un carattere come quello del papa polacco, che non ammetteva scherzi. Carattere in Italia assai raro. Tuttavia non bisogna esagerare: Ignazio Silone, ad esempio, fu “l’unico comunista al mondo” che in piena sessione del Komintern disse un reboante “no” a Stalin, e poi se ne ando’ a muso duro (si legga Uscita di sicurezza). Ma ora, ritornando a Berlusconi, constato che sta imparando rapidamente a mandare al diavolo gli scocciatori e i maligni. “Non è mai troppo tardi”.

In terzo luogo: non ho mai creduto che Arcore e luoghi annessi e connessi siano mai stati luoghi di vizio e di perdizione. Alla mia età, mi intendo un poco anch’io di quelle che probabilmente Travaglio e Santoro giudicano “porcherie” (quando non le fanno loro, se le fanno). In ogni caso, l’orgia con “40-ragazze-40” sta solo nelle teste vuote degli accusatori del Cavaliere, nonché in quella di Dorval, il conte scatofago delle 120 giornate di Sodoma del Divino Marchese.

Alla fine dell’800, il presidente francese Felix Faure pago’ una scopata con la morte (che gli incorreggibilmente vanitosi Francesi eufemizzano come mort heureuse, cercando di voltare la frittata in positivo). Berlusconi invece dovrebbe pagare la sua scopata, secondo me molto… eventuale, con la morte civile? Ma perché!? (la domanda va posta con tono “piangente”, il più possibile drammatico). Direte: ma è una questione di stile!… Ebbene, dovreste finirla con questa lagna antiberlusconiana dell’assenza di “stile”. Avete stile voi, quando scopate?

Analizziamo alla meglio gli altri “punti” sui quali appoggio il mio berlusconismo.

Berlusconi ha la vanità del fare. Da noi, dico in Italia, cio’ è ingenuità pura, ma è già qualcosa. Anzi, proprio in Italia, è qualcosa di più. Il nostro convincimento collettivo, e inveterato, è che non bisogna fare assolutamente nulla, perché il non-fare conviene a tutti: “‘mbruoglio, aiùtami!”, come si dice con ignobile saggezza. Berlusconi no, a lui piace fare. In questo non è italiano alla maniera di Prodi, ad esempio; lo è al modo milanese. E perché poi accanirsi a voler ritenere che per lui “fare” significhi solo denaro, potere, e débauche? Pensate davvero che gli altri miliardarî disponibili sulla piazza penseranno mai a voi e al vostro “fine mese”? Possibile che Murdoch e Debenedetti si commuoveranno, quando gli parlerete delle difficoltà della “quarta settimana”? E se sί, perché mai loro si commuoveranno, e lui Berlusconi no?

Pensate davvero che uno come D’Alema, quello che “porta in giro il proprio ritratto”, si occuperebbe del vostro benessere più di quanto faccia il Nostro? Vi piace il bon ton, l’eleganza di D’Alema, che definisce “volgare” chi lo accusa di aver fatto anche lui quel che lui dice facciano gli altri; e che con squisita finezza domanda “chi ti paga?” al giornalista che fa il suo mestiere, e che da galantuomo tralascia di chiedergli, di rimando, chi paga lui da quando l’URSS non paga più perché più non esiste? Vi ricordate i tempi in cui il Comunismo, prima di morire ingloriosamente, non faceva affatto ridere?

Ancora, il Cavaliere non ha nulla del “democristiano statuale”. Grandissimo pregio. Ve lo ricordate ancora il clima Democrazia Cristiana? Non avvertite ancora quel tanfo di sagrestia, di egoismo condito d’acqua santa, quel badare solo a strizzar l’occhio agli “amici”, quella palpabile ipocrisia sociale che tanto ha immalinconito la nostra giovinezza? Vi ricordate di Scalfaro che nel ristorante romano schiaffeggia la dama che mostra un modesto spicchio di seno? Vorreste veramente morire, tra molti anni vi auguro, unti da un olio santo cosi’ puzzolente? Se si’, ebbene vi meritate Tabacci.

O forse preferite le bugie scilinguate di Di Pietro? Ma jèvèro!? Anche qualora Di Pietro, tra un trattore e un bidente, vi “manderebbe” difilato in galera? Lui vi ci “mandasse” davvero, e sùbito. E Vendola? C’era un pubblicista viennese di mezzo 1800, Ferdinand Kürnberger, che sosteneva molto seriamente che tutto cio’ che risponde a verità puo’ esser detto in 3 (=tre) parole. Presto, per l’amor di Dio!, bisogna informarne Vendola prima che riprenda a parlare!

Vi piacciono gli ecologisti, avete fede nella loro energia pulita? Credete davvero che per fornire energia all’universo mondo basterebbero migliaia di chilometri di “testuggini” fotoenergetiche? E quante migliaia di girandole sareste disposti a mettervi sotto casa? Non sarebbe stato meglio attendere, come propose il Governo, visto che le tecniche del nucleare sono in evoluzione? Vi hanno veramente ridotti a questo modo: prestate fede più a Bonelli che a Veronesi? Dove andate ad informarvi sull’energia, al Circo Equestre?

