Il discorso commemorativo del Presidente Napolitano, interciso da accessi di commozione intensa, evidentemente ha commosso anche noi. “Anche i Presidenti hanno un’anima!”, mi sono esclamato dentro, quasi rompendo in lagrime anch’io. E’ bello scoprire cosi’, per caso, di avere «un Presidente con l’anima». Confesso che, non so perché, a me i Presidenti delle Repubbliche fanno sempre venire in mente personaggi senz’anima. Ad esempio, salami come Scalfaro.
Questi eventi che diro’ «a contropelo», psicologicamente imprevisti, sono talmente toccanti, che fanno pensare. Mi sono trovato immerso in un fiume di considerazioni commosse generate dalla commozione del Presidente. Dunque è vero, mi sono detto, i moti positivi dell’anima, dico del cuore, sono contagiosi, e pertanto benefici. Preciso: non postea, ma bensi’ propter… Insomma, avete capito quel che intendo dire. I sentimenti sottili sono sempre… inesprimibili. Si sente solo che da qualche parte ci sono, e basta. Ma non esageriamo! – ho aggiunto subito, dopo il primo momento di smarrimento -. Qui, se ci mettiamo a piangere, ci impigliamo in un compito che puo’ durare anni. Ce n’è, da piangere! Meglio frenare la commozione, e procedere con ordine. Vediamo. Prendiamo le cose da un punto di vista cronologico.
Il presidente ha pianto con circa vent’anni di ritardo su fatti tristi avvenuti sull’autostrada di Palermo tanto, tanto tempo fa. Domanda: come è che non ha pianto anche un po’ prima? Un poco, almeno? «Una furtiva lacrima»? Direte: ma prima non era Presidente. Osservazione stupida: perché, che volete dire, volete dire che solo i Presidenti piangono? O magari che ti eleggono Presidente proprio per conferirti una licentia lacrimandi!? Non so, ma a me la faccenda ricorda la fräulein che avevo da piccino. Mi insegnava il tedesco, ed era anche molto sexy, ricordo che già piccolo, il mio tedesco lo imparavo sulle ventitré; meno male che la fräulein era un po’ zozzona, come dicono a Roma, si faceva anche tastare il sedere tra un das e un der! Intendo: andata e ritorno! Ebbene mia madre le diceva: «Signorina Braun, venga a cena da noi stasera!» Risposta: «Grazie, vielen Dank!, ma stasera non posso. Ach! Stasera debbo piangere perché a Dresda è morta la mia carissima amica Herta». Sic.
Non so perché, ma le lacrime del Presidente mi ricordano un poco le lagrime «ad appuntamento» della signorina Braun. La mia spiegazione di questi pianti ritardati è più semplice: piangere a distanza è più prudente, è una garanzia in più. Più tempo passa, più si piange al sicuro. Ad esempio: ora, dopo tanti anni, si puo’ quasi cominciare a piangere per la faccenda di Piazzale Loreto. Prima, no! Vero è che piangere per Piazzale Loreto significa anche piangere per noi, per come ci siamo lasciati ridurre da una ignobile passione politica con aggiunta di truffa. Orribile! Sputavamo su quei poveri cadaveri insanguinati! Dite che se lo meritavano? Forse si’, ma allora perché non sputiamo anche sul cadavere di… Avete capito di chi?
No. Per me, io preferisco non sputare su nessuno. Torniamo ai pianti senza pericolo, quelli “in sicurezza”. Io mi auguro che tutti vivano il più a lungo possible. Per esempio, data questa «legge dei vent’anni dopo», legge cosi’ utile per piangere con cautela, anzi ripeto: in tutta sicurezza, mi auguro davvero sinceramente che tra vent’anni il presidente Napolitano, ancora vivo e vegeto, pianga per quello che sta accadendo con Ciancimino Jr. e il suo deuteragonista Ingroia. C’è veramente da piangere, là, molto da piangere. Se lo ricordi, mi raccomando! Faccia un nodo al fazzoletto! Non è che con l’età la memoria… etc. Come suol dirsi, tutte le scuse sono buone.
Ma continuo a pensare. Credete voi che solo i Presidenti abbiano il diritto di piangere? Io penso di no. C’è per esempio il prof. Rodotà, che singhiozza e piange con piacere tutte le volte che puo’, pur non essendo affatto Presidente di qualche Repubblica. Cio’ non toglie che motivi sufficienti ce n’è a bizzeffe. Per esempio potrebbe piangere lui, per la faccenda di Ciancimino: «dove, dove s’è ridotta la giustizia della nostra Italia! Ridotta a star dietro ai mentitori, e più sono confessi più gli stiamo religiosamente ‘dietro’! Non c’è smentita che tenga! Rei convinti, loro, anche se non confessi; ma soltanto fessi, noi»
Io per esempio piango già da adesso, a calde lacrime -, e dire che non sono un eroe. No, non sono un eroe, ma per me è facile, lo riconosco: sono un «signor Nobody Presidente di Erewhon», e come è noto a nullità del genere è consentito fingersi eroi senza troppi danni. Non cosi’ ai Presidenti delle Repubbliche. Loro, invece, debbono fare attenzione; l’eroismo potrebbero pagarlo caro!
Come risolvere casi del genere, psicologicamente tanto aggrovigliati? Io penso che si potrebbe fare come segue: comincio a piangere io, a calde lagrime. Io che posso farlo impunemente per nullità manifesta. Poi, tra qualche anno, ecco si unisce al coro il prof. Rodotà, che quando piange soffia, è rumoroso. E’ un segnale che lo senti subito. Un poco alla volta, il piagnisteo ingrossa, e via via si fa più rassicurante. E quanto a piangere saremo in tanti, ma veramente in tanti…, bene, come sempre suole, ci asciugheremo le lagrime e penseremo ad altro. Ed ecco venuto il momento in cui il nostro Presidente della Repubblica potrà dare inizio ai piagnistei ufficiali, in tutta sicurezza! Rompere in lagrime cosi’, con coraggio, senza cautele. Uno spettacolo raro. Che ne dite? Io al mio Presidente ci tengo, anche perché lo capisco a fondo, io! Ho una fifa blu, io, una fifa da non dirsi!…
Leonardo Cammarano, 12 maggio 2011
Ripreso da Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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