LOTTA ALLA PEDOFILIA: INTERVISTA ESCLUSIVA A MASSIMILIANO FRASSI

Chi è Prometeo?
Prometeo è una associazione chi si occupa di lotta alla pedofilia, nata circa 15 anni fa. Forniamo supporto diretto alle vittime, purtroppo di età sempre inferiore con soggetti che vanno da 0 a 4 anni, come pure ad adulti che patiscono ancora dei traumi subiti in età infantile. Abbiamo creato un coordinamento nazionale “vittime pedofilia” che attualmente segue più di 1500 casi. Parallelamente svolgiamo attività divulgativa e di formazione, organizzando conferenze, diffondendo pubblicazioni e siamo presenti su Internet con un sito e un blog. Organizziamo corsi di formazione per forze dell’ordine, insegnanti e bambini.

Siete voi a fare dei corsi alle forze dell’ordine?
Nel corso del tempo abbiamo sviluppato dei contatti con importanti strutture specializzate estere, principalmente con Scotland Yard di Londra e con l’FBI di New York. Come associazione ci è più facile organizzare incontri, promuovere lo scambio d’informazioni e tenere dei corsi per le forze dell’ordine italiane in quanto non abbiamo vincoli burocratici.

Un bel riconoscimento per la vostra associazione, ma immagino anche un grosso impegno. Quanto costano i corsi?
Sono dei corsi che proponiamo gratuitamente.

Come vi finanziate?
Ci autofinanziamo. Tutti i proventi delle nostre pubblicazioni sono interamente devoluti all’associazione e un aiuto ci viene dal 5 per mille.

Istituzioni in genere?
In modo discontinuo, a progetto o con bandi di concorso, ma non abbiamo un rapporto continuativo con alcuna istituzione.

Tecnicamente con “pedofilia” si indica la preferenza erotica di un individuo che abbia raggiunto la maturità sessuale verso soggetti che ancora sono in età pre-puberale. Nella società occidentale contemporanea questa definizione è sufficiente a spiegare la complessità del fenomeno?
La pedofilia sconfina in abusi, maltrattamenti ed è incredibilmente diversa di quella che combattevamo solo dieci anni fa. Le modalità con cui si consuma questo reato si sono raffinate ed evolute, ma le istituzioni e la società civile sono rimaste indietro. Per molto tempo si è sottovalutato il problema e non si è stati in grado di reagire a dei pedofili che si evolvevano nella loro involuzione. Si sono rafforzati, si sono messi in rete, hanno creato difese molto difficili da superare, scambiandosi risorse economiche. Basti pensare alla pedofilia su Internet e alla mole di denaro che è in grado di muovere.

Cos’è la pedofilia oggi, in Italia?
La pedofilia è un cancro che ha toccato il pianeta infanzia e tutta la società a 360 gradi. Nell’immaginario collettivo si potrebbe pensare che il fenomeno sia maggiormente legato a settori marginali e degradati della società, diffuso in famiglie già sconvolte dalla droga o dall’alcool e in precarie condizioni economiche. Invece dei 1500 casi che stiamo seguendo non uno corrisponde a questo identikit. Il pedofilo oggi è insospettabile, ben inserito nella società, magari con mansioni e occasioni che lo mettono a contatto con i bambini per professione, tempo libero, sport o volontariato. È un soggetto lucido, intelligente, calcolatore che spesso pianifica i suoi insani progetti in modo scentifico. È ben conscio di far del male.

Il pedofilo non è “malato”, ma allora cos’è?
Se la pedofilia fosse, tecnicamente parlando, una malattia ci sarebbero dei pedofili che cercherebbero aiuto e una cura. Invece anche quando sono scoperti cercano di scaricare la responsabilità sul bambino, affermando sia stato lui ad invitarlo, a sedurlo e provocarlo. Ma se la pedofilia non è una malattia essa produce però comportamenti certamente insani. C’è una sentenza della Cassazione che afferma il pedofilo sia un soggetto perfettamente in grado di intendere e volere. Si tratta quindi di depravazione, una lucida depravazione che sceglie il male, scientificamente. Poi, caso per caso, si può ragionare sulle cause che spingono i soggetti a questi comportamenti, ma il discorso diventa più lungo e complicato.

Ruby – tanto per prendere un esempio a caso – a 17 o anche a 16 anni, mi riesce difficile di inquadrarla in un contesto pedofilo…
Noi siamo lontani anni luce da questo tipo di problematiche. Secondo il dato nazionale l’età media dei bimbi investiti da questo crimine va da 0 a 4 anni, mentre all’ultima conferenza fatta a Scotland Yard ci veniva segnalato come emergenziale, soprattutto per quanto riguarda la pedopornografia, la voce “neonati”. Quindi le nostre attenzioni vanno in tutt’altre direzioni, ma fermo restando la condanna per tutti i casi che vedono coinvolte le vittime di minor età, la legge dovrebbe fare delle distinzioni sia nella definizione del reato sia nello stabilire la pena. Un conto è la foto scaricata da Internet di una modella 17enne, altro è la pedopornografia cui noi come Prometeo siamo purtroppo abituati ad avere a che fare.

Quanto la pedopornografia è percepita come reato?
Più di un tempo ma non ancora del tutto. Proprio pochi giorni fa un avvocato che difendeva un imputato di pedopornografia mi ha detto: “Ma in fondo che faceva di male? Guardava solo delle foto.” Dimenticando così che dietro quelle foto c’è vera sofferenza e un mercato gestito dalla criminalità e dalle mafie che, proprio guardando quelle foto, viene alimentato. Non solo, ma forse quel pedofilo non aveva ancora incontrato un bambino in carne ed ossa, ma prima o poi il rischio lo faccia è altissimo.