Ancora, Bersani. Vi sentireste al sicuro, con uno che ragiona usando senza eccezione – spudoratamente, è da aggiungere – l’ argumentum ad pudorem? Certo sapete che con quest’ argomento si puo’ confutare letteralmente tutto. Esempio: “Ma come, vi piacciono gli spaghetti!?… Ma andiamo, ragazzi!” -, ed ecco che, come per incanto, gli spaghetti non vi piacciono più.

Non ditemi che preferireste gli argumenta ad baculum di Asor Rosa e della De Gregorio, coi loro programmi di rivoluzione “a capofitto”!? Non pensate che la rivoluzione fatta da uno senza idee, come Santoro ad esempio, sarebbe alquanto pe-ri-co-lo-sa?

Vedete voi Scalfari e Debenedetti intenti a preoccuparsi più di tanto per la vostra “quarta settimana”? Avete evidentemente dimenticato l’episodio più famoso dell’Italia da ammodernare, quello delle “Olivetti” fuffe? Romano Prodi farebbe veramente calare le vostre imposte, oltre che il latte nelle vostre calze? E veramente credete che dar retta a Dario Fo, ad Umberto Eco, al “molleggiato”, etc., migliorerebbe la qualità dei vostri cervelli?

Ma vi sentite bene?

Vi sono poi da esaminare certi riflessi psicologici cretini, che le Opposizioni sono riuscite ad inchiodare nei cervelli di troppo Italiani. Facciamo qualche esperimento pratico. Dite: “immondizia a Napoli!”. Ed ecco che si pensa che sia tutta colpa di Berlusconi. Dite: “terremoto all’Aquila!”. Ed ecco che di nuovo tutti pensano che Berlusconi ora stia proprio esagerando…! Ma se noi siamo diventati cretini, che colpa ne ha lui, Berlusconi?

Io penso che bisogna dire sempre la verità. La verità è che il Cavaliere ha avuto si’ una colpa: non ha mantenuto (tutte) le promesse. Colpa in verità abbastanza grave. Ma è anche vero che, se è vero che ha fatto troppe promesse, tante da render estremamente difficile dar loro un sèguito, una promessa mantenuta presuppone un insieme di persone coerentemente decise a collaborare: il famoso “team coeso” di cui Berlusconi continua pateticamente a farneticare. E poi c’è la controdomanda: chi mai, in Italia, a vostro giudizio ed a vostra memoria, ha mantenuto una promessa?

In Italia, di “coeso” io ho visto solo un paio di cose: 1° – le squadriglie di mafiosi e camorristi, con annessi personaggi attendibilissimi, quali Ciancimino. 2° – le sconce marmaglie che di domenica riempiono gli stadî, e i susseguenti episodi di pugni, calci e ceffoni, occhi al burro e denti rotti. Altri casi di “coesione”, in giro, non se ne vedono.

Ma cio’, per “eterogenesi dei fini”, è ancora un complimento a Berlusconi. In un clima costituito da elettori ed eletti similmente “coesi”, forse egli ha veramente fatto più di quanto umanamente si potesse; ed ora, se il ribaltone di cui si scorge all’orizzonte l’inquietante profilo incuterà ai più una salutare paura del vuoto, ebbene si sarà tutti “coesi” un poco di più. Perché, dimenticavo: un terzo esempio di “coesione” in Italia è dato dai benefici effetti della paura.

Bene. Ma ora, dopo aver abbozzato questo tentativo di analisi comparativa, è il momento di addurre il motivo centrale, la ragione veramente importante per la quale occorre preferire Berlusconi. Eccola: Berlusconi è uno dei pochi uomini dotati di buoni sentimenti di cui io e voi, al Governo e altrove, abbiamo notizia. Egli potrebbe dire, come Antonio Machado: qué yo soy, en el buen sentido de la palabra, bueno. E’ questa la sua peculiarità, la sua preziosa qualità distintiva, ed è questa anche la sua eleganza, perché tale è l’eleganza vera, quella che distingue un operaio elegante dalla elegante “signora” gauche caviar.

Berlusconi è di animo buono. Paragonatelo agli altri. Mi rendo conto che dire questo è dire cosa ridicola, che puzza di spregevole, cortigianesca adulazione del Capo. Ma non è cosi’. E’ una cosa importante. Vi consiglio di ritagliare quest’ultimo paragrafo e di incorniciavelo in camera da pranzo, a guisa di memento. Quando andrà via lui, chi ve lo darà un altro come lui? Non sapete che i sentimenti buoni sono out, sono espulsi come cosa di cattivo gusto dal mondo che conta, quello chic?

Leonardo Cammarano, 19 giugno 2011
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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 20 Giugno 2011


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