BOSSI E BERLUSCONI NELL’ ITALIA DIVISA

Nel mio libro “La rotazione di Norfolk e la questione meridionale”, nel penultimo capitolo “I doni dell’Europa”, analizzo le follie europee e i loro doni, tra gli altri, l’Euro. A un certo punto, scrivo: “Invece l’Europa, purtroppo, è solo una Unione doganale, anche se allargata e con una Germania unita, anzi, proprio in ragione di ciò, messa in pericolo addirittura nella libera concorrenza interna, con paesi più forti che hanno più risorse per proteggersi. Aggiungere a questa Unione doganale una moneta unica stabile può essere valido, forse, per paesi che versano nelle stesse condizioni, ma non per chi è distante anni luce, per debito e squilibri interni, da essi, a meno che non si unifichi tutto, debito compreso”.

In una recente intervista, il campione dell’Euro, Ciampi, afferma che Bossi gli avrebbe confessato che la moneta settentrionale era pronta con relativa secessione. L’ingresso nell’Euro lo prese in contropiede costringendolo a ripiegare su obiettivi più modesti, federalismo fiscale, con la riserva di riprendere l’obiettivo vero. Ciampi dice il vero, per chiamare alla fedeltà all’Euro in pericolo, per esortare l’Europa a una politica economica unitaria che è mancata. Non dice, però, della base su cui è possibile tale politica economica: la centralizzazione dei debiti in un solo debito europeo. Come, altrimenti, un’unica politica su fisco, costo del lavoro, del denaro, su ammortizzatori sociali, formazione professionale, investimenti ed occupazione, infrastrutture, politiche sociali? E’ altro la politica economica? Ciampi è un azionista, convinto assertore dell’Unità risorgimentale, dell’accentramento, sostituisce l’accentramento prefettizio con quello monetario, ma non parla dell’accentramento del debito.

La ragione è evidente, convinci i tedeschi che sugli squilibri hanno lucrato accumulando un surplus eccezionale dall’alto del quale pontificano e bacchettano. Tremonti vanta l’ordine dei conti e l’Italia nell’euro, ma contro l’accusa di non favorire la crescita non prende in considerazione se questa non sia il prezzo pagato al Totem Euro, se tutto ciò non sia un cane che si morde la coda e si avvia al baratro, dell’euro e del paese. Bisognerebbe opporre alle opposizioni altro argomento, chiedere loro cosa rischiare: l’Euro o il Paese.

Sarebbe domanda molto imbarazzante per l’opposizione, che dovrebbe parlare di altro e non di Berlusconi. Nel frattempo accade che il commissario europeo greco annunci che il ritorno alla dracma della Grecia, con fuoriuscita dall’euro, è questione sul tavolo. E’ peregrina l’ipotesi che i recenti movimenti di Bossi siano frutto di buon fiuto, del riavvicinarsi di condizioni favorevoli al suo sogno? Sia pure per sventarlo, Ciampi è convinto di ciò. Tanto più che Tremonti attribuisce al solito Meridione le ragioni della poca crescita, accusandolo di non spendere i soldi che gli vengono donati, quaranta miliardi di fondi strutturali europei.

Che ci vuole a spendere? Solo un inferiore non sa spendere! Cosa pensa di ottenere, mettere benzina nel motore leghista, ricondurre al centro l’intervento straordinario, come ai tempi della fallita Cassa del Mezzogiorno? Non si rende conto che è proprio questo tipo di intervento all’origine di una crescita di una classe politica meridionale irresponsabile, centrato o decentrato che sia? Non si rende conto che la spesa è impossibile proprio perchè è statale e politicizzata? Pensa egli di essere più bravo perchè settentrionale? Ricorda l’Unione Sovietica e il “socialismo reale”? Se i fondi strutturali fossero una polpetta avvelenata, un dono, come l’Euro? E’ quel che sostengo, da tempi non sospetti, anche per essere stato al tavolo del partenariato campano per quindici anni, dai POP, POR, agli attuali.

In conclusione, come si riversa tutto ciò sullo stato della politica italiana? Aggiungiamo a tutto ciò la Libia e quant’altro si muove nei suoi pressi, si capirà che la crepa tra PdL, partito nazionale, e la Lega, partito di un territorio, è molto più profonda che la polemica sulle feste di Berlusconi. La sinistra campa su queste feste e, l’ho detto prima, altro non può fare, se non buttare a mare il suo figlio preferito: l’Euro! Ma, mantenere il nostro paese nel vestito confezionato dall’opposizione è capolavoro della maggioranza, in particolare del PdL che dovrebbe, per vocazione nazionale, mantenere unito il paese, dalle Alpi alle Piramidi, sì alle Piramidi, perchè il nostro destino sarà quello del suo mare. Questo vestito è come la camicia di Nesso per Ercole, stringe le carni del paese e lo dissolve. Quando si affronterà il problema della riunificazione del Paese, dopo che la retorica unitaria l’ha sfasciato, tra una celebrazione e un’altra? Bossi si illude, ma non si illudano gli altri, egli fiuta l’aria e vede la deriva! Speriamo che Milano non dovrà, un giorno, rifare le sue cinque giornate e il Mezzogiorno subire un’aggressione.

Giuseppe Corona
Zona di frontiera, 28 Maggio 2011


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