C’è una correlazione tra pedopornografia e pedofilia vera e propria?
Assolutamente sì ci sono molti studi al riguardo che dimostrano che chiunque usufruisca di materiale pedopornografico prima o poi cercherà il contatto diretto con i bambini.

Numeri e statistiche del fenomeno in Italia?
Sulla gestione dei dati siamo, nonostante abbiamo fatto molti progressi, indietro rispetto la maggior parte dei paesi europei e di moltissimo rispetto gli Stati Uniti. Servirebbe una banca dati nazionale, comune a tutte le forze dell’ordine. Personalmente troverei utile l’introduzione di qualcosa di simile ai registri “sex offender” USA. In questo modo un preside di una scuola o un allenatore potrebbero consultarli preventivamente, condizionando l’assunzione del personale da mettere a contatto con i bambini con l’assenza di simili reati. Purtroppo e invece le pene comminate sono spesso irrisorie, quindi i pedofili pur se condannati ritornano in libertà in breve tempo, continuando ad occuparsi di quello che svolgevano prima, nelle scuole, negli oratori e nelle palestre. Ma già se ci fosse almeno una banca dati comune a disposizione di tutte le forze dell’ordine sarebbe uno straordinario strumento d’indagine.

Qual’è la situazione del turismo con obiettivi pedofili?
Solo nello scorso anno, fonte Ecpat, sono stati 40mila gli italiani che hanno fatto turismo sessuale. Dati sconfortanti nonostante siamo stati tra i primi in Europa a dotarci di una eccellente legge che permette di perseguire in Italia chi si sia macchiato di reati contro i minori all’estero. Ma le difficoltà sono molteplici, in quanto non sempre la collaborazione delle polizie dei paesi dove si consuma la pedofilia è efficace. Si pensi alla Thailandia, per esempio, dove la voce turismo sessuale ricopre un importante voce di bilancio. Capita così che, di tanto in tanto, effettuino un arresto di un occidentale dandone notizia a tutti media internazionali, ma poi la realtà quotidiana rimane quella di sempre, con milioni di turisti che si recano in quel Paese a caccia di bambini. Se le polizie locali non segnalano i reati compiuti è chiaro che il turista pedofilo potrà continuare a “nutrirsi” indeterminatamente e impunemente di quei bambini. Pericolosa è pure la percezione che si hanno di questi reati, spesso si sentono discorsi che tendono a minimizzare, affermando le bambine di quei paesi siano più mature e dimostrino più della loro età. Ma quelle bambine non sono per nulla diverse dalle nostre figlie, salvo per il fatto di essere meno fortunate e di rischiare di perire a 12 anni, vittime dell’Aids a causa degli abusi sessuali subiti. Non solo, ma quando il turista pedofilo sarà nuovamente in patria e vedrà le nostre figlie giocare nel giardino sotto casa difficilmente aspetterà un altro anno per salire su un aereo per ritornare a soddisfare le proprie voglie. Farà male alle nostre figlie.

In Italia c’è più pudore, omertà o ritrosia a denunciare questo tipo di reato rispetto al resto d’Europa?
Siamo allineati con Spagna e Portogallo, ben distanti da USA e Nord Europa. Questo soprattutto per quanto riguarda i casi di abuso in famiglia e su questo fronte la prima arma che abbiamo è la scuola. Il bambino esce dalla sua casa e si ritrova in un ambiente che però deve essere preparato a cogliere, ove vi fossero, quei segnali di disagio, leggere i suoi silenzi e interpretare i suoi comportamenti.

Alla ribalta della cronaca erano balzati dei casi di pedofilia addirittura in una scuola materna e con un gran numero di persone coinvolte. Casi che hanno fatto clamore, con accuse cadute in Cassazione. Psicosi collettiva?
Sono dei casi che abbiamo seguito. Le sentenze si rispettano, ma non ho trovato esaurienti le motivazioni di “psicosi collettiva” o “contagio dei genitori”. Abbiamo sempre sostenuto quei bimbi avessero subito degli abusi. Poi è compito della Procura stabilire chi è il responsabile. Se ci sono state delle assoluzioni significa che c’erano gli elementi per farlo e non lo discuto, però dovrebbero pure spiegarmi come mai ancora oggi, dopo dieci anni, quei bimbi portano indiscutibilmente i segnali di chi ha subito degli abusi, soffrendone.

5 Maggio, giornata contro la pedofilia e pedopornografia, cosa pensate di organizzare?
Di solito chiudiamo l’ufficio e facciamo ferie. È una giornata nella quale scopriamo l’esistenza di un numero fantastico di esperti, di interventi, di progetti. Il giorno seguente siamo di nuovo soli o quasi. In realtà quest’anno non chiuderemo a causa del troppo lavoro. Quello che certamente faremo sarà di pubblicare sul nostro sito la “Carta dei diritti dei bambini abusati” dove alla prima voce si potrà leggere: “Ho il diritto di essere creduto”, poiché in questa società non si crede più a quei bimbi.

Massimiliano Frassi, presidente dell’Associazione Prometeo Onlus, ha pubblicato alcuni libri sull’argomento, l’ultimo di questi intitolato “IL LIBRO NERO DELLA PEDOFILIA” dal quale abbiamo tratto l’immagine per il titolo.

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Paolo Visnoviz, 5 maggio 2011

Paolo Visnoviz
Zona di frontiera, 5 Maggio 2011


